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Una strada a Foggia per Mario Forcella

L'eroico ufficiale foggiano, insieme a 43 altri ufficiali, nel campo di concentramento di Unterluss, rischiò la propria vita per salvare i compagni dalla fucilazione della Gestapo.

 

Anche Foggia ricorderà Mario Forcella, il foggiano che insieme ad altri 43 ufficiali nel campo di concentramento di Unterluss, ha rischiato la propria vita per salvare i compagni dalla fucilazione. Questa mattina il sindaco Orazio Ciliberti ha scoperto la targa della strada – una traversa di via San Severo – intitolata a Mario Forcella, deceduto qualche anno fa. Alla cerimonia era presente anche il generale Mario De Benedittis che ha vissuto con Mario Forcella la terribile esperienza.
La storia di Mario Forcella inizia il 16 febbraio del 1945 nel campo di prigionia di Wietzendorf. Forcella ha 28 anni ed è un giovane sottotenente del 14^ Battaglione Fanteria Chieti». Il sottotenente Forcella è prigioniero già da alcuni mesi quando gli ufficiali della Gestapo scelgono 214 ufficiali che dovevano essere avviati al lavoro per essere impiegati nelle industrie meccaniche della Germania. Una volta scelti i 214 ufficiali si resero conto che sarebbero stati mandati a ripristinare le piste di decollo e atterraggio dell’aeroporto militare di Dedelatorf.
Una ipotesi impossibile per gli ufficiali italiani che iniziarono subito una vera e propria protesta anche con lettere inviate all’alto comando tedesco. Una protesta basata anche sulla Convenzione di Ginevra che stabilisce che «l'ufficiale prigioniero non deve essere obbligato a lavorare».
Una protesta che va avanti alcuni giorni fino al 16 febbraio del 1945 quando arrivò un ufficiale della Gestapo chiedendo ancora una volta ai prigionieri italiani di iniziare i lavori: all’ennesimo rifiuto l’ufficiale tedesco scelse 21 prigionieri dai 214 schierati davanti a lui. Avviandoli in carcere l’ufficiale tedesco disse agli altri prigionieri che «quei 21 nessuno li avrebbe più rivisti» invitando quelli rimasti ad obbedire e a lavorare. La risposta all’ufficiale della Gestapo non tardò ad arrivare: appena aveva finito di parlare dalle file degli italiani si fecero avanti 35 ufficiali che dissero che non avrebbero mai lavorato chiedendo di andare in carcere al posto dei 21. Tra chi si era proposto di sostituire i colleghi già in carcere anche il sottotenente Mario Forcella.
Pochi mesi nel campo di sterminio ma i più duri, sottoposto a continue vessazioni e maltrattamenti al limite della sopportazione umana. Tutto fini nell’aprile del 1945 quando il sottotenente Forcella fu liberato, con gli altri prigionieri, dalle truppe inglesi.