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Peschici/ Kalena, ora c’è il sigillo del comune sull’accordo

Finalmente il sigillo del Consiglio comunale di Peschici sull’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra amministrazione comunale del centro garganico e i proprietari dell’ex complesso monastico di Kalena, abbazia ubicata nella piana di Peschici. La massima assise cittadina si è occupato del contenuto dell’accordo. Al di là di qualche puntualizzazione, il resto è filato liscio come l’olio.
Troppo importante il risultato ottenuto per poter sottilizzare su aspetti dell’intesa che, senz’ombra di dubbio, lasciano molto perplessi. Uno dei punti più controversi: la durata della convenzione: i quarant’anni su cui s’è trovata l’intesa. L’amministrazione comunale aveva proposto novant’anni, periodo di tempo che i quattro fratelli Martucci, proprietari dell’abbazia, hanno ritenuto eccessivo e, quindi, non condivisibile; sindaco e delegazione comunale trattante hanno dovuto, come suol dirsi, fare buon viso a cattivo gioco. Infatti, l’unico punto sul quale è stato possibile raggiungere l’intesa riguarda la piena disponibilità delle due chiese, entrambe ridotte in uno stato di completo abbandono. Sarà possibile, inoltre, d’intesa con i proprietari utilizzare il cosiddetto “giardino”
Alla fine, comunque, tutti felici e contenti. L’obiettivo di ridare dignità all’ex complesso monastico ha lasciato da parte orgoglio e altre argomentazioni, pur di chiudere, e in fretta, una trattativa che andava avanti da anni, dal giorno in cui, grazie alla sensibilità di associazioni culturali, in primis il Centro studi “Martella” (presidente Teresa Rauzino), ma non da meno la sezione “Gargano” di Italia nostra, con il suo responsabile, Menuccia Fontana. Non solo, non è mancata l’attenzione e la pressione dei mass media che ha richiamato l’opinione pubblica e le istituzioni ad un maggior senso di responsabilità per impedire che l’abbazia continuasse nel suo inesorabile degrado.
Obiettivo raggiunto, tant’è che da Regione, Sovrintendenza e Ministeri competenti sono arrivati segnali incoraggianti a proseguire; non solo parole, ma anche finanziamenti.
Trecentocinquantamila euro che, oggi, come spiega il sindaco, Domenico Vecera, dovremo sapere in quali pieghe di bilancio sono rintracciabili. Niente di più facile che il Ministero, considerato il lungo lasso di tempo trascorso dall’assegnazione del contributo e, quindi, il suo mancato utilizzo, abbia potuto decidere di revocarlo. “Certamente – assicura il sindaco – faremo di tutto per recuperare la somma che sarà indispensabile per avviare le operazioni di recupero dell’importante testimonianza storico-religiosa”. La cifra è soltanto una piccola parte dell’importo occorrente per avviare e portare a termine i lavori di ristrutturazione delle due chiese. Il resto dovrebbe arrivare dai finanziamenti europei nell’ambito del programma di “Area Vasta- Capitanata 2020”, “richiesta- ricorda il sindaco – che è stata già inserita per un ammontare di ben tre milioni e mezzo di euro”.