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Vico: Corrado, morto sei anni fa, vittima dimenticato dell’uranio per lui nessun risarcimento

Nemmeno lo Stato riconosce l’indennizzo

Sei anni fa, precisa­mente a novembre 2001, Corrado Di Giacobbe, 24 anni, caporal­maggiore degli alpini (Brigata Taurinense) di Vico del Gargano, dopo un calvario di sofferenze, decedeva, amorevolmente assi­stito dalla fidanzata, nell'abita­zione dove avrebbe dovuto abi­tare insieme alla ragazza, una volta sposati. Corrado Di Giacob­be, uno dei 255 militari che una fredda e burocratica contabilità fatta dal Ministro della Difesa, Arturo Parisi, lo annovera tra i soldati vittime dell'uranio impo­verito. Il linfoma di Hodgkin che i medici gli avevano diagnosticato, lo aveva annullato come persona. Due missioni nella martoriata re­gione dell'ex Jugoslavia, tra il 1997 e febbraio dell'anno succes­sivo – per il graduato, poi, a di­stanza di dieci mesi, i primi sin­tomi, gli esami, la drammatica diagnosi finale: leucemia. Neppu­re un anno, dieci i mesi di dolore e di sofferenze che Corrado, insie­me ai suoi familiari, il fratello e la fidanzata, e i genitori che face­vano la spola tra Ferrara e Vico del Gargano, dove risiedono, ha vissuto con tanta serenità, com­battendo contro un male che, pur­troppo, non è riuscito a vincere. Lo stadio della malattia lo aveva segnato profondamente, tanto che la malattia del sistema lin­fatico gli aveva procurato una tu­mefazione nella parte sinistra del collo. La cosidddetta "Sindrome dei Balcani" della quale continua ad occuparsi l'osservatorio per la tutela dei diritti degli appartenen­ti alle Forze armate e di poli­zia. Una scelta, quella che fece il giovane Corrado, di indossare la divisa, quasi scontata, una sorta di Dna. Il padre, ex ufficiale dell'Aeronautica militare, il fra­tello, maresciallo dell'Arma az­zurra, divisa che avrebbe voluto indossare anche Corrado, ma che non fu possibile perchè non ri­tenuto idoneo alla visita medica. Non riconosciuti la causa di ser­vizio nè il relativo equo inden­nizzo richiesti dal padre al Mi­nistero delle Difesa; neppure il ricorso al Capo dello Stato ha sor­te esito migliore: il Consiglio di Stato conferma il "no" al rico­scimento della causa di servizio e dell'equo indennizzo.