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Don Gioacchino Strizzi rassicura: “le celebrazioni di S. Maria si svolgeranno in cattedrale

«Posso dire che i lavori fervono e che il termine dell'opera delle maestranze per le opere entro il 25, massimo il 26 aprile sicchè poi avremo tre o quattro giorni per le grandi pulizie.

E' ovvio che alcune minime rifiniture non saranno ora possibili. Va precisato che, mentre spesso si parla solo di pavimentazione, in realtà questi lavori hanno riguardato varie fasi: il campanile, la copertura dei tetti e, all'interno, la tinteggiatura generale della Cattedrale per ben 700 metri quadri. Per poi arrivare all'intervento più importante, che definirei secolare, quale è appunto la pavimentazione. Sono state tante le difficoltà perchè un immobile plurisecolare, millenario come è Cattedrale, è disposto su quote di livello diversificate. Per cui ci sono punti in cui riempire, altri in cui sfrondare. Dove c’è la roccia, dal centro al lato destro, l’intervento comporta maggior tempo e perizia. Per cui alcuni tempi che possono sembrare lunghi sono dovuti a studi, sagomature varie, interventi. Per la pavimentazione siamo ormai in dirittura d’arrivo: si sta lavorando sulla parte centrale. Per il pavimento si è scelta la pietra di Apricena di una cava antica che abbiamo visitato e della quale, con i tecnici, si è scelto il prodotto, con l’ultima parola ovviamente affidata a mons. D’Ambrosio. Ci siamo comunque trovati tutti d’accordo, fra tecnici, sacerdoti e vescovo su questo tipo di pietra che ha varie coloriture, su cui prevale quella leggermente rosacea che riprende quella che è la nuova tinteggiatura improntata sul bianco con fasce rosacee».

E per l’impiantistica?

«Ci è parso opportuno, proprio perchè dovevamo divellere tutta la pavimentazione di cotto fiorentino… che è senz’altro valido ma, a detta di tanti viestani e forestieri, era un po’ un’invasione culturale. Ovvero, non si può prendere ciò che è tipico di una regione e portarlo in una zona che non manca di pietre locali, fra Trani, Apricena, Monte Sant’Angelo, o la stessa chianca nostrana… Ci siamo riappropriati di una nostra identità, questa è l’idea di fondo: la nostra identità non deve essere smarrita. Dunque, facendo tutto nuovo, era opportuno adeguare la vecchia impiantistica che risaliva agli anni ’70: impianto elettrico ed impianto acustico… perché se in una chiesa non si vede e non si sente bene… In aggiunta c’è ora anche il riscaldamento, per una richiesta fatta da molti perché, anche se Vieste non è il polo Nord, però in alcuni mesi invernali queste mura antiche sono abbastanza fredde. Inoltre abbiamo restaurato l’organo che era degli anni ‘80, con 1.500 canne, ed aveva una consolle vecchio stile mentre adesso ci sono nuovi metodi di amplificazione e vi ha provveduto una ditta di Avellino. Tutto ciò ha richiesto tempo. Certamente potevamo essere più celeri nei mesi di gennaio e febbraio però, quando c’è di mezzo la Sovrintendenza, la burocrazia. Peraltro la committenza non è mia. Io sono solo il sacerdote responsabile e cerco di coordinare le cose, ma fondamentalmente della Regione Puglia e della Sovrintendenza, per cui i tempi burocratici allungano quelli dei lavori».

Nei precedenti lavori di pavimentazione erano state rinvenuti vari ambienti sottostanti che erano stati protetti e poi opportunamente coperti con il proposito di portarli poi in luce nel corso di un successivo intervento. Perché ora quegli ambienti sono stati  nuovamente coperti e non evidenziati come ci si era prefissati?

«Intanto demitizziamo questa vicenda in due momenti una storica ed una reale. Per la prima va detto che i lavori attuali sono stati fatti più in grande negli anni 1976-1980 sempre a cura della Soprintendenza con l’architetto Ambrosi, cui subentrò l’attuale De Tommasi. Allora si scoprirono alcune cose di una certa importanza che però ritennero opportuno coprire. Per cui rifacendo oggi questo lavoro, ritornando a scavare, ci è sembrato opportuno coprire ciò che era gia stato coperto prima. Demitizziamo la cosa… Cosa c’è oggi effettivamente sotto la Cattedrale? Sotto, appena entrati, ci troviamo la navata sinistra vuota che forse era anche cimitero come tutte le cappelle… quella di San Giorgio, quella della pala della Madonna, quella della Trinità, come anche il sotto del battistero e della sacrestia… erano cimiteri, infatti quella stradina si chiamava via Cimitero. Nel tempo, dal 1976 in poi sono stati svuotati, ma anche nel 1988 e nel 1990, pezzo per pezzo quando le cappelle sono state rivisitate per qualsiasi motivo di lavoro statico sono state svuotate. Oggi cosa  rimane? Diciamo niente, tranne una cisterna sita tra la seconda e la terza colonna entrando sulla destra. Una cisterna, cosiddetta a forma di pera, che raccoglieva le acque dai tetti e la popolazione veniva a prendere acqua in chiesa, direi come servizio sociale della Cattedrale, chiesa madre visto che fino al 1815 era l’unica… poi è venuta la Santa Croce. Si forniva l’acqua all’acqua all’abitato storico anche a ricordo di quanto riportato nel Vangelo quando Gesù al pozzo di Sica incontra e dà l’acqua alla donna che chiede da bere e c’è il miracolo della conversione… C’era dunque questa cisterna, ci siamo chiesti che farne. Siamo scesi all’interno, non c’era nulla.. nè un graffito, né una scritta, era vuoto, un po’ pericoloso per la solidità del pavimento che si andava a posare. Per questo, d’accordo con l’architetto De Tommasi abbia pensato di risanarla, di richiuderla, indicando però fotograficamente dove è situata. L’abbiamo coperta nel senso di darle la stabilità per il pavimento… Ripeto non c’era niente di particolare. C’era qualche altra… ma piccola, piccola botola di morti, ma di piccola entità. Anche per questo abbiamo pensato, anche qui, lasciamo che i morti stiano nella loro Cattedrale dove gli antichi li hanno seppelliti, non era il caso di svuotare. Per questo… demitizziamo il problema… la Cattedrale a partire dalla navata sinistra, poi tutto il centro e tutta la parte destra è sulla roccia, quindi non è pensabile che ci siano necropoli o chiese primitive, queste sono fantasie popolari. Dai saggi stratigrafici risulta solo roccia, come si può vedere del resto se si guarda la cappella dalla Madonna e si prosegue lungo le pareti, ogni tanto fuoriesce della roccia. Non abbiamo fatto occultamenti».

