Il rene sinistro c’è, non è stato asportato clandestinamente. C’è quindi un colpo di scena nella vicenda della signora Costanza Veste, 74 anni, morta il 18 gennaio 2007 all’ospedale di Pescara dopo tre interventi chirurgici in tre mesi. E per la quale sono indagati due – medici, Marco Basile, che è stato anche 40 giorni agli arresti domiciliari, e Franco Ciarelli. Il primo per omicidio colposo, soppressione di atto pubblico e falso ideologico. Il secondo per concorso in omicidio colposo e per aver omesso di refertare l’asportazione del rene. Ma, appunto, il rene c’è. Alla signora Veste, diceva l’autopsia fatta un mese dopo il decesso, manca il rene sinistro mentre una Tac precedente ne accertava la presenza. Probabilmente, era l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato tolto durante il secondo intervento, forse per riparare un danno fatto nella prima operazione. Inoltre, secondo polizia e procura, i medici avrebbero soppresso e falsificato documenti. Adesso, le cose cambiano. La riesumazione della salma, decisa dal gip Luca De Ninis, avrebbe accertato la presenza di un tessuto grinzo, in una sede diversa da quella naturale, un po’ più in alto, che potrebbe essere un rene anomalo. Certo, per averne conferma sarà necessario aspettare il risultato dell’esame istologico (ci vorranno due mesi) ma già ora i dubbi sono pochi. A mancare invece è il rene destro, che però c’era durante la prima autopsia e quindi non incide sull’inchiesta. Forse, potrebbe essere stato tolto e poi buttato proprio nel corso del primo esame autoptico. Sono molte le cose che vanno ora chiarite. I legali dei due medici ieri erano molto soddisfatti mentre in Procura un po’ di imbarazzo si respirava. Le indagini continuano, assicurano gli inquirenti. Ma l’autopsia fa cadere una parte consistente delle accuse. «Macché rene anomalo. L’organo è stato trovato nella sua sede naturale. Questo diranno i periti – spiega l’avvocato di Ciarelli, Alberto Lorenzi -. Adesso dovranno spiegarci su che cosa sono basate le accuse, noi vogliamo ristabilire la verità perché gli indagati sono stati sottoposti a un’autentica gogna mediatica. Un’indecenza». Aggiunge l’avvocato di Basile, Pietro Di Giacinto: «Come noi dicevamo, il rene era dove doveva stare. Evidentemente i consulenti della Procura hanno sbagliato. Le indagini continuano? Noi possiamo dimostrare l’innocenza di Basile su tutto. Che cosa prova il mio assistito dopo essere stato arrestato e considerato un mostro? Un misto di soddisfazione ma anche tanta amarezza». Anche la figlia della signora Vieste, Anna Maria Desimio, esprime molta amarezza: «La storia del rene ha prodotto un grande clamore mediatico. Ma non sono stata io a dire che era stato asportato. Per me non cambia nulla, io voglio sapere perché è morta mia madre, entrata in ospedale per asportare per via endoscopica un polipo all’intestino e morta dopo un atroce calvario e ben tre interventi chirurgici».