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QUAL’E’LA NATURA DEL DISSENSO NEL PD DI CAPITANATA?

Pochi giorni fa, quasi a sorpresa, l’area di sinistra abbandonava il PD di Vieste; poche ore dopo, chi avrebbe dovuto difendersi, spiegare, motivare, scongiurare questo traumatico andar via, partiva a testa bassa contro la direzione provinciale. Qualche volta l’attacco è la miglior difesa. Non sempre.     In questo frastuono assordante, la speranza è che si possa ancora rimettere al centro la politica, come luogo deputato alla discussione e alla risoluzione di questioni pubbliche.
Rispettiamo le opinioni di chi ha sferrato l’attacco, probabilmente concordato all’interno dell’area “lettiana”, condividiamo molte delle tesi, ma pensiamo che sia totalmente privo di una prospettiva politica, di un’idea strategica della missione del partito, della sua funzione storica in Capitanata, lontano dall’esigenza prioritaria di unificare culture, anime, saperi diversi.
    Non a caso l’attacco arrivava da Vieste, dove i “lettiani” hanno realizzato una vera e propria “conventio ad escludendum”, un accordo di chi si sentiva forte, pur non essendolo affatto, per escludere; in altre parole, il fallimento evidente di chi vorrebbe muovere ad altri addebiti di cui rendersi solo pienamente corresponsabile, a Vieste come a Foggia.
    Chi nutre tutte le perplessità espresse rispetto al personale politico che rappresenta il PD nelle amministrazioni e rispetto alla gestione complessiva del partito, deve manifestare le proprie opinioni nella segreteria, essendone parte, e se la linea di questa non condivide deve dimettersi, non pubblicizzare dimissioni inesistenti o perlomeno non facilmente definibili e comprensibili.
Negli atti pubblici la politica è tenuta perlomeno alla chiarezza!
     Chi vuole una classe dirigente competitiva e non cooptata, non può essere a sua volta cooptato dall’alto, dai cosiddetti “signori feudali”.
     Chi addebita ad altri parentele nei gruppi dirigenti non può accettarle quando gli fanno comodo.
     Il contrasto con la Segreteria Provinciale, per i metodi autoreferenziali e di cooptazione con cui la stessa è nata, l’avremmo gradito e sostenuto nel momento stesso in cui la Ieluzzi ed altri espressero le loro perplessità.
    L’avremmo gradito in dissenso alla solidarietà espressa dalla segreteria provinciale alla dirigenza ASL, quando un intero movimento di cittadinanza attiva a Vieste scendeva in campo a reclamare i propri diritti.
    E avremmo voluto, chi oggi sfera l’attacco, al nostro fianco quando é stato il tempo di difendere il territorio, l’ambiente, la salute, i tanti diritti calpestati, quando agli interessi diffusi ma poveri sono stati anteposti gli interessi privati sempre più privilegiati.
    Dovremmo oggi credere alla convinzione altrui del valore delle nostre proposte e della bontà delle nostre riflessioni. No, oggi è tardi rispetto ad una credibilità politica perduta, oggi è il tempo dell’assunzione delle responsabilità quale condizione indispensabile per riprendere un cammino comune.
L’attacco a testa bassa al quale abbiamo assistito, gli incontri più o meno carbonari dei giorni scorsi nel Gargano nord, a chiedere solidarietà per dimissioni inusuali, servono solo ad alzare steccati, a dividere strade che non si ricongiungeranno più. Com’è già successo a Vieste.
    Leggiamo sempre più spesso un’asincronia evidente tra le tante affermazioni pubbliche, le azioni compiute, i comportamenti tenuti, come il segnale di quel decadimento della politica che alcuni solo a parole vorrebbero combattere e che altri utilizzano come mezzo di lotta interna ai fini del riposizionamento degli incarichi chiave nel partito.
Sono questioni che con tutta evidenza non ci riguardano.
     E’ anche il tempo di augurarsi semplicemente di poter continuare a credere e a vivere nel PD, che a livello provinciale, come abbiamo avuto modo di constatare, è fatto da donne e da uomini che hanno una concezione della politica anche diversa e sicuramente migliore. Con i mezzi e gli strumenti che le organizzazioni politiche offrono, in un contesto all’interno del quale il contributo di ciascuno possa essere sicuramente valorizzato e ritenuto utile.
    Si può ancora rendere questo partito il partito nuovo che abbiamo sognato e, soprattutto, la forza che serve alle nostre comunità e al nostro Paese.
Se invece si continuerà ad intensificare lo scontro per il potere fine a se stesso, risponderemo comunque con le nostre battaglie e il nostro impegno per una società più equa e più giusta.
Dove e come ci sarà consentito.

Michele Eugenio Di Carlo
(Eletto all’assemblea costituente regionale)