«La Puglia non ha avuto alcun risarcimento per gli incendi di Peschici del 24 luglio scorso perché gli standard minimi non erano rispettati. Nessun errore può quindi essere contestato alla Regione Puglia. Se, in caso contrario, verrà dimostrato che parte della procedura era sbagliata, chi ha sbagliato verrà licenziato.
Ma come spiegherò fin da domani (oggi per chi legge) in consiglio regionale, nessuna regione italiana è stata risarcita perché i parametri, anche con la successiva modifica della norma europea, erano troppo alti: 50% della popolazione colpita e danni pari al 10% del Pil». Il governatore Nichi Vendola ieri è sceso in campo nella querelle sul mancato risarcimento dei danni degli incendi del 24 luglio scorso: 61 milioni che a Peschici nessuno vedrà mai. Stando alla sua ricostruzione, quella del risarcimento è sempre stata un'illusione: già dal 25 luglio era chiara che non sarebbe arrivato un euro. E allora perché illudere la popolazione, con tanto di passeggiata sulla spiaggia dei ministro Francesco Rutelli e rassicurazioni sui fondi «che non oggi, non domani, ma comunque arriveranno»?
«Nonostante non si rientrasse nei parametri – ha spiegato Vendola a margine dell'incontro con gli industriali a Grottaglie – abbiamo comunque proceduto a inviare l'incartamento su pressioni degli enti locali, il sindaco di Peschici in primis. Abbiamo tentato il tutto per tutto, ma non ci è andata bene. E non per colpa nostra. Se il capo della protezione civile Guido Bertolaso ha avuto qualcosa da ridire, è stato nei confronti di Abruzzo e Molise, non certo della Puglia». Fatto sta che ieri dalla Protezione civile hanno confermato le dichiarazioni di sabato scorso del capo ufficio delle relazioni internazionali Agostino Miozzo: «Il 26 settembre scorso, data ultima per la presentazione delle domande d'accesso al fondo europeo di solidarietà, il dipartimento della Protezione civile ha provveduto a trasmettere a Bruxelles l'integrale documentazione che attestava l'incendio a Peschici del 24 luglio 2007. Il giorno successivo, con una comunicazione (protocollo 10.336), l'ufficio preposto deli'Ue faceva sapere che la domanda (rimborsi per 61 milioni) era ammissibile, ma chiedeva notizie aggiuntive. Le informazioni ricevute dalla Regione, contenute in un fascicolo, sono state girate direttamente all’Ue che poi ha bloccato il provvedimento. Ma credo che sulla vicenda abbia pesato il parametro della popolazione interessata che prevede danni al 5o per cento dei residenti danneggiati nell'area di riferimento».
«Questa – ha controbattuto il coordinatore pugliese di Forza Italia Raffaele Fitto, a dieci metri di distanza da Vendola – è una considerazione che può essere fatta in seconda istanza. Prima di entrare nel merito della congruità dei danni ai parametri, qualcuno deve spiegare i ritardi sulla richiesta dei fondi: o la Regione o il Governo ha delle responsabilità». È da questa contrapposizione di argomentazioni che si deduce che nel consiglio di oggi ci sarà battaglia. L'unica cosa certa è che il Gargano – per responsabilità di qualcuno 0 di nessuno – non vedrà un euro di risarcimento per i roghi del 24 luglio. Con il senno di poi, il più sincero sull'argomento è stato il premier dimissionario Romano Prodi che lo scorso 22 settembre, in un convegno a Mattinata, rispose così ai cronisti che gli chiedevano risposte concrete per i garganici colpiti dagli incendi: «Cosa aspettano?».