Ma proprio sotto l’altare non c’è un sepolcro che, già rilevato in precedenza, potrebbe essere proprio del vescovo fondatore della chiesa?

«Lì ci sono le fondamenta… La Cattedrale chiudeva nel presbiterio a forma semicircolare, come anche quella absidale delle due cappelle della Trinità e del Sacramento… poi col tempo… varie modifiche… i vescovi che qui erano residenziali, fino all’ultimo, Arcaroli, nel 1811, un po’ hanno rimodellato questo romanico pugliese col barocco, seppure soft, non tropo rococò. Hanno anche rimodellato l’abside e quelle due cappelle, che sono diventate tali da forme semicircolari. Per cui noi oggi attraverso una grata possiamo vedere dove finiva la Cattedrale. Anticamente si seppellivano i canonici dove sedevano da vivi… per cui una volta morti li vestivano con gli abiti canonicati, li sedevano nella parte più bassa e li fissavano ad un sedile di pietra… Ma questo è avvenuto già nel 1976… Ora non abbiamo trovato nulla perché anche lì c’è la roccia, si può vedere solo la forma semicircolare  delle fondamenta dell’abside primitivo… Non abbiamo trovato né canonici, né vescovi. Anche perché dei vescovi, tranne qualcuno seppellito in Cattedrale, gli altri hanno trovato dimora altrove… molti non erano viestani, di vescovi viestani ne abbiamo avuto pochi. Molti erano di fuori, neppure risiedevano qui, obbligo di residenza definito con il Concilio Trento… mandavano qui un vicario generale, venivano qualche volta».

Alla base delle colonne ora sono stati posti dei punti luce. Questa nuova illuminazione non risulterà un po’ eccessiva, facendo perdere alla Cattedrale quell'atmosfera mistica data dalla penombra?

«Lo stile romanico ha dei canoni ben definiti. Per prima cosa la Cattedrale romanica deve essere rivolta ad est perché ad est sorge il sole, con Cristo che è il sole d'oriente. Non dovrebbe avere una luce molto ampia, ecco perché le capriate che, restaurate, sono ancora sotto il soffitto, con i tre medaglioni di San Giorgio, San Michele e l'Assunta del '700. Prima c'erano delle monofore un po' più grandi dell'unica monofora oggi rimasta e si possono vedere le sei finestre piccole che illuminavano dando luce fioca alla Cattedrale romanica che, come elementi teologici, aveva questo canone del soffuso perché la luce era Dio, Cristo, quindi la terra, la chiesa era in penombra. Quando nel '700 hanno chiuso quelle finestre ed abbassato il soffitto, quelle aperture evidentemente rimanevano fuori e perciò hanno dovuto farne della altre, ma hanno abbondato, facendone dodici, sei e sei, che danno molta luce. Quello che adesso abbiamo aggiunto sono soltanto delle luci alla basi delle colonne, luci che comunque saranno accese solo in certe occasioni. Dal pavimento la luce soffusa si prolunga al massimo per due tre metri sulla colonna per dare alla Cattedrale una maggiore visibilità proprio ai quei particolari forse più apprezzati dai visitatori, specie se stranieri. Le colonne forse sono,  con i capitelli, i pezzi più antichi e pregevoli, anzi secondo l'architetto sono pre-romaniche, ovvero risalenti a prima dell'anno Mille, forse portate qui da altri edifici nel beneventano-campano».

Dopo vent'anni di lavori la Cattedrale potrà tornare ad una sorta di tranquillità, senza la presenza di ponteggi, operai, muratori, tecnici?

«A dire il vero degli anni tranquilli vorrei viverli anch'io. Subito dopo essere diventato parroco qui, il 13 settembre 1987, su nomina dell'arcivescovo Valentino Vailati, mentre eravamo in pellegrinaggio a Lourdes con la comunità parrocchiale appresi la notizia che erano state stanziate delle risorse per i lavori di restauro statico, perché quelli architettonici sono stati dal 1976 al 1980, mentre quelli statici dal 1987 al 2000. Poi a seguire vari altri lavori. E' chiaro che un monumento antico come la Cattedrale ha bisogno di un monitoraggio costante che controlli il movimento della stessa perché, avendo la navata sinistra vuota, il complesso tende in un certo senso a sterzare, ma sono movimenti su scala secolare, impercettibili. Credo che di opere murarie non ci dovrebbe essere ulteriore necessità. C'è un problema cui voglio accennare: quello della difficoltà di accesso in Cattedrale, attraverso la scalinata, da parte di anziani e persone con qualche handicap. E' una questione che le associazioni cittadine stanno sollevando e che la Sovrintendenza tiene presente. Per ora ci sono però solo ipotesi di lavoro… sono necessarie delle risorse ed un convincimento generale, anche del Comune sulla questione»

Antonio Troia