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Peschici – L’ABBAZIA DI KALENA TORNERA’ ALL’ANTICO SPLENDORE

Stanziati 500mila euro. Previsti anche i 350mila euro predisposti nel 2005.

 

Giovedì scorso 6 marzo è una data destinata ad essere ri­cordata a lungo-si spera-nel­la recente storia peschiciana. Perché il direttore generale dei Beni culturali e paesaggistici della Puglia, architetto Rug­giero Martines, ha convocato a Bari il soprintendente Attilio Maurano, il sindaco di Peschi­ci Franco Tavaglione e la fami­glia proprietaria dei suoli dove sorge il complesso di Kalena per comunicare loro lo stan­ziamento di 500mila euro da parte del ministero ancora per qualche settimana guidato da Francesco Rutelli, per i primi lavori di consolidamento di una struttura altrimenti con­dannata ad un colpevole de­grado. Ma non era questa la novità, visto il precedente stanziamento di 350mila euro da parte del ministero dell'E­conomia a favore del Comune di Peschici – nell'ambito delle misure dirette alla tutela dei beni culturali ed usufruibile nell'esercizio finanziario 2005/2007 – e che non ha avu­to alcun riscontro concreto sul territorio. L'onorevole sociali­sta Lello Di Gioia due anni do­po (nell'aprile 2007) presentò un'interrogazione a risposta scritta al ministero dei Beni culturali, disarmante la rispo­sta: "la Direzione generale ha richiesto aggiornamenti sulla vicenda, chiedendo in partico­lare se la proprietà avesse pre­disposto il progetto delle ope­re di risanamento, consolida­mento e restauro del bene, co­me in precedenza concordato con la Soprintendenza; se il vincolo fosse stato esteso al­l'intero complesso; se il finan­ziamento fosse stato effettiva­mente impegnato allo scopo. Ad oggi non si hanno notizie aggiornate su eventuali re­stauri effettuati dal Comune con il finanziamento concesso dal Ministero, né si conosce se la Soprintendenza abbia este­so la tutela all'intero comples­so". "Non abbiamo potuto uti­lizzare quel finanziamento", ci spiega l'attuale primo cittadi­no di Peschici, `perché anche se il Comune era effettivamen­te beneficiario, è venuto a mancare il presupposto più importante, la volontà della famiglia di intervenire, che al­l'epoca non si manifestò. Ma quei soldi non sono mai stati utilizzati in alcun modo da parte di nessuno, quindi credo sia ancora possibile recupe­rarli, attraverso una nuova ri­chiesta e un'ulteriore modula­zione". Ma Vincenzo e France­sco Martucci, che a Bari parla­vano anche a nome delle sorel­le Annalisa e Maria, hanno cambiato idea e si sono mo­strati favorevoli- per la prima volta, ad interventi di recupe­ro di parte della struttura. Una svolta inattesa, data la chiusu­ra più volte mostrata anche di fronte a numerose azioni – più volte è stata ventilatala minac­cia dell'esproprio – ed appelli da voci autorevolissime come quella di mons. Domenico D'Ambrosio, presule della dio­cesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo nato a Pe­schici. Una volta determinata probabilmente dal vincolo in­tegrale della Sovrintendenza per l'intera area- notificato il 7 dicembre dello scorso anno sia al Comune che alla famiglia – e non solo di alcune particelle, che rende sempre meno pro­babile una destinazione d'uso commerciale, la direzione in­vece auspicata dai titolari dei suoli, che avevano già presen­tato il progetto di trasforma­zione di una masseria in un re­sidence, e proprio per questo attendevano dalle autorità una certezza sulla destinazio­ne d'uso. Anche Tavaglione ha salutato con favore la "volontà della famiglia Martucci di in­tervenire per il recupero della struttura" e quindi appare possibile una prossima proie­zione di una fase in preceden­za impensabile anche per i più ottimisti, quella dei progetti esecutivi di primo intervento di recupero e consolidamento di un'area vasta e che prevede due chiesette oltre all'abbazia. Un successo dovuto anche e soprattutto alle pressioni delle associazioni come Italia No­stra ed il Centro Studi Martel­la, da tempo impegnate per la salvaguardia di un patrimonio storico dal valore inestimabi­le.
Claudio Botta
L’Attacco