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Tratta polacchi, sentenza: ‘erano schiavi’

I cittadini polacchi che, tra il 2004 e il 2005, sono stati ridotti in schiavitù da loro connazionali nei campi di pomodoro del foggiano hanno subito lo stesso trattamento che il mondo romano classico riservava agli schiavi: ‘sostituivano le macchine ed erano, per ciò solo, fonte di ricchezza, senza costo alcuno o con un costo irrisorio’.
Lo scrive il gup di Bari Antonio Lovecchio nelle 224 pagine di motivazione della sentenza con cui, il 22 febbraio scorso, ha inflitto 17 condanne a pene comprese tra i quattro e i dieci anni di reclusione ad altrettanti imputati giudicati con rito abbreviato e ritenuti colpevoli di aver preso parte ad un’associazione internazionale finalizzata alla tratta e alla riduzione in schiavitù. Così come avveniva per gli schiavi – sostiene il giudice – anche i polacchi hanno subito un controllo sul lavoro svolto ‘senza limiti temporali’ e ,’solo al termine della giornata lavorativa, potevano ricevere cibo e alloggio’. Se questa ricostruzione storica – conclude il gup – ‘fosse riprodotta in un disegno su lucido sarebbe agevole constatare la perfetta sovrapponibilità dello stesso con il dipinto tratto dalle risultanze della presente indagine’.