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Racket dei cantieri: in manette esponenti del clan Gaeta

"Ad Orta Nova i cantieri li comandiamo noi". Duro colpo questa mattina al clan Gaeta del centro del Basso Tavoliere, sono 4 le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di alcuni esponenti della famiglia.Si tratta dei fratelli Francesco e Andrea Gaeta, rispettivamente di 49 e 26 anni, del cugino 31enne dei due Francesco e di Antonio Rubino 34enne. Ai primi tre viene contestato il reato di tentata estorsione mentre al Rubino di detenzione illegale di pistola. Tutto è partito grazie alla denuncia di un guardiano che, nei mesi scorsi, sapendo dell'imminente apertura di un cantiere edile si è presentato dall'imprenditore a chiedere un lavoro. Così l'uomo è stato assunto. La voce però è giunta all'orecchio di un esponente del clan Gaeta, del 31enne Francesco, che avvicinandosi alla vittima, l'ha intimorita dicendole: "ad Orta Nova i cantieri li comandiamo noi". A quel punto l'uomo ha deciso di rivolgersi all'altro Gaeta, Francesco di 49 anni, ma quest'ultimo gli ha consigliato di contattare il fratello Andrea perchè lui, sempre a detta dello stesso, avrebbe "sistemato la questione". Accolto il suggerimento la vittima incontra Andrea che tenta di dissuaderla dalla scelta di lavorare in quel cantiere proponendole, per lasciare perdere tutto, anche 250 mensili, a fronte dei 1000 pattuiti con l'imprenditore. L'uomo non ci sta e all'apertura del cantiere prende regolarmente servizio. La sera stessa però si presenta il Rubino che con tono minaccioso gli dice "tu di qui te ne devi andare". Il guardiano capisce l'antifona e per paura di eventuali ripercussioni al cantiere, decide allora di recarsi dai carabinieri a denunciare l'accaduto. Al suo ritorno sul luogo di lavoro l'uomo trova però Rubino che urlando "hai finito, hai finito", esplode contro di lui due colpi di pistola. La sera successiva la vittima si reca con il figlio al cantiere dove ad attenderli c'erano 3 autovetture a bordo delle quali vi erano i 4 intimidatori. Impaurito il giorno dopo torna dai carabinieri e ritratta tutto, la paura cresce a tal punto che l'uomo decide anche di scrivere una lettera affermando che si era sbagliato e che in quel periodo aveva anche problemi di vista.