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IL “MOSTRO” IN PRIMA PAGINA

Questa volta (e per la prima volta) anche noi abbiamo ceduto alla tentazione di sbattere il “mostro” in prima pagina. Ma se tutti i mostri fossero come quello scelto per offrirgli l’onore della prima, ben vengano, saremo sempre pronti a sbatterli lì dove meritano. Sì, perché il “mostro” cui ci riferiamo è una delle migliori invenzioni che il nostro territorio – nel particolare la municipalità di Vieste nella sua interezza – abbia prodotto negli ultimi tempi. Ultimi per modo di dire, perché sono decenni che non assistiamo alla ideazione di un progetto capace di attivare “in pectoris” un circolo virtuoso di cui si può ben immaginare l’inizio ma non si riesce a concepire la maniera in cui possa terminare, soprattutto sotto l’aspetto temporale. Ciò in quanto se dovesse prendere piede – e lo auguriamo a tutti coloro che ne hanno resa possibile la realizzazione – fra cent’anni si continuerà a parlare dell’evento che si svilupperà nelle giornate del 30 e 31 maggio prossimi.

Un po’ come succede per il Palio di Siena o tutti gli altri Palii che altre aree votate al turismo, e non, hanno saputo mantenere vivi per quel richiamo che coniuga con irrisoria facilità il folklore alla storia. E chi ne ha perso l’abitudine – per pigrizia, poca lungimiranza, apatia, colpevole indifferenza, mancanza di fondi… – si è visto costretto a riprenderli perché fortissimo è sul turista l’impatto delle rievocazioni che riportano ai nostri giorni gli accadimenti di un lontano passato. Accadde per Bari, il suo San Nicola e il corteo storico che richiamava spettatori da ogni parte d’Italia, abbandonato per tanto, troppo tempo, e ripreso anni fa perché se ne avvertiva l’assenza sul piano meramente economico-finanziario e del recupero delle tradizioni, le quali, là dove esistono – e chi non ne ha! – vanno curate, coccolate, tutelate, vezzeggiate.

Vieste ne ha, una in particolare. La strage del 1554, l’eccidio di oltre tremila abitanti il cui sangue, dalla Chianca Amara, gocciolò fino al mare. Ora la lancia sul mercato e se tutto, come ci auguriamo, andrà come deve andare, il suo nome lo scolpirà nei cataloghi dei tour operators e almeno una volta nella vita ci sarà chi sarà mosso dalla curiosità e (ri)comincerà a frequentare questi luoghi, le sue spiagge, le sue “cantine”, le sue “osterie”, i suoi “mangiari”, le sue chiese, i suoi vicoli, la sua civiltà, le sue tradizioni, "fissando" e cristallizzando la propria tradizione con rinnovati e puntuali incontri fatti di ritorni piacevoli e gratificanti all’insegna di quella cultura la cui fame non è mai saziata, e rendendo giustizia a un turismo veramente "sostenibile".

Di tale “mostro” abbiamo dato notizia in contemporanea con questo editoriale e al suo interno ci siamo permessi di inserire una nostra chiosa sgorgata dall’anima di chi vede questo territorio bistrattato da svariate mancanze di umiltà, da variegate pochezze politiche, da animi interessati e circuiti da esecrando edonismo, dal piacere subito e a tutti i costi, dal contingente e non dal preordinato, dall’avere e non dall’essere. Abbiamo più o meno scritto: scusate l’invadenza, ma non ce la facciamo a trattenerci dall’aggiungere “sono questi gli eventi che ci fanno impazzire”.

Che dire ancora: Vieste… ad majora!

Piero Giannini