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Pepe presidente del Subappennino

Fra i monti Dauni batte il cuore di Antonio Pepe, presidente del­la provincia ed in particolare di quella catena di monti e valli che è il Subappenino. Tonino e i territori, una storia che continua fra le cime fresche d’estate ed innevate in inverno, quasi scontato, se non fosse che, per raggiungere quei paesi di­stesi a mo’ di presepio, bisogna percorrere le strade storicamen­te oggetto di at­tenzione.
Durante l’in­contro in As­sindustria con gli industriali, il notaio fissò due punti, il tu­rismo come p e n s i e r o profondo e le strade come decennale emergenza. Il sindaco di Carlantino Vito Guerrera, Udc, è in giunta con la massiccia delega ai lavori Pubblici. Ha adombrato persino i fog­giani Vito, che pure aspirava­no a fare gli assessori. Si è scatenata la guerra nel parti­to di Franco Di Giuseppe, con Angelo Cera che ha spinto per­ché alla fine il notaio lo premias­se. Il grande cuore montanaro del notaio pulsa per Antonio Montanino, candidato nel colle­gio di Deliceto, originario della zona che però è insediato stabil­mente a Foggia dove ha casa. Capogruppo di Forza Italia al­l’opposizione durante la scorsa consiliatura provinciale, se l’è giocata nello stesso collegio di Nino Santarella, sindaco di Candela. In questo circuito è na­ta la nomina di Alleanza nazio­nale, che ha fatto il tour da Orta Nova, dove Moscarella pareva in predicato di assessore alle atti­vità agricole, a Cerignola, in cui l’aveva quasi agguantata Roma­no D’Antonio, per finire a Can­dela. Un altro sindaco, un’altra storia, Nino Santarella ha ottenuto ol­tre 2mila voti in quel collegio e li ha rivendicati fino all’ultimo mi­nuto. Una serie di contingenze l’hanno favorito. La prima è l’in­clinazione del presidente per i Monti, visto che ha fatto il pieno di assessori di quella zona. Inol­tre la performance elettorale del candidato è stata ottima. Alleanza nazionale era appesa ad un filo, Pepe doveva scegliere e non voleva, assolutamente, Lucia Lambresa. Stretto fra l’incudine dei tempi ed il martello dei partiti, alla fine si è orientato verso Candela, Monti Dauni, un terzo degli abi­tanti del gargano. Il terzo motivo che guida i passi dell’amministrazione provin­ciale verso i Monti Dauni sono gli interessi economici che ruo­tano in quella zona. La centrale di 400 Mw a turbogas di Candela, il patto territoriale su Ascoli Satriano, le torri ruotanti dell’eoli­co. Pepe vuole insomma il suo Contratto d’area, almeno ci pro­va. Come quella stagione fu per Campo foriera di consensi ed af­fari, magari, potrebbe diventar­lo anche il SubAppennino. Niente mare, si va in montagna, con Billa Consiglio, figlia di Ga­briele Consiglio, proveniente da Bovino, ancora pezzi di territo­rio molto al di sopra del livello del mare. Si fa presto a dire che vabbè, la massificazione ci ren­de tutti uguali, i colori istituzio­nali al completo sventolano da quelle parti. C’è l’Udc di Guerre­ra, Forza Italia di Montanino, Santarella di Alleanza naziona­le. Ecco, il laboratorio dei bilan­ciamenti della politica si è spo­stato in quell’area in cui biso­gnava dare, evidentemente, qualcosa a tutti. La pianura c’è, solo foggiana, l’opzione su Candela strappa l’assessore al basso tavoliere, Cerignola non è rappresentata. Senza nulla togliere al bravo am­ministratore e al suo bottino di voti, la penalizzazione del paese ofantino, che ha dato una sferza­ta notevole al Pd, risulta una doppia beffa. Vincere in una zona notoria­mente di sinistra non è uno scherzo, dare due assessori a Manfredonia ed una a S. Severo, per citare i due grossi centri, è la filosofia dei due pesi due misure, Un fascia di territorio è stata umiliata da questa decisione, vincono le catene montuose che, peraltro, avevano già avuto i due loro rappresentanti. Pepe dei misteri, che accoglie in doppio abbraccio Manfredonia, rimarca il ruolo di S. Severo e la­scia senza assessori la città del­l’interporto, dell’agroalimenta­re, delle fattorie visitate durante i giorni del Pit, delle cantine, del­l’olio, delle olive e di quel tessu­to imprenditoriale che, spesso con fatica, cerca di emergere. Il Subappennino ha confini più ristretti, manco a dirlo, il regno di Antonio Pepe è questo.
Paola Lucino
L’Attacco