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Adriatico, dopo la seconda “asta” venduto un solo lotto

Dopo il magro «bottino» dell'asta pubblica svoltasi lo scorso 5 giugno per l'alienazione attraverso pubblico incanto, al miglior offerente, di alcune unità immobiliari, facenti parte del complesso «Adriatico», per il secondo appuntamento fissato per martedì scorso 4 dicembre ci si aspettava maggior interesse.
E invece nulla di più deludente: nei termini previsti dal bando di gara per l'alienazione è arrivato in Municipio un solo plico. Eppure, rispetto al precedente bando era stata prevista anche l’offerta unica. Oltre a fare, cioè, offerte per le singole unità immobiliari era anche possibile presentare offerte per l’intero lotto, ovvero per tutte le dieci unità immobiliari. Per questa offerta unica si partiva con una base d’asta di 2.431.272,73 euro.
Così in Municipio l'apposita Commissione interna composta da Gelsomina Scattino, Michele Fusillo, Sofia Ruggieri e presieduta dal dirigente del terzo settore Angelo Vescera ha impiegato ben poco tempo a completare la procedure. L’unica offerta pervenuta riguardava l’unità n.7 (ufficio con terrazzo esclusivo al primo piano al Viale Marinai d'Italia—Foglio 13-P.lla 1897-sub 18 Tipologia immobile D Superficie totale: mq. 68 e terrazzo di mq.40) per un valore a base d’asta di euro 186.300,18. Verificata la correttezza formale dell’offerta, il lotto è stato perciò aggiudicato per euro 186.500 ad Antonio Montecalvo. In totale si è riusciti finora a raggranellare, con i 389.158 euro della prima asta, un totale di 575.658 euro.
Complessivamente erano stati messi in vendita immobili su vari livelli per diverse destinazioni: al secondo piano sottostrada, per la realizzazione di un centro benessere o attività similari (palestra, parrucchiere, estetista, ecc.) singole o associate con possibilità di frazionamenti non superiore a tre unità e locali polivalenti; al piano terra e primo piano sottostrada, ad uso negozi e caffetteria; al primo piano, ad uso uffici. Nei locali da alienare ad uso negozi, non è previsto che possano essere svolte attività artigianali, salvo che si tratti di gelateria, pasticceria, oreficeria ed altri prodotti artistici. Sarà inoltre vietato nel modo più assoluto, un diverso uso dei locali al primo piano destinati ad uffici, studi professionali e attività di natura direzionale.
Resteranno di proprietà comunale alcuni locali che si dovrebbero destinare a cinema-teatro, centro congressi e anfiteatro, uffici turistici e culturali (mq 290 circa), sale polivalenti (mq 860 circa) per attività musicali, multimediali e centro sociale per le donne.
I ridotti introiti della vendita di parti del complesso dell’»Adriatico» porteranno a decurtare le entrate previste in bilancio con un conseguente taglio di risorse in uscita nei vari settori. Oltre a questo risvolto economico non di poco conto per gli equilibri finanziari del Comune, l’Amministrazione potrebbe essere costretta a prendere in esame l’eventualità, come accade quando si organizza un asta, di scegliere valori ridotti da porre a base d’asta per le varie unità immobiliari interessate. Quando non c’è interesse da parte degli acquirenti non può che essere questa, per logica, l’unica scelta!
Ma allora, da un punto di vista politico e di metodo, appare oggi ancor più inopportuna quella scelta fatta negli anni scorsi  di coinvolgere il Comune in una storia complessa e costosa per realizzare il complesso, pur di non darla vinta a chi voleva più opportunamente interessare da subito i privati nel progetto.
Oggi infatti il risultato, lungo e faticoso nell’attuare la vendita, sarà comunque quello di far intervenir i privati. Non era forse meglio farlo da subito senza impelagarsi in una vicenda così tortuosa?
Ma che volete, si sa, la politica spesso vive di… paradossi!