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«Chiudete le comunità montane»

Così Vito Guerrera, sindaco di Carlantino e consigliere della Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali, entra nel dibattito sul ddl regionale che sopprime questi enti

«Anch’io sono d’accordo per la chiusura delle comunità montane». A dichiararlo è Vito Guerrera, sindaco di Carlantino e consigliere della Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali. Il consigliere comunitario, capogruppo di Forza Italia, entra nel dibattito sul disegno di legge della giunta regionale pugliese, un ddl mirato alla chiusura di tutte le comunità montane della Puglia. Decisione sposata in pieno non solo da Guerrera ma anche dal portavoce del Coordinamento nazionale piccoli comuni italiani, Virgilio Caivano. Guerrera e Caivano sostengono l'inutilità degli enti montani e di diversi consorzi con la necessità di tagliare i costi inutili della politica. «Si tratta di poltrone costose e insignificanti ai fini dello sviluppo del territorio – sostengono il sindaco ed il portavoce -. Bisogna tagliare il 50% del costo complessivo della politica per destinare le risorse recuperate al sostegno delle imprese, al fine di favorire sviluppo e occupazione, fermando, così, la continua e attualmente inarrestabile emigrazione dei giovani». Sui Monti Dauni ci sono due comunità montane. Quella alla quale appartiene Guerrera, la Comunità Montana dell’Appennino Settentrionale (13 comuni in totale, tra i quali, appunto, Carlantino), è stata caratterizzata – secondo il sindaco – negli ultimi anni, «da feroci guerre di poltrone» a scapito di un’attività amministrativa a lungo in fase di stallo. Molte lotte di poltrone, tre presidenti, cambi di maggioranze ma poche decisioni assunte dall’ente montano a beneficio di un territorio già povero e martoriato come quello che mette insieme i 13 paesi del versante settentrionale dei Monti Dauni». I 29 paesi dell’Appennino Dauno, insieme, si estendono su una superficie di 1.936 chilometri quadrati, pari al 27 per cento dell’intera provincia di Foggia. Vi risiedono 68mila abitanti che diventano 103mila contando anche Lucera: cioè il 15 per cento dei 688mila residenti nella Capitanata. Dei 30 comuni dell’area, 14 non raggiungono i duemila abitanti e altri 10 non arrivano a 3mila. Dati demografici destinati a cambiare in negativo per invecchiamento, emigrazione e denatalità qualora la politica non riesca a rilanciare un territorio ricco di risorse paesaggistiche e culturali.