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CI STIAMO PERDENDO LA STATUA DI SANTA MARIA?

Che ne è stato delle pubbliche promesse di provvedere al restauro e di nominare un’apposita Commissione di esperti?

Sono anni che da queste colonne richiamiamo l’attenzione sullo stato di degrado del simulacro di Santa Maria di Merino, statua tanto cara ai viestani, per evidenziando l’urgenza di provvedere al restauro.

Già due anni fa [«Il Faro» n.18 e n.20/2005] dopo la festa patronale, don Giorgio Trotta, rettore del Santuario di Merino spiegò che, alla presenza di mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, si era riunito il clero di Vieste, per discutere della questione, decidendo che la statua avrebbe avuto quel restauro invocato da tutti.

Nella riunione, mons. D’Ambrosio annunciò la costituzione di una commissione di esperti che valutare lo stato della sacra immagine che versa in analoghe condizioni come quella di Siponto. Per la festa del 2006, precisò il rettore, si sarebbe realizzata intorno alla statua della Madonna una protezione di vetro per impedire che tante mani venissero a contatto diretto col simulacro peggiorandone lo stato di conservazione.

Lo scorso anno se l’ipotesi del vetro da mettere intorno alla statua durante la Festa si è persa traccia, della commissione di esperti ora se ne è tornato (solo) a parlare anche se dinanzi a tutti i fedeli.

Durante la celebrazione religiosa Cattedrale mons. D'Ambrosio annunciò, infatti, pubblicamente la volontà di provvedere ad un restauro conservativo della statua affinché «possa dare a coloro che verranno dopo di noi le stesse gioie che sono ora nostre», poiché «è bello toccare e baciare la Madonna ma questo causa non pochi danni» e »non dobbiamo essere egoisti: è un dono che ci è stato consegnato e che dobbiamo consegnare». Il placet al sospirato restauro fu sottolineato da un lungo applauso dei devoti presenti al rito religioso.

Mons. D’Ambrosio sottolienò nell’occasione che «non sarà il primo arrivato a mettere mano al restauro» in quanto si useranno «tutte le precauzioni possibili con la consulenza di esperti».

Fummo tutti felici, contenti… e speranzosi.

Veniamo ad oggi. Dopo un anno, a pochi giorni dall’inizio delle novene in onore della Vergine di Merino, delle tante promesse non è rimasto che fumo… sia pure d’incenso!

Per la designazione della commissione di esperti che valutasse lo stato di conservazione della statua al fine di decidere come intervenire, non se ne è saputo più nulla. Di iniziative per provvedere al restauro non ne abbiamo notizia. L’appello di mons. D’Ambrosio a «non essere egoisti» perchè quella statua «è un dono che ci è stato consegnato e che dobbiamo consegnare» è rimasto una pura enunciazione acclamata dal popolo.

Così è passato un altro anno. Il trascorrere del tempo continua inesorabilmente a lasciare su quel simulacro ferite che toccano nel profondo sia il devoto legato alla statua dalla propria religiosità popolare che il laico che vede disgregarsi un simbolo della comunità viestana.  

Il deteriorarsi col tempo del legno di tiglio di cui è fatta la statua [vedi a fianco recenti foto di dettaglio], gli stress degli strati superficiali per il consueto ripetersi annuale del toccare e baciare dei devoti, l’indebolirsi della struttura per il peso degli ori e per gli sballottamenti durante la processione, le non ottimali condizioni della cappella in Cattedrale dove viene conservata, stanno facendo aggravare la situazione complessiva dell’antico simulacro. 

Per questo non ci resta che appellarci alla sensibilità dei viestani, a quel popolo devoto cui spetta ora far sentire la propria voce per un intervento di restauro giustificato ormai da visibili segni del degrado che potrebbero arrivare a compromettere non solo l’aspetto esterno ma le condizioni interne del tanto amato simulacro. 

La speranza che da tempo coltiviamo noi e tutto il popolo viestano è che dalla parole si passi ai fatti, per rendere grazie alla Vergine di Merino per… la grazia ricevuta.