La pm Digeronimo ha dato il via agli interrogatori. Si rincorrono voci su esponenti della giunta regionale.
Decolla l’indagine sulla sanità pugliese, firmata dalla pm antimafia Desirè Digeronimo. Un mix di notizie e dei nomi di due politici importanti della giunta regionale finiti sotto la lente della magistratura che si rincorrono dalle prime ore di ieri mattina, ma che non trovano conferme: la magistrata Digeronimo che in questi giorni ha dato il via agli interrogatori per far luce sul malaffare della sanità, non ha fatto commenti. Non conferma e neppure smentisce la notizia di due nuove iscrizioni nel registro degli indagati e dei nuovi avvisi di garanzia pronti per essere notificati dai carabinieri. Allo stesso modo i vertici della procura barese dopo l’esplosione dell’inchiesta del pm Scelsi che ha portato ad indagare sulle feste private del presidente del Consiglio con il coinvolgimento dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini, hanno deciso di trincerarsi dietro il muro del silenzio.
Dall’altra parte ci sono i carabinieri e la guardia di finanza delegati ad indagare che negano tutto. Le due inchieste sulla sanità pugliese sono distinte e separate e «mai saranno unificate » si vociferava nei giorni scorsi, anche se c’è chi giura in ambienti giudiziari che le due indagini hanno dei punti di contatto molto evidenti. Quella della pm Digeronimo – emerge da indiscrezioni svelerà intrecci politici, promesse e scambi di favore che coinvolgeranno l’Italia che conta. Tutte indiscrezioni. Almeno per ora. Gli accertamenti al momento vedono coinvolto l’ex assessore Tedesco (si è dimesso a febbraio scorso subito dopo aver saputo di essere finito nel registro degli indagati) sono partiti invece da un’altra indagine che ruota intorno alla gestione degli appalti sui rifiuti ad Altamura, comune della Murgia barese. Nell’inchiesta sono indagate una quindicina di persone tra imprenditori, funzionari regionali e direttori delle Asl pugliesi. Il malaffare – secondo la procura – ruotava intorno all’assessorato di Alberto Tedesco da dove sarebbero partite le ‘indicazioni’ a direttori generali e manager delle aziende sanitarie che in qualche modo dovevano seguire quelle ‘indicazioni’ per non rischiare il loro posto di lavoro.
Lo scopo della lobby sarebbe stato quello di mantenere il potere politico ed economico. Sono stati messi in luce gli ‘strani’ rapporti delle Ausl di Bari, Bat e Taranto con due imprese lucane che offrivano servizi di riabilitazione domiciliare, ‘Cmr’ di Bernalda, in provincia di Matera e il centro ‘Rham’ di Matera. Secondo le indiscrezioni emerse, ci sarebbero inoltre due delibere di affidamento diretto (finite sotto inchiesta) da un milione di euro ciascuno, fatte nel 2008 dalla Asl Bari (direttore generale Lea Cosentino indagata nell’inchiesta) con la Cmr e la Rham. Pare che la società di Barnalda di Diego Rana, offrisse servizi alla Ausl di Taranto (dg Domenico Colasanto) in base ad un contratto di 550mila euro. La Rham, offriva invece servizi riabilitativi per la Bat diretta da Rocco Canosa con un fatturato via via crescente.
Angela Balenzano