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Regione, la Casta dei 70 consiglieri

Il numero dei consiglieri regionali che siedono in via Capruzzi non sarà tagliato. La proposta di legge presentata nel 2005 per abbassare da 70 a 60 il numero dei rappresentanti regionali degli elettori pugliesi, dopo essere stata mantenuta artificialmente in vita per quattro anni è stata affossata: "Mancano i tempi tecnici per realizzarla", dicono. Salta definitivamente la manovra sui portaborse, ma resteranno i missionari Il consiglio regionale pugliese è unito nella difesa della piena occupazione. Le aziende ricorrono alla cassa integrazione, i precari della scuola restano a casa ma il numero dei consiglieri che siedono tra gli scranni di via Capruzzi, non sarà tagliato. La proposta di legge presentata nel 2005 da Lucio Tarquinio e Rocco Palese per abbassare da 70 a 60 il numero dei rappresentanti regionali degli elettori pugliesi, dopo essere stata mantenuta artificialmente in vita per quattro anni è stata affossata da un dibattito, questo sì, di assoluto interesse per i politici pugliesi: la soglia di sbarramento. Ovvero, a Bari non si discute più di tagliare i costi della politica ma di garantire la pluralità e la democrazia, consentendo l´ingresso in consiglio anche ai partiti dello zero virgola.

Anche il prossimo, dunque, sarà un consiglio regionale da record. Dopo Lombardia(80 consiglieri) e Lazio (80) è quello pugliese il consiglio regionale più folto d´Italia. Un terzo posto che vale l´oro se si considera che le sole province di Roma e Milano contano più abitanti di tutta la Puglia. Dopo quello sui gruppi consiliari, un altro primato pugliese. E´ un problema di volontà politica. La riforma che avrebbe consentito per le casse pubbliche, un risparmio annuo di oltre due milioni di euro (solo calcolando i dieci lauti stipendi tagliati) non piace più alla casta. Ma nessuno lo ammette. Piuttosto, in queste ore, se ne sta facendo una questione di tempi. Una riforma dello statuto, prima di entrare in vigore, deve seguire un lungo iter. Deve essere licenziata dalla commissione Riforme istituzionali, deve andare in consiglio per una prima approvazione alla quale, dopo tre mesi, deve seguirne una seconda. «I tempi stringono – ammette il presidente della commissione Gianfranco Chiarello – ritengo estremamente improbabile che il taglio de consiglieri possa essere postato a termine nel corso di questa legislatura». L´accordo tra i partiti, infatti, consente ai consiglieri di giocare a fare la riforma fino alla pausa estiva. «Dopodiché – chiarisce il capogruppo di Forza Italia, Rocco Palese – l´avvio della campagna elettorale per le regionali renderà impossibile ogni accordo. La verità è che questa legge per il taglio dei costi, imbastita quattro anni fa, non è mai stata a cuore al consiglio». Non sembrava così due anni fa quando il presidente della regione Nichi Vendola, e quello del consiglio, Piero Pepe, istituirono il tavolo antisprechi. Eppure nei corridoi del consiglio oggi riferiscono che "questo argomento è completamente fuori dall´attuale agenda politica". L´unico a non darsi per vinto è l´assessore alla Trasparenza, Guglielmo Minervini: «E´ molto difficile ma credo che ci siano i tempi per potersi salvare in corner. Questo consiglio potrebbe ancora chiudere lasciando una buona traccia di sé». Resterà invece ancora sicuramente traccia dei missionari.

«La riforma è morta», ha detto ieri il presidente della commissione Bilancio, Vittorio Potì. La pubblicità data all´evento e l´indignazione dei sindacati ha sventato il blitz bipartisan per trasformare i risparmi ottenuti dai tagli delle indennità di missione in soldi per l´assunzione di nuovi portaborse. Anche Rocco Palese che, nel corso dell´ultima commissione, insieme ad Arcangelo Sannicandro, si era fatto carico di dimostrare, attraverso tabelle comparativa, il risparmio che si otterrebbe passando dai missionari ai portaborse, ha rinunciato al suo intento. «Non ci sono le condizioni per procedere».

Paolo Russo