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Vico, servizio 118 senza pace la coop “La Rete nega gli stipendi

Non c’è pace per i lavoratori del 118, in particolare per quel personale che fino a qualche mese addietro faceva parte delle cooperativa “La Rete”, ma che oggi con la nascita della società “Sanità Service”, oltre ad aver reso uniforme il servizio del 118, che in precedenza era spezzettato in mille rivoli, sta producendo la tanto agognata stabilità lavorativa ed economica per quei “lavoratori che – spiega il responsabile del coordinamento territoriale RDB Cub, Santo Mangia – sinora erano stati usati come mezzo di arricchimento da alcuni presidenti di cooperative”. In una nota inviata, tra gli altri, al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, all’essessore alla Sanità, Alberto Tedesco, al prefetta di Foggia, Antonio Nunziante, all’ispettorato del lavoro, Santo Mangia chiede che ci sia un’attenta riflessione da parte di quanti continuano ancora a mettere in dubbio la bontà della “Sanità Service”. “Che la gestione diretta (o quasi) dei servizi esternalizzati avrebbe scatenato – aggiunge il sindacalista – una resistenza senza quartiere da parte di quanti, sinora, hanno arricchito i propri conti sulla pelle dei lavoratori e delle tasche dei cittadini pugliesi, avevamo messo in conto anche i vari ricorsi (che ci sono stati) al Tar, che però, ha respinto la richiesta di sospensiva della delibera di assegnazione delle postazioni alla Sanità Service – ma mai avremmo immaginato il comportamento vessatorio e intimidatorio da parte della cooperativa “La Rete” che vuol far pagare ai lavoratori la sua battaglia contro l’Azienda Sanitaria”. A differenza di quanto hanno fatto altre cooperative operanti nel 118 che – ricorda Santino Mangia – ricevuta la comunicazione della ASL di fine del rapporto, entro una certa data hanno “liberato” i propri dipendenti consentendo così sia il passaggio alla Sanità Service che il pagamento di tutte le spettanze. “La Rete”, invece, continua a mettersi di traverso è, nonostante le dimissioni dei lavoratori, si rifiuta di pagare loro il dovuto e, con lettere al limite del penale, continua ad intimidire i suoi ex dipendenti”.

Francesco Mastropaolo