A fronte di tanti Italiani che non trovano lavoro e che restano tristemente disoccupati o inoccupati, ce ne sono alcuni che – beati loro!, direbbe la piazza – un lavoro o, meglio, un impiego ce l'hanno. Ma che lamentano di non lavorare, di non essere affatto impegnati. Sì, nel Belpaese accade anche questo. Che ci sia qualcuno "fortunato", che ha un lavoro e che chiede, però, di guadagnarsi la pagnotta, come suol dirsi con linguaggio aduso e popolare; che chiede, insomma, di non "fare l'imboscato". E' il caso degli impiegati di Vieste.Attualmente 7 unità lavorative – responsabile è Matteo Del Duca – che presidiano i locali di quello che fu un centro per l'impiego e che ora è – beato formalismo del mondo degli uffici e della burocrazia – uno Sportello Polifunzionale Potenziato di Vieste. E' il caso, principalmente, di Pasquale Pecorelli, operatore amministrativo in forza a quel presidio, che ci ha dichiarato: "Personalmente e per tre volte ho fatto domanda di mobilità per passare ad altri enti perché non mi sento professionalmente realizzato in una struttura dove si consumano soltanto operazioni di registrazione". Dove, secondo le opinioni raccolte da lAttacco, le lancette della storia sono rimaste ferme al tempo del "mitico" collocamento. Dove l'ente Provincia dimentica da anni di esercitare la sua funzione di gestione e di organizzazione: in una parola, evade da tempo i ruoli ad essa conferiti dalle nuove leggi. Dove agli impiegati la principale occupazione affidata in sorte pare essere la noia amplificata dalla frustrazione. Fattori importanti a cui si aggiunge anche quello logistico. Appena giunti a Vieste, infatti, abbiamo faticato non poco per raggiungere la sede. Situata in periferia, nella zona 167, alla via Quasimodo e in locali presi infitto, per la modica spesa di 25mila euro l'anno. Un ingresso senza neanche un avviso, locali per nulla disadorni e tavoli perfettamente in ordine, e "gli arredi per niente in linea con le esigenze degli uffici e con il lavoro che si dovrebbe fare", hanno osservato i diretti interessati. E poi alcuni telefoni prediluviani, del buon tempo andato; solo 4 computer sgangherati e mal funzionanti – acquistati per altro dal Comune e su istanza dell'ufficio medesimo, una fotocopiatrice quasi mai funzionante ed il servizio internet garantito, anche questo, dall'ente comunale. Su questo presidio, come spesso accade nella storia d'Italia, si sono abbattuti i fulmini della burocrazia ma anche quelli della politica. Prima le vicende legislative. Nel 2001 arriva la nuova legge sul collocamento. Questo viene tolto alle Regioni e demandato alle Province. D'ora in avanti agli enti provinciali competerà il compito – rivelatosi arduo, spesso per negligenza- di equiparare gli uffici del lavoro alle agenzie del lavoro. Nel caso viestano, però, subito dopo il debutto della legge, agli impiegati furono fatti espletare dei corsi professionali. Ma, anche qui, le voci di dentro argomentano che burocrazia e politica abbiano preso a marciare di comune accordo. Se è vero, che i dipendenti della sede viestana fecero in blocco il concorso a livello superiore organizzato dalla Provincia. E che, contemporaneamente, l'allora assessore di Vico, Pierino Amicarelli, decise di portare il centro a Vico. I risultati: nessun impiegato superò il concorso. Tutti impreparati ed incapaci? E Vico diventò nuovo centro per l'impiego. Per la cronaca, Amicarelli vinse la corsa a sindaco, adducendo fra i suoi meriti appunto la fresca conquista del comune vichese. Il dado era stato tratto. A nulla servì la contromossa della delibera dell'ente comunale viestano per impedire la decisione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: Vico è stato preferito a Vieste, nonostante questa disponesse già della sede e del ruolo burocratici e, cosa ancor più significativa, di più abitanti; Vico è ora centro per l'impiego di un vasto comprensorio che mette insieme ben otto comuni: oltre alla stessa Vico, Vieste, Rodi, Carpino, Cagnano, Sannicandro, Ischitella. Nel Centro per l’impiego di Vico, a partire dal 2001, furono acquisiti 9 formatori e 5 dipendenti, tuttora in pianta stabile. Normale vicende di casa nostra, si potrà obiettare. Anche perché gli abitanti del belpaese, dietro il moto di apparente dispregio per le cose della politica, son soliti provare, invece, una implicita e piacevole ammirazione per la capacità della politica a tessere trame della nostra storia. Nessuno perciò trovò e troverà da ridire sulla sfida vinta da Vico e sui silenzi – ovvero sull’implicito sostegno e/o – di palazzo Dogana. il resto è storia nota: Vieste è attualmente solo uno Sportello Polifunzionale Potenziato. Ma di tutto quanto è accaduto, ora si scontano le conseguenze. Quando, l'altro ieri, l’Attacco, ha visitato i locali di quell'ufficio erano 3 i presenti sui 7 attualmente in dotazione. E’stato detto che nello stesso giorno c'erano le elezioni delle RSU. Ma non necessita molto sforzo e fantasia per immaginare la noia palpabile che può quotidianamente prendere chi è costretto a girare a vuoto in quell'ufficio. Spazi amplissimi e scartoffie pochissime. Di servizi da svolgere, manco a parlarne. Tanto, l'abbiamo già detto, lì si continuano a svolgere funzioni desuete del vecchio collocamento. Altro che andare al passo con i tempi, lavorare in sinergia con il mondo del lavoro e delle imprese, fare formazione e tant’altro.
