Bocciata la prima proposta dell’AgriconsultingI sindaci dell'area parco chiedono una radicale rivisitazione della proposta di Piano del parco elaborata all'Agriconsulting di Roma (presidente è Massimo Cordero di Montezemolo, padre del più conosciuto Luca, presidente della Fiat). Dopo il flop di qualche mese fa, quando la Comunità del parco si riunì sotto la presidenza del sindaco di Rodi Garganico, Carmine D'Anelli, e la presenza del commissario dell'ente, Ciro Pignatelli, incontro che, praticamente, andò deserto, sono ripresi i confronti tra i sindaci per mettere insieme un documento condiviso che possa guardare alle reali esigenze di territorio e popolazioni per uscire da una situazione di stallo che dura da molti anni. Il commissariamento dell'ente parco e la successiva sentenza del tar Puglia che, accogliendo il ricorso del presidente, Giandiego Gatta, contro il decreto del Ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha di fatto restituita la presidenza dell'ente a Gatta (anche se c'è da attendere la decisione del Consiglio di Stato che dovrà decidere sul ricorso dello stesso Ministero avverso la sentenza del tribunale amministrativo n.d.r), non ha fatto altro che allungare i tempi di consultazione, prima di licenziare il Piano e, quindi, dotare l’Ente Parco di uno strumento di programmazione indispensabile. Comunque, i sindaci non sono rimasti al palo e hanno avviato una serie di consultazione che si tengono, volta per volta, in uno dei diciotto Comuni che fanno parte del'area parco: Apricena, Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Isole Tremiti, Lesina, Manfredonia, Mattinata, Monte SanfAngelo, Peschici, Rignano Garganico, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Sannicandro Garganico, Serracapriola, Vico del gargano, Vieste.
La linea che finora sta emergendo è appunto quella di una completa rilettura del documento, apportandovi quegli aggiustamenti che vengono indicati dagli Organi rappresentativi di ogni Comune. Punto di partenza – per gli amministratori – è che Piano non deve vuol dire cedere da parte dei comuni la propria sovranità al parco, anzi, per certi versi, deve essere vero esattamente il contrario perchè la pianificazione dell'area protetta non potrà esserci senza il pieno accordo tra enti locali e parco; l'impegno è quello di puntare a una strategia che possa servire a raccordare i due momenti. Il Gargano è un territorio pieno di differenze, abitato e modellato sin dall'antichità, un mix di valori naturali, mescolati con quelli culturali in cui c'è tutto e il suo contrario. Ci troviamo, in sintesi, di fronte ad una situazione intricata al cospetto di una perimetrazione non omogenea, che comunque non deve scandalizzare nessuno. Concetto di fondo è, in poche parole, che le comunità locali vedano nel parco un punto di riferimento politico-amministrativo con il quale dialogare e, da parte del parco, che sappia svolgere una efficace funzione di coordinamento sovracomunale. In sintesi, il futuro piano del parco dovrà saper coniugare tutela, sviluppo e occupazione, cosa possibile se si riuscirà ad armonizzare le grandi potenzialità del Gargano per trasformarle in risorse significative, non trascurando la crescita culturale del territorio. L'obiettivo – a parere degli amministratori – che il piano si deve porre è quello di "costruire uno strumento che non sia una gabbia di vincoli, ma un sistema regolativo basato sulla continua cooperazione dei soggetti del territorio. Solo a queste condizioni si potrà dire che si sta lavorando per il perimetro del parco, ma soprattutto per l'intero Gargano, inoltre, soltanto su queste certezze il parco potrà diventare un motore di sviluppo economico". Infine, la stesura di uno strumento così importante non può non sollecitare una partecipazione qualificata da parte di quanti, fuori dalle strettoie particolaristiche, sappiano guardare al parco come la vera, grande opportunità per le comunità locali, offrendo contributi di alto profilo. Quindi, un confronto a tutto campo per approfondire gli aspetti più significativi.