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L’UOMO PREISTORICO DI GROTTA PAGLICCI? UN AFRICANO…

Ad avvalorare tale tesi le recenti teorie sull’evoluzione dell’uomo – ma le ricerche nel sito preistorico sono ancora interrotte.

 

L’Homo Sapiens di Grotta Paglicci potrebbe avere origini africane e non essere autoctono. A supportare questa tesi le recenti teorie sull’evoluzione della razza europea moderna, sostenuta oramai da quasi tutti i ricercatori italiani e stranieri.

Secondo gli scienziati, circa 200.000 anni fa nasceva in una zona ristretta dell’Africa un uomo differente, dall’intelligenza superiore e da una praticità stilistica e di adattamento fuori dal comune. Si tratta del Sapiens, che nel giro di circa 160.000 anni ha rimpiazzato in tutto il mondo l’ormai obsoleto Homo neanderthalensis. E’ accaduto anche in Italia, dove la nuova specie si è stabilita principalmente in 7 aree: Grotta Paglicci a Rignano Garganico; Grotta delle Veneri a Parabita e giacimento di Samari a Gallipoli, i due siti leccesi; Caverna delle Arene Candide a Finale Ligure e Grotta dei Balzi Rossi a Ventimiglia (Liguria); Grotta del Romito a Papasidero (Calabria); e Grotta Ticchiara e Sant’Angelo Muxaro ad Agrigento (Sicilia). Questa affascinante teoria parla di 7 mamme progenitrici, che dall’Africa si sono spostate in Europa e diffuse nel globo terrestre. Dall’analisi del Dna mitocondriale, che si trova nel cosiddetto Mitocondrio cellulare (vera e propria centrale energetica degli organismi viventi), si è scoperto che l’attuale razza europea non è più antica di 45.000 anni.

A tale conclusione sono giunti qualche tempo fa i ricercatori del Centro romano di Antropologia molecolare per lo studio del Dna antico, guidato da Olga Rickards, scienziata di fama internazionale. La Rickards ha messo in piedi, assieme al suo team di esperti, una sorta di macchina del tempo, che analizza il Dna più arcaico. E’ grazie a questo Centro (ma anche a quelli di Pisa e Firenze) che si è potuto stabilire con certezza che non c’è alcun legame tra l’Homo di Neanderthal, che visse anche a Paglicci, e l’Homo Sapiens, di cui sono stati rinvenuti due scheletri umani interi nella grotta rignanese (un giovinetto di 11-12 anni, vissuto 23-24.000 anni fa, e una ragazza di 18-21 anni, deceduta 24-25.000). In più, la donna che abitava l’antro di Paglicci è stata certamente la madre evolutiva di tanti Homo Sapiens, che hanno poi colonizzato il Meridione, il Centro e il Settentrione italico. Parlare, però, di una razza nata in loco non è, secondo questa ultima teoria, una dichiarazione esatta.

Infatti, anche la specie vissuta in grotta, a sei-sette chilometri da Rignano Garganico, ha origini Africane. Probabilmente il Neanderthal di Paglicci è stato da essa sostituita, forse a causa della legge principale che disciplina da sempre natura: il più forte vince sul più debole. E oggi è il Dna mitocondriale a dimostrarla con scientificità assoluta. Ma se la scienza fa grossi passi in avanti, non tutto va bene a livello locale. Infatti, come emerso in un recente incontro presso il Museo di Grotta Paglicci a Rignano Garganico tra la Pubblica Amministrazione (maggioranza e opposizione) e i soci del sodalizio culturale, le ricerche sono bloccate da diversi anni e non si capisce bene quando potranno riprendere. Ad occuparsi degli scavi, come noto, è l’Università degli Studi di Siena sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica della Puglia. Il possibile crollo di una parte della parete esterna della grotta e la necessità di mettere in sicurezza l’intero giacimento, che ad oggi è ancora di proprietà della famiglia Bramante di San Giovanni Rotondo, impediscono di fatto ogni azione di studio diretto.

A ciò va aggiunta la mancata apertura del Museo vero e proprio in paese e la possibilità che il costruendo Museo Virtuale di Grotta Paglicci (da realizzare con fondi Pis Europei per l’ammontare di circa 3 miliardi di vecchie lire) sia affidato dal Parco Nazionale del Gargano, per via dei soliti "dimorfismi burocratici", a ditte o associazioni esterne al territorio, dopo ben 15 anni di intensa e incessante attività del Centro Studi Paglicci, che vanta al suo interno attivisti e professionisti nel campo dell’archeologia arcaica, della peletnologia, della peleontologia, della geologia, del turismo e dell’impresa. In un recente incontro tra il Centro Studi e il presidente della riserva naturale, avv. Giandiego Gatta, quest’ultimo si è detto disponibile a permettere un "continuum" gestionale e a garantire un ritorno economico-occupazionale sul posto.

Se son rose fioriranno…

Ulteriori informazioni su: http://www.paglicci.net

Angelo Del Vecchio