“L’ho già detto – ha dichiarato Pecorelli – non mi sento professionalmente realizzato è c’è di che impazzire. Voglio andarmene da questo ufficio”.
Ancore e sempre aria di resa e frustrazione. E vediamole le operazioni svolte in quell’ufficio. “Noi facciamo le registrazioni delle assunzioni e dei licenziamenti, le iscrizioni – ha spiegato Pecorelli – operazioni per cui potrebbero bastare 2 persone”. E dire che il nuovo ufficio, secondo la legge di riforma dei servizi pubblici per l’impiego doveva sollecitare e realizzare l’incontro tra domanda ed offerta lavoro; doveva servire al collocamento mirato dei disabili, e praticare l’accoglienza, la formazione e l’orientamento e, infine, fare consulenza per le aziende. “Non facciamo niente di tutto questo – ha ancora spiegato pecorelli – e se le oce non si fanno o non funzionano, le colpe non sono certo dei dipendenti ma dell’Ente provincia e di quanti avevano il compito di tradurre le nuove normative stabilite da un’apposita delibera provinciale”. E sulle responsabilità di Palazzo Dogana, parole chiare vengono proprio dalla normativa, dal decreto legislativo 469/77 e dalla legge regionale 19/99 su norme in materia di politica regionale del lavoro e dei servizi all'impiego" che individua i compiti che i nuovi CL.P istituiti dalla Provincia sono tenuti ad esercitare. Alla Provincia è affidata l'organizzazione e la gestione della rete territoriale dei servizi per l'impiego e il compito di garantire l'integrazione con le funzioni già esercitate in materia di orientamento, formazione professionale ed istruzione. "Per quanto riguarda la formazione, l'ente Provincia non ci ha mai interpellati" ci hanno detto gli impiegati". Per legge, erano previste chiamate di lavoratori disoccupati di lunga durata, disabili e scuole: "mai fatte" è stata anche qui la risposta. Quadro leggermente migliore a Vico, ovviamente perché si tratta di un centro per l'impiego. Però a sentire alcuni impiegati – nessuno ha voluto rendere nome e cognome: “abbiamo paura di eventuali rappresaglie, alcuni di noi già hanno cause in corso” ci hanno spiegato – c’è la stessa noia, ben 9 formatori e 5 impegnati a fronte di un’utenza di 9-10 persone al giorno e, soprattutto, ancora tante le accuse sui servizi attualmente svolti. "Siamo in una fase di transizione che dura ormai da molto" ci ha detto la solita gola profonda. "Tutto dovrebbe essere incentivato" e soltanto una piccola ammissione: qualche servizio diverso dagli sportelli polifunzionali lo si fa: oggi c'erano due seminari per i disoccupati e le imprese". Per il resto, la frustrazione si taglia a fette. E il lavoro si misura con lo stesso metro di Vieste. E la Provincia che fa? " Beh, il dirigente è Pietro Liberatore, è lui che ha i rapporti con Palazzo Dogana e l'assessore Giuseppe Calamita (responsabile del settore, ndr). Abbiamo più volte manifestato la situazione, qualche mese fa venne anche il dirigente di allora Francesco D’Attoli (attualmente all’ambiente ndr). Ma non se ne è fatto niente…” E a Vieste? “No, qui manco a parlarne di visite e di rapporti con la Provincia” ha spiegato Pecorelli. Che sui dati dell’utenza ha dato gli stessi numeri di Vico: 10 cittadini al giorno. Numeri che sono appena più affievoliti nelle altre sedi di Pescihci, con un solo impiegato, di Rodi, Ischitella, Carpino e Cagnano con due impiegati e San Nicandro, con tre. La qual cosa evidenzia ancor più la mancata regia della Provincia. Perché, secondo i soliti ben informati “non si è mai provveduto a monitorizzare le utenze territoriali a valutare l'effettiva necessità di forze sul campo". Soprattutto, il dato più grave è che l'ente provinciale si è dimostrato sin qui fallimentare rispetto agli obiettivi della riforma del lavoro. Si puntava al passaggio da un sistema di gestione del mercato del lavoro di carattere meramente amministrativo alla costruzione di una rete di servizi per il lavoro, dove i cittadini trovassero adeguate risposte ai loro bisogni di informazione consulenza e orientamento al lavoro. E si puntava, nel caso specifico del Gargano, a vincere oltre che la sfida dell'occupazione, quella dello sviluppo e della formazione più appropriati di un territorio che attende da anni di valorizzare il suo immenso patrimonio di risorse umane e territoriali. Il trasferimento dal ministero del Lavoro all’amministrazione provinciale delle competenze in materia di servizi all’impiego, doveva servire appunto a questo scopo: così non è stato. I lavoratori che chiedono di lasciare il proprio ufficio o cosiddetto Sportello Polifunzionale potenziato dicono che il loro gesto, ed anche con la loro frustrazione, che i nuovi centri per l’impiego. Almeno in territoriogarganico, non sono decollati. Anzi, non sarebbero nemmeno da preferire ai vecchi uffici di collocamento. Due domande sorgono spontanee, direbbe il buon Lubrano: sul problema ci sono o non ci sono colpe enormi dell'ente Provincia in generale e dell'assessore al settore in particolare? Fin quando si può reggere, questa situazione?
Luigi Inglese
l'Attacco