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Carpino, processo ammanchi Cassa Rurale il 20 la sentenza

L'ex di­rettore della filiale di Carpino della Cassa rurale e artigianale di San Giovanni Rotondo, Giu­seppe Fiorentino (per la prima volta in aula dall’inizio del pro­cedimento penale), ha puntato l'indice contro l'ex presidente del consiglio di amministrazione dello stesso istituto, Giovanni Ercolino.
Dichiarazione spontanea rila­sciata dall'ex direttore nel corso della penultima udienza del pro­cesso che si sta celebrando pres­so la sezione distaccata di Rodi Garganico del tribunale di Lu­cera. Fiorentino particolarmente toccato dagli eventi che lo ve­dono tra gli imputati del proce­dimento penale, che ha voluto scaricarsi di dosso gran parte di quanto sarebbe accaduto nella fi­liale di Carpino, tra il 2001 e il 2003. "Sono stato costretto, e me ne assumo tutte le responsabilità, per pressioni avute all'interno di Cassa rurale nella persona dell'allora presidente del consi­glio di amministrazione, Gio­vanni Ercolino". Dichiarazione choc che po­trebbe aprire nuovi scenari sullo svolgimento del processo giunto, ricordiamo, alle battute finali; infatti, l'ultima udienza è stata fissata per giovedì 20 marzo, per le repliche di avvocati e pubblico ministero, e, quasi certamente, con la sentenza da parte del giu­dice, Michele Nardelli. Tornando alla dichiarazione spontanea di Fiorentino, l'ex di­rettore ha spiegato che gli "ac­cordi erano di movimentare somme di denaro a beneficio di Ercolino per poi rimettere tutto a posto".
Fiorentino ha spiegato "di es­sere soltanto una vittima, inol­tre, di aver utilizzato fondi della sua famiglia per sistemare alcu­ne situazioni". Poi, si è chiuso nel silenzio più completo. La parola al Pubblico ministe­ro (da sottolineare che in tutte le udienze la pubblica accusa non è stata mai rappresentata da uno stesso magistrato) il quale, dopo aver chiesto che venga ricono­sciuta la responsabilità penale a carico di tutti gli imputati, ha formulato le sue richieste: per l'ex direttore, Giuseppe Fiorentino, un anno di reclusio­ne e mille euro di multa; i cas­sieri: Vittorio Pazienza, nove me­si di reclusione e ottocento euro di multa; per Nicola Urbano e Angela Urbano, otto mesi di re­clusione e settecento euro di multa; Costanzo Ritrovato, sette mesi di reclusione e seicento eu­ro di multa; per l'ex presidente del consiglio di amministrazione della Cassa rurale, Giovanni Er­colino, sette mesi e seicento euro di multa; Michele Vivoli, unico non dipendente dell'Istituto ban­cario, cinque mesi di reclusione. Le richieste degli avvocati. Giulio Donatacci, per il suo as­sistito, Giuseppe Fiorentino, ha chiesto 1'assoluzione e ribadito la sua completa estraneità, sot­tolineando che, in tutta la vicen­da, l'ex direttore è soltanto una vittima. I legali (Luigi Follieri e Na­zario Florio) dell'ex presidente del Consiglio di amministrazio­ne di Cassa rurale non si sono discostati più di tanto dalle po­sizioni degli altri colleghi, chie­dendo assoluzione piena per il loro assistito. Gianluca Vincenzo Bocchino, legale dei cassieri Vittorio Pa­zienza, Nicola Urbano, Angela Urbano, Costanzo, Ritrovato, do­po aver ribadito che i suoi assisti sono del tutto estrenei alla vi­cenda, ha chiesto il loro proscio­glimento. Infine. stessa richiesta da par­te di Giuseppe Simone. legale di Michele Vivoli, perchè – ha -sot­tolineato – il fatto non sussiste. Pesanti, invece, le richieste di Cassa rurale che, costituitisi parte civile, ha insistito perché ­tutti gli imputati vengano rico­nosciuti colpevoli; inoltre. ha chiesto l'autorizzazione al seque­stro di due conto correnti inte­stati a Giuseppe Fiorentino e fa­miliari; infine, ha quantificato i danni subiti dall'Istituto in poco più di novecentomila euro (per spese processuali, danni morali e di immagine), da addebitare a tutti gli imputati. Inoltre, l'au­torizzazione a procedere per la causa civile.
I capi di imputazione –
Ai dipendenti viene contestato "il concorso, con più azioni ese­cutive di un medesimo disegno criminoso, consistenti nell'ese­guire movimentazioni indebite di denaro, perchè effettuate in assenza di autorizzazioni dei clienti, inducendo in errore la direzione centrale dell'istituto bancario circa la legittimità del­le operazioni, procuravano a sè e ad altri, un ingiusto profitto, con danno dell'istituto bancario". Per tutti c'è "l’aggravante dell'abuso della relazione di pre­stazione d'opera". Per l'ex direttore e i cassieri anche l'accusa di avere eseguito operazioni indebite di dena­ro. Michele Vivoli è accusato di aver "aiutato Fiorentino ad as­sicurarsi il profitto in relazione ad un bonifico di 10mila euro mediante prelievo dal conto cor­rente di Nicola Mitrione, e ac­creditamento in favore della (Bi.ol.ga. dei f.lli Vivoli s.n.c.), disponendo indebitamente della predetta somma con bonifico in favore di Donato Azzarone, suo­cero di Giuseppe Fiorentino". La sentenza è attesa il 20 marzo.