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La privacy cancella i redditi online

Il Garante ha bloccato l'iniziativa dell’Agenzia delle Entrate che aveva consentito di consultare liberamente le dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti italiani sul proprio sito internet. La pagina web dell’Agenzia delle Entrate era stata presa d’assalto da moltissimi utenti tanto da andare in tilt. E le polemiche non si placano anche dopo aver reso indisponibili i dati.
Cade l’ultimo tabù fiscale italiano, ma per poco: tutti i redditi di tutti i contribuenti vengono infatti pubblicati in internet sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Ma questa ventata di trasparenza fiscale dura appena 24 ore. Il garante della privacy interviene: stop agli elenchi e stop alla pubblicazione dei nomi per gli organi di stampa. Questo anche se «Italia Oggi», che ha anticipato la notizia, qualche nome lo ha già pubblicato, almeno i più noti.
La novità della consultazione via web viene subito bloccata e ci saranno modifiche rispetto alla possibilità, prevista almeno fino a ieri, di interrogare gli uffici dei comuni se si vuole conoscere il reddito di qualcuno.

Una vera e propria bufera si abbatte intanto sull'Agenzia delle Entrate: appena si diffonde la voce degli elenchi il sito viene preso d’assalto, da giornalisti a caccia dei soliti noti ma soprattutto dai curiosi, e va in tilt. Quando riprende a funzionare parzialmente i link dei comuni dai quali consultare gli elenchi non sono più consultabili. E l’Agenzia delle Entrate dopo qualche ora conferma: «A causa dell’elevato numero di accessi al sito ed al fine di fornire ulteriori delucidazioni al Garante per la protezione dei dati personali, è sospesa la disponibilità degli elenchi».
La stessa Agenzia delle Entrate spiegava nel provvedimento di pubblicazione firmato dal direttore, Massimo Romano, che la diffusione degli elenchi con le imposte pagate nel 2005 erà a norma di legge. Insomma, l’obiettivo era la trasparenza e c'era anche l’ok del Garante per la privacy. Ma lo stesso garante si smarca («non ne sapevamo nulla») e nel pomeriggio decide: stop alla diffusione dei nomi. Questo perchè «per tale forma di diffusione sussistono allo stato evidenti e rilevanti problemi di conformità con il quadro normativo in materia», inoltre si invitano i «mezzi di informazione a non divulgare i dati estratti dagli elenchi resi disponibili in Internet».

Lo stop non ferma però le polemiche e sono molti quelli che protestano a vario titolo per questa che dal Partito delle Libertà viene definita «l'ultima Viscata». Il più caustico è Beppe Grillo che dal suo blog critica duramente l’iniziativa anche perchè si ritrova negli elenchi dei not con tanto di reddito e imposte pagate. «Questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti – dice Grillo – fornisce ai criminali le informazioni sul reddito e l’indirizzo di casa dei contribuenti. Pagare le tasse così è troppo pericoloso, meglio una condanna per evasione fiscale che una coltellata o un rapimento». Per il Pdl parla Guido Crosetto che sostiene che questa sia «l'ultima viscata» per «fare concorrenza a Dagospia» mentre Renato Brunetta pur apprezzando la trasparenza di «no al fisco spettacolo». Infine Maurizio Leo (An) ritiene che la normativa consente la pubblicazione degli elenchi va ripensata e sarà dunque modificata. Mario Ferrara (Pdl) parla della «vendetta di Visco contro gli italiani rei di averlo mandato a casa». Non è d’accordo il ministro per lo Sviluppo Pierluigi Bersani: «La Pubblica Amministrazione deve garantire la massima trasparenza».
I commercialisti parlano di «voyerismo» e mettono in guardia sui rischi per la sicurezza, i tributaristi invocano il buon senso che sembra «dimenticato» e le associazioni dei consumatori si dividono tra chi sottolinea l'importanza della trasparenza e chi mette in luce il pericolo della privacy violata. Ma alcune sigle già ipotizzano di chiedere i danni alle Entrate.
Il polverone sembra comunque destinato a non placarsi rapidamente anche perchè per chiunque sapere quanto guadagna, ad esempio, il vicino di casa, o meglio ancora il proprio dentista o meccanico, sarebbe un boccone ghiotto se, ad esempio, si scoprisse che questi ultimi dichiarano al fisco meno di quanto gli abbiamo pagato come prestazione professionale.