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LAGUNA DI VARANO, ECCO IL PROGETTO SUI PORTICCIOLI

Sabato 8 dicembre: il Lungolago Nord, pertinenza del comune di Cagnano Varano, complice il forte vento di Libeccio, è più popolato del solito. Sono ferma a scattare delle foto, quando si avvicinano, incuriositi, alcuni pescatori. Dicono, preoccupati, che il Comune vuole abbattere i ricoveri edificati vicino ai “varcali”- insenature per allocare “li sànere”, imbarcazioni tipiche del luogo – , costruiti con la fatica e il sudore dei loro padri, senza essere stati consultati. Mi mettono a parte di un grosso Progetto del Comune finanziato dalla Regione Puglia , volto a sistemare il Lungolago dell’isola Varano. Progetto globalmente condivisibile, dato che intenderebbe spianare e allargare la strada, consolidare gli argini, allocare panchine e pali elettrici, costruire porticcioli per mettere a dimora i sandali.
I pescatori, però, sono agitati, tanté che si sono rivolti ad un avvocato e hanno raccolto delle firme. Cos’è che non va, dunque?
I pescatori, però, sono agitati, tanté che si sono rivolti ad un avvocato e hanno raccolto delle firme. Cos’è che non va, dunque?
Ai pescatori non va che il progetto sia piovuto dall’alto, non va che debbano essere abbattuti i ricoveri-piccoli magazzini dove ripongono i loro attrezzi: reti, lupi, motori, pali, mazza, chiodi e ogni altro strumento utile per svolgere l’attività.
Ricoveri costruiti, inizialmente, per rendere più agevole la lavorazione dei mitili, senza esporsi eccessivamente all’azione del sole, della pioggia e del vento.
I pescatori non digeriscono, in particolare, il fatto che da ora in poi saranno privati della privacy, delle comodità del “varcale” a proprio servizio, realizzato in corrispondenza della propria abitazione.
Il progetto prevede la costruzione di 12 porticcioli in un tratto di costa di lungo-lago di circa 4 km, ciascuno dei quali dovrebbe ospitare sei sandali, a fronte dei circa settanta attuali.
– É possibile che io devo percorrere 700 metri con il motore, le reti, gli attrezzi in spalla due volte al giorno per raggiungere il porticciolo – confida sconcertato uno dei presenti?
– Secondo te è giusto che io armi le reti sotto gli occhi degli altri pescatori, facendo scoprire i segreti del mestiere?- proferisce un altro.
– Ma se io non parlo con quella famiglia, come posso condividere lo stesso “varcale”? – commenta un altro pescatore.
Pare, inoltre, che se finora ciascun pescatore ha avuto modo di vigilare sui propri attrezzi da pesca, con la messa in opera del nuovo progetto questo non sarà più possibile, con la conseguenza che probabilmente si verificheranno atti di vandalismo.
Per altri, i porticcioli sarebbero stati male ideati strutturalmente, presentando un'imboccatura stretta, appena utile a consentire all’imbarcazione di entrare nel proprio sito. La bocca sarebbe, infatti, di circa 3 metri, un’ampiezza simile a quella di un sandalo con la “catena”. Ma, come spingere con i remi, specie quando il vento non agevola i movimenti?
I porticcioli sarebbero poco funzionali anche perché l’imboccatura si presterebbe a far entrare materiali, ostruendola parzialmente. Sotto questo profilo, meglio sarebbe orientare la bocca dei porticcioli verso levante.
I circa settanta "varcali", che oggi ospitano i sandali, indubbiamente non fanno bella mostra di sé rendendo l’area perilacuale poco ospitale. Ogni pescatore, in realtà, ha fatto come ha potuto nel realizzarli – complici le autorità che all’improvviso – e a ragione – fanno appello al rispetto delle regole.
Chi ha costruito il ricovero, lo ha fatto per necessità e rimettendoci dalla tasca sua, cementificando l’area intorno al “varcale”, pensando, così, di svolgere l’attività in modo meno faticoso.
Questo è accaduto perché è mancata una pianificazione. Questo continua a verificarsi perché sono assenti la logica della progettualità, del coinvolgimento, della cooperazione, della legalità. Questo è accaduto perché il pescatore è rimasto in balia di se stesso.
Credo che chi si dedica oggi all’attività della pesca riconosca la necessità di offrire alla laguna anche l’imput del turismo, integrandolo, però, con la pesca tradizionale.
Mi pare di capire, inoltre, che i pescatori comincino a coltivare la cultura del senso estetico e a voler contrastare l’impatto ambientale, si chiedono, infatti, “perché non progettare la ricostruzione di nuovi ricoveri, utilizzando materiali eco-compatibili, secondo un modello condiviso, fruendo del contributo delle istituzioni (Regione, Provincia, Ente Parco e Comunità Montana del Gargano, Comune, …), così come hanno fatto a Rodi Garganico?
Ma, cosa si può realizzare con 750.000 euro! – considerano infine i pescatori. Accadrà che abbatteranno solo alcuni ricoveri, che spianeranno un parte della strada, che i soldi finiranno e si bloccherà l’opera, proprio come hanno fatto per la palazzina di San Nicola Imbuti, per la fogna interrata e sotterrata, mai resa funzionale, con la frustrazione dei malcapitati e la soddisfazione dei più “fortunati”. Come dire, che al danno si aggiungerebbe la beffa!
Una buona negoziazione attivata attraverso il dialogo, la rassicurazione di voler andare in fondo ai problemi e il rispetto degli interlocutori potrebbero essere sufficienti a contrastare la sfiducia radicata dei pescatori nelle istituzioni. Dopotutto sarebbe sufficiente apportare qualche modifica al progetto – che potrebbe sollevare le sorti della laguna, rivalutando la sua immagine e dando una svolta all’economia – prevedendo un numero di porticcioli più congruo.

Laguna di Varano: identikit
Superficie: kmq 65 circa
Perimetro: km 33 circa
Profondità media 3 mt. à fangoso
Acque: salmastre
Apporti idrici: acque piovane, sorgenti, torrenti.
Canali di comunicazione con l’Adriatico: Foce Capojale e Foce Varano, entrambi artigianali, realizzate su antichi tracciati.
Prodotto pescato: orate, spigole, passere, sogliole, gamberi, anguille (maretiche, pantanine, capitoni e capemazze), alici, aguglie, anghioni, grugnaletti, mazzoni, sarde.
Periodo più pescoso: ventennio 1960-1980 allorché il numero dei pescatori ascese fino a 400.
Leonarda Crisetti