Menu Chiudi

FORSE AD UNA RISOLUZIONE IL “CASO KALENA” A PESCHICI

Dopo il vincolo integrale, i Martucci accettano di eseguire le misure di “conservazione” dell’abbazia, imposte dalla Direzione regionale dei beni culturali della Puglia. Kàlena: una storia finita (si spera)!La notizia è di qualche giorno fa: il 6 marzo 2008, Ruggero Martines, Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia, ha convocato i proprietari dell’abbazia di Santa Maria di Kàlena, il sindaco di Peschici Francesco Tavaglione e il soprintendente Attilio Maurano per notificare le misure di conservazione “obbligate” del Bene culturale in agro di Peschici (FG). Vincenzo e Francesco Martucci, intervenuti anche in rappresentanza delle sorelle Maria e Annalisa, comproprietarie di Kàlena, hanno accettato di procedere autonomamente ai lavori di consolidamento del monumento dell’872 d.C. , senza che l’organo di vigilanza pugliese proceda con i lavori coatti diretti dalla Soprintendenza stessa.

A breve, la famiglia proprietaria dovrà presentare un progetto esecutivo, per permettere all’organo di vigilanza di esercitare il necessario controllo sulla congruità dei lavori in corso.

E’ stato comunicato ufficialmente ai proprietari che per il restauro di Kàlena sono disponibili 500mila euro inviati alla Soprintendenza pugliese direttamente dal ministro Rutelli.

Resta il mistero sul primo finanziamento di 350mila euro per Kàlena, stanziato su interessamento dell'onorevole Domenico Spina Diana dal Ministero dell’Economia nel gennaio 2005, nell'ambito delle misure volte alla tutela dei beni culturali ed assegnato al Comune di Peschici.

Il Ministero dei beni culturali, pur avendone chiesto notizie “agli Enti competenti”, non è stato mai informato della fine che questo finanziamento abbia fatto.

All'onorevole Lello De Gioia, che ne chiedeva notizia in un'interrogazione a risposta scritta inviata al Ministero dei Beni Culturali, da Roma l’8 aprile 2007 si rispondeva così:

«Con nota prot. 3015 del 19.10.2005, la scrivente Direzione Generale richiedeva aggiornamenti sulla vicenda. Si richiedeva in particolare: se la proprietà avesse predisposto il progetto delle opere di risanamento, consolidamento e restauro del bene, come in precedenza concordato con la Soprintendenza; se il vincolo diretto fosse stato esteso all'intero complesso; se il finanziamento di Euro 350.000, da destinare al restauro del bene, nel frattempo concesso dal Ministero dell’Economia a favore del Comune di Peschici, nell'ambito delle misure dirette alla tutela dei beni Culturali ed usufruibile nell'esercizio finanziario 2005/2007, dopo la presentazione del relativo progetto, fosse stato effettivamente impegnato allo scopo».

Ci chiediamo: è un finanziamento ormai “desaparecido”?

O recuperabile?

Teresa Maria Rauzino