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Meridione: Questione infinita o finita.

Di fronte alla crisi che sta attraversando tutti i continenti e tutte le economie, quelle nazionali fino alle famiglie e alle ricette salvifiche per fronteggiarla, in casa nostra  assistiamo impotenti ed inerti ad un singolare e preoccupante silenzio dell’intera classe politica meridionale. Nessuna voce si leva, da destra a sinistra, sui dati della disoccupazione generale e quella gigantesca e vergognosa dei giovani; nessuna preoccupazione sul PIL e sui redditi del meridione; il divario Nord/ Sud è scomparso come d’incanto da ogni dibattito, da ogni agenda, da ogni tavolo.

 Questa “questione” è stata sostituita, con la leggerezza delle nuvole e con quel pressappochismo tutto nostrano, da un’altra magica espressione:”federalismo”. Una nuova medicina buona per tutti i mali anche per quella “classe politica meridionale” che, ad oggi, non ha saputo presentare nessuna contro-proposta, nessuna contrattazione, nessuna mediazione, insomma, nessun governo della norma e soprattutto degli effetti. Persino i fondi europei destinati alle aree svantaggiate saranno spalmate al Nord per garantire la pace sociale nel silenzio assoluto.
Questo non vuol’ essere autocommiserazione o, peggio, masochismo piagnone come si diceva una volta per tacitarci, ma una semplice constatazione o domanda: esiste una classe politica meridionale? E se esiste dove sta, cosa fa. Oppure, passati i grandi nomi del meridionalismo oggi siamo, sostanzialmente, orfani a destra come a sinistra? Ci sono, oggi, nel meridione uomini che sanno tessere i fili del governo delle cose e delle difficoltà, che sanno tener fede all’impegno e ai loro doveri? Eppure in questa Italia del Meridione ci sono ancora uomini e donne che, quotidianamente, sanno tenere fede ai loro obblighi, nonostante tutto sanno assolvere ai loro doveri di cittadini, che pagano le tasse; che fanno girare l’economia; cittadini che credono, ancora, nella sanità pubblica; che mandano i loro figli nelle scuole pubbliche, che fanno sacrifici per far loro frequentare l’università; che vanno a votare perché credono negli impegni che uomini e donne dichiarano di assumere nel governo dei fatti; che amano la loro terra e non negano ospitalità a chi la terra non l’ha più. Siamo consapevoli,oggi, di non avere uomini come Guido Dorso, chiediamo solo agli uomini e donne, che ci dovrebbero rappresentare, a destra come a sinistra, di non farsi zittire. Salvador Allende diceva:” Il progresso sociale di un popolo non deve scomparire perché scompare un dirigente. Potrà rallentare, prolungarsi, però, alla fine, non potrà essere fermato.”

Michele Angelicchio