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Raiz e Ginevra di Marco al Carpino Folk Festival

Dagli strumenti della tradizione il suono della società contemporanea. All’anagrafe risulta come Gennaro Della Volpe. Alle cronache musicali s’è presentato come Rais, Raiss, Raiz. Uomo dai mille nomi e dalle mille collaborazioni, ma soprattutto voce caliente della Napoli affermatasi all’inizio degli anni Novanta, quando esplodeva la Tangentopoli locale e, tra club del centro storico e centri sociali, esplodeva soprattutto una nuova scena di talenti musicali capaci di coniugare tradizione e modernità, Partenope e il resto del mondo. Fin dall’esordio, nel 1992, gli Almamegretta rappresentano the next big thing dell’italian wave, il punto di riferimento per il suono di un decennio. Reggae e funky esplodono nell’ugola carnale di Gennaro e scoprono le proprie origini partenopee, tra una tammurriata e un canto a fronna.
Con gli Alma Raiz raccoglie recensioni entusiastiche, registra album-capolavori, infiamma le notti, scopre quant’è difficile lavorare per una piccola etichetta indipendente come per una major.
Ma la sua curiosità e il bisogno di crescere lo portano spesso ad andare "oltre" la band: la sua voce incontra i Massive Attack, Pino Daniele, i Letfield, gli Orchestral World Groove di Gaudì, gli Asian Dub Foundation, Mauro Pagani.
 
"Wop", il suo primo album da solista, prodotto da Paolo Polcari e Roberto Vernetti, viene pubblicato da Universal nel 2004.
Ugola carnalissima, verace, napoletana, italiana, europea, araba, terrona, cosmopolita, apolide, orgogliosamente wop, quasi ad aggiornare i racconti di John Fante in chiave no global.  
Gli strumenti della tradizione  per raccontare un pentagramma di mediterraneo, poesia e immaginazione.
La musica senza passaporto e l’immagine di una Napoli di sangue e speranza, di tradizione e dolore, di canto e passione. Un ritorno alla melodia e alla parola che prescinde dal tempo del reggae.
Questi gli elementi che Raiz porta in valigia per il suo viaggio acustico in "Uno", il suo nuovo album uscito per universal il 28 settembre, accompagnato dalle venature musicali evocative e ritmiche dei Radicanto (Giuseppe De Trizio, chitarra e Fabrizio Piepoli, canto e percussioni a cornice, Francesco De Palma, percussioni, cajon) in un assetto acustico, delicato e potente al contempo.
Un percorso attraverso quella storia musicale che non smetterà mai di insegnarci il futuro: musica immaginaria mediterranea.
 Ginevra Di Marco
Ginevra Di Marco appare nel 1993. E’ una voce defilata, quasi impercettibile in un disco a suo modo epocale, quel Ko De Mondo che avvia nel migliore dei modi l’avventura CSI.
Quanto la sua presenza sia fin da subito importante e non solo dal punto di vista musicale lo decreta il successivo In Quiete, testimonianza live che vede la Di Marco assurgere prepotentemente al ruolo di comprimaria
Intanto nasce e si consolida l’intesa tra Ginevra e Francesco Magnelli, mente compositiva della band, tastierista e pianista estroso, sempre in cerca di aperture e di nuove modalità espressive.
Il sodalizio frutterà dapprima una curiosa escursione ‘cinematografica’ (la sonorizzazione del film muto Il Fantasma dell’Opera) e quindi, finalmente, Trama Tenue (1999), il debutto in solitario di Ginevra, un disco che è planare spirito e precipitare carne come fosse il più naturale dei gesti. Al plauso della critica corrisponderanno il Premio Ciampi e il Tenco come miglior artista esordiente.
Nel 2001 dalle ceneri dei CSI nascono i PGR (acronimo di Per Grazia Ricevuta).
L’organico dei PGR ricalca quello dei CSI tranne, naturalmente, Zamboni, ma le sonorità si spostano con decisione verso l’elettronica; Ginevra è ormai a tutti gli effetti uno dei motori del gruppo, compone le melodie cui presta una voce sempre più duttile.
Nel 2004, assieme a Magnelli, lascia i PGR per seguire altre direzioni. Si arriva così a Disincanto (2005), frutto dolciastro dal cuore amaro, undici episodi di grande versatilità.
Nei due anni successivi Ginevra si dedica quasi esclusivamente alla grande esperienza musicale e di vita intrapresa con Stazioni Lunari. La natura itinerante del progetto, ideato da Francesco Magnelli, le permette di allargare ulteriormente gli orizzonti.  Arriva così a registrare l’ultimo suo disco: "Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre". Canti dal margine della Storia, da un mondo profondo e dimenticato: Romania, Ungheria, Grecia, i Balcani, gli Slavi, i Rom, il Portogallo, la Bretagna, il Messico, il Cile, gli italiani del Sud e quelli di Toscana. Arrangiamenti e rivisitazioni volti a coinvolgere il pubblico con il calore ed il sapore delle feste di paese, delle danze, della musica cantata dalla gente. Da sempre.
Una progressione che sa di ritorno a casa, a quel retroterra vivo, radicato tra cuore e memoria, che da sempre distingue la cifra espressiva di Ginevra.