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Alla Provincia lo ‘strappo’ di Marinacci

La permanenza o meno dell’Udc in Giunta verrà decisa a settembre. Antonio Pepe non intende modificare la Giunta in base a logiche elettorali e preferenziali. 

 

Lo scoglio dell’ordine del giorno sulla ‘questione Udc’ presentato a Palazzo Dogana da Paolo Agostinacchio é stato superato, ma non senza danni e senza qualche perplessità sulla tenuta politica della maggioranza di Antonio Pepe.
Il dibattito svoltosi in Consiglio ha avuto diversi interventi di buon conio, ma anche brutte cadute di stile, riferimenti personali, nervosismi ed esibizioni di demagogia.
Sul piano politico due cose sono apparse chiarissime: la prima é che il destino degli assessori centristi Vascello e Guerrera e la permanenza in maggioranza dello scudo crociato sono legati a filo doppio alle scelte che il partito di Casini compirà in sede regionale.
Se a settembre-ottobre non ci sarà un ripudio definitivo di qualsiasi ipotesi di alleanza a sinistra, il rimpasto é nelle cose.
La seconda, non meno importante, é che Antonio Pepe non ha alcuna intenzione di cambiare radicalmente la sua Giunta, tanto meno per favorire l’ingresso di portatori d’acqua al servizio dei big del Pdl o della Puglia prima di tutto impegnati nelle prossime consultazioni regionali. Il presidente, che ha accettato la candidatura nel 2008 con la conditio sine qua non di esercitare appieno le sue prerogative anche rispetto ai partiti, non ha cambiato idea, ed é pronto a dimettersi pur di non recedere da questa posizione.
È una posizione comprensibile, la cui possibilità di successo é direttamente collegata ai margini di flessibilità con cui Pepe intende praticarla: una chiusura tetragona a difesa dell’esecutivo potrebbe rivelarsi irragionevole.
Rocco Ruo, il consigliere provinciale di ‘Capitanata prima di tutto’ che ha descritto una Giunta a due velocità, con alcuni assessori che appaiono ‘anestetizzati’ sarà stato anche intempestivo e inopportuno, perchè ha aperto il fianco alle bordate del capogruppo Pd Antonio Prencipe e dell’opposizione, ma coglie uno stato d’animo diffuso tra i consiglieri, e per la verità anche nell’opinione pubblica; non volerlo vedere o volerlo bollare come pura e semplice manifestazione degli appetiti clientelari di questo o di quello é operazione avventata.
Alla Provincia c’é un nodo politico, e se ne rende conto anche l’Udc, i cui esponenti hanno avuto toni piú che concilianti, e c’é una questione aperta sulla qualità dell’azione amministrativa: sciocco confonderla con un atto di lesa maestà.
In ogni caso il dibattito di martedí scorso segna un successo per Paolo Agostinacchio, il piú deciso e tempestivo nel porre un problema che viene da tutti riconosciuto: va dato credito all’esponente della Destra di non aver voluto stravincere, acconsentendo ad unificare il proprio documento con quello similare allestito dal Pdl, dove Domenico Farina e il capogruppo Paolo Mongiello si sono adoperati con successo a recuperare una situazione che si era fatta spinosa.
Silente Pepe, che forse avrebbe fatto meglio ad intervenire in apertura, di anglosassone imparzialità la conduzione del dibattito da parte di Santaniello,
il mattatore della mattinata é stato Nicandro Marinacci: l’esponente udiccino in rotta di collisione con le scelte del partito a livello foggiano ha contestato la legittimità della procedura di sospensione avviata nei suoi confronti e ha ribadito la propria collocazione sotto le insegne dello scudo crociato e a sostegno di Pepe senza contropartite attuali o future.
E quando Pasquale Pellegrino gli ha ricordato le richieste che Marinacci aveva formulato a suo tempo per la presidenza del Consiglio Provinciale, l’ex-parlamentare gli ha replicato strappando platealmente un paio di fogli.
Nessuno ne ha visto il contenuto: si é solo visto che recavano nell’intestazione il simbolo dell’Udc. Un esempio plastico di quel che in politica si chiama ‘uno strappo’

da Foggia & Foggia