Menu Chiudi

Restauro della Madonna: a mons. D’Ambrosio è andata bene…

La tragica disavventura di Mons. Gagliardi, picchiato ed evirato nel 1919

E’ stato accolto da uno scrosciante applauso l’annuncio fatto da Mons. Domenico D’Ambrosio dell’imminente lavoro di risanamento della statua di Santa Maria di Merino.

Fu assai diverso il trattamento che dovette subire mons. Pasquale Gagliardi nel lontano 1919 quando, a seguito di voci false e ingiustificate circa la vendita della Madonna ed il suo conseguente trasferimento, dovette subire la rivolta generale dei viestani (anzi, soprattutto delle viestane) che sfociò in una aggressione completatasi con l’evirazione del povero monsignore…

Pubblichiamo, in formato PDF, l’opuscolo scritto nel 1965 da Marco Latorre, in cui racconta tutta la vicenda di cui è stato testimone oculare e protagonista nei soccorsi.

Link: Quello che avvenne a Vieste la sera del 15 maggio 1919

 

Una volta placate le acque, si potè procedere alle operazioni di restauro, tenutesi all’interno della Cattedrale e, per la precisione, nella cappella di San Giorgio.
L’esecuzione di quei lavori è testimoniata da una lettera scritta da un grosso studioso garganico, Alfredo Petrucci, ed indirizzata a Ludovico Ragno che l’ha pubblicata nel suo libro "Vieste che cambia":

La Madonna in legno scolpito e dipinto di Vieste, un "unicum" che tutti, pugliesi e non pugliesi, ci debbono invidiare, fu restaurata per mia iniziativa, e per diversi giorni, sotto i miei stessi occhi dal più provetto restauratore del tempo, il Brizi d’Assisi, quando, circa mezzo secolo fa divorata quasi interamente dal tarlo, era sul punto di abbattersi al suolo in polvere ed essere spazzata via dal sagrestano, come, a memoria degli anziani, era stata spazzata via la statua del Cristo giacente ai suoi piedi. Perciò ebbi modo di studiarla sotto tutti gli aspetti, analizzandone, fra l’altro, rigorosamente, le materie coloranti e collocandole nel temp. La Madonna in origine non era una statua a se stante, ma faceva parte di un gruppo ligneo rappresentante la "pietà": donde il suo volto impietrito, la mano sinistra sul cuore trafitto, la destra levata angoscisamente al cielo e il ginocchio al suolo quasi a contatto della sua creativa esanime […]

 

A seguito dell’aggressione, la "Sacra Congregazione Concistoriale", a firma del Cardina Delai, notificò la scomunica ai colpevoli che fu poi ritirata dopo qualche anno, su richiesta dello stesso vescovo Gagliardi.

Link: Il documento ufficiale in cui si annunciava la scomunica


Documentazione tratta dalla biblioteca privata di Matteo Siena