L'idea nasce subito. Il 24 luglio la tragedia, in agosto già il primo fermento degli imprenditori più colpiti, in particolare locali. A novembre '07 le fondamenta sono gettate e a gennaio la notizia ufficiale: l’Associazione "Rimboschiamo Peschici" c'è!
Spinti da amore per la loro terra e rabbia d'essersi visto bruciare sotto gli occhi un paesaggio che valorizzava i loro insediamenti turistici fino a mezzora prima, cinque giovani manager indigeni da subito si dannano l'anima per costituire una testa di ponte capace di superare le pastoie (nella fattispecie giustificate) della L. 353: divieto assoluto per 5 anni di ogni attività di rimboschimento e ingegneria ambientale con risorse finanziarie pubbliche. Ma la scappatoia esiste: una postilla legislativa che permette interventi su espressa autorizzazione del ministro dell'Ambiente e li incita a fondare l'associazione con rogito notarile per il quale occorre spendere due parole: la professionista (di Vico) rinuncia al suo compenso devolvendolo al fondo cassa di "Rimboschiamo Peschici". Quindi individuano tre aree-pilota su cui piantare pini d'Aleppo con denaro privato e attendono le autorizzazioni. Ma altri non aspettano. Giungono le prime adesioni e la prima (piccola) delusione: il 50% degli iscritti non è peschiciano. Ma anche la prima (grande) conferma che l'iniziativa non è poi tanto peregrina: un gruppo di avvocati marchigiani – già propostisi – non si perde in chiacchiere e ribadisce la volontà di donare 1000 alberi, bruciando le tappe e mettendo gli Enti di fronte al fatto compiuto. Per informazioni e adesioni basta chiamare il promotore dell'iniziativa, Stefano Biscotti, al 340/3092970 o allo 0884-96.28.84
Piero Giannini
Quotidiano – Puglia.