L’ingegneria genetica applicata ai prodotti alimentari ha aperto, con gli OGM, delle autostrade alla probabilità di creazione di nuovi virus e batteri”. È stato questo il monito lanciato da Pietro Perrino, dirigente di ricerca all’istituto di Genetica vegetale del Cnr di Bari, durante la conferenza “Sicurezza alimentare e rischi Ogm” ospitata ieri sera da Palazzo Dogana. Il meeting, patrocinato dalla Provincia di Foggia, ha visto gli interventi delle varie parti in causa, dai produttori alla grande distribuzione, dal mondo politico a quello scientifico. E proprio riguardo a quest’ultimo è partita l’accusa di Perrino ad altri suoi colleghi rei, secondo il dirigente, di macchiarsi della “disonestà intellettuale” tipica di chi sa e non parla. Vari gli esempi illustrati durante la conferenza, come quello del mais modificato geneticamente per resistere agli attacchi della piralide che è stato utilizzato da Perrino come una sorta di “prova” per rendere palese e più comprensibile l’azione dell’ingegneria genetica sui prodotti alimentari. “Il problema – ha spiegato il dirigente – è che non è il gene che viene trasferito all’interno dell’organismo, ma è una sua riproduzione approssimativa ‘attrezzata’ in un costrutto contenente anche pezzi di virus. Il DNA transgenico presenta legami deboli, a differenza di quello naturale, e questo porta ad un’alta probabilità di ricombinazione genetica ed alla creazione di nuove tipologie di virus e batteri”. Perrino ha poi citato le ricerche condotte dalla scienziata russa Irina Ermakova che hanno portato ad un risultato preoccupante: i ratti nutriti con soia geneticamente modificata presentavano, nell’arco di qualche generazione, patologie e degenerazioni. “Quando i ricercatori diranno la verità?” ha concluso Perrino. A discutere di OGM durante il meeting di questa sera, a Palazzo Dogana, è intervenuto anche un rappresentante della Coop Italia, Nicola Brina. “Bisogna prendere gli OGM con cautela perché potrebbero portare grossi rischi” ha dichiarato, passando poi ad illustrare l’aspetto più strettamente normativo riguardo alla problematica: “Secondo la norma europea sugli OGM – ha spiegato Brina – i prodotti derivati da OGM devono essere etichettati quando la loro presenza supera lo 0,9% sull’ingrediente specifico e non c’è nessun obbligo di etichettatura per le carni, le uova ed il latte prodotti da animali alimentati con OGM. Per questi motivi Coop Italia, pur sostenendo la ricerca, marchia dei prodotti garantendo che questi sono liberi e non derivano da alcun tipo di modificazione genetica”. Brina ha poi illustrato dei dati ricavati da un sondaggio commissionato da Coop Italia secondo cui per il 60% degli intervistati l’unico motivo che sorregge gli OGM è il resoconto economico delle multinazionali. “La modificazione genetica omologa e porta a competere con colossi di quantità e non di qualità” ha concluso Brina. “A volte bisogna capire i propri limiti e non porsi con superbia cercando di fare violenza alle leggi della natura”. Così è intervenuto l’assessore provinciale all’agricoltura, Antonio Angelillis, sul tema discusso oggi a Palazzo Dogana. L’assessore ha ricordato la delibera con cui tutto il consiglio provinciale si è espresso, all’unanimità, contro l’assunzione degli OGM ed ha aggiunto: “Convertirsi agli OGM, permettendogli di intaccare la nostra produzione, vorrebbe dire la fine dichiarata dell’agricoltura italiana”. “Come Provincia – ha poi continuato Angelillis – faremo di tutto affinché la nostra agricoltura si innovi, ma senza perdere tradizione e qualità e ci impegneremo al massimo per portare la popolazione a conoscere meglio, ed apprezzare, i prodotti tipici locali”.