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«Questa l’idea di paesaggio per la Puglia»

Il Piano paesaggistico è stato appena varato dalla Regione e il presidente Vendola ne ha illustrato i contenuti: «è un'integrazione di fattori storici, ambientali, estetici ed economici»

«Il Piano paesaggistico della Regione Puglia è del 2001, ma è molto più vecchio di quanto non dica questa data perchè è frutto di un’approssimazione che non ha coinvolto il territorio, che non ha dentro di sè un’idea del paesaggio come integrazione di fattori storici, ambientali, estetici, economici o che guardino a che cos'è il paesaggio rurale o urbano». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, presentando il nuovo Piano Paesaggistico della Regione Puglia.
Vendola ne ha illustrato i contenuti insieme con l’assessore regionale all’Assetto del Territorio, Angela Barbanente, il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Laura Marchetti e il sottosegretario al ministero per i Beni e le Attività Culturali Danielle Mazzonis.

«I vincoli funzionano se sono cogenti, intelligenti ed intelligibili. Quel vecchio piano del paesaggio – ha spiegato Vendola – era un cumulo di norme vincolistiche abbastanza oscure e come spesso accade in Italia il monumento al vincolo è eretto accanto all’abusivismo che si fa sistema. Per noi – ha sottolineato Vendola – il nuovo Piano del paesaggio è un processo collettivo con gli attori del territorio, di messa in relazione di tutte le competenze, conoscenze, informazioni che ci consentano di costruire un Piano del paesaggio che non scelga alcune cose carine da museificare ma che invece scelga un’altra linea: quella – secondo Vendola – per la quale la conservazione, la tutela e la valorizzazione del paesaggio come corpo di un complesso vivente è un momento di presa di coscienza della comunità pugliese, di tutte le straordinarie storie che nel nostro territorio si sono sedimentate nel corso dei millenni».
«Il Piano paesaggistico della Regione Puglia – ha concluso Vendola – è insomma uno strumento di governo che contiene norme importanti richiamando il codice dei beni culturali e del paesaggio (il cd. Codice Urbani del 2004, ndr) oltre agli importanti riferimenti della Convenzione Europea per il paesaggio. Soprattutto è un grande fatto culturale».