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Vendola-bis, ricorso al Tar dai 5 assessori “cacciati”?

Il clima è teso quanto basta: oggi, prima della seduta del consiglio regionale, il presidente Nichi Vendola ha convocato la maggioranza per fare il punto sui mal di pancia generati dal rimpasto in giunta e sull’informativa che terrà all’assemblea legislativa a proposito delle inchieste sulla sanità in corso da parte della Procura di Bari.  Ma, a giudicare dai due resoconti forniti dall’Avvocatura regionale guidata da Nicola Colaianni (le 8 pagine fornite ai gruppi consiliari)le informazioni che la giunta fornirà al consiglio riguardano solo una delle quattro inchieste, quella relativa al presunto giro d’affari che coinvolgerebbe l’ex assessore Alberto Tedesco e alcune Asl che richiedevano prestazioni a centri di riabilitazione extra-regionale. Dell’informativa, invece, sull’indagine interna attorno agli accreditamenti – consegnata lo scorso aprile alla giunta dall’assessore Tommaso Fiore e anche questa al centro delle inchieste della Procura – non vi è traccia nella documentazione consegnata al Consiglio. Non a caso, il centrodestra ha cominciato a soffiare sul fuoco, tenendosi nel cassetto la mozione di sfiducia contro il governo Vendola (rientrata la protesta del Pd, non ci sarebbero i numeri per far cadere la giunta) da utilizzare solo come protesta politica, ma annunciando battaglia sulla mancata informazione del Consiglio. «Il governatore ha informato tutte le istituzioni possibili delle indagini interne della Regione – attacca Rocco Palese, capogruppo Fi-Pd – tranne che l’assemblea legislativa. E’ un fatto gravissimo. Col collega Roberto Ruocco (An) abbiamo sollecitato l’assessore Fiore e io, successivamente, ho formalizzato al presidente della giunta la richiesta di portare in Consiglio tutti i documenti consegnati alla Procura. Questa seduta nasce sotto una brutta stella».
C’è un altro nodo nella vicenda politico-giudiziaria ed è quello del rimpasto. I cinque assessori sostituiti in giunta col rimpasto, infatti, hanno rifiutato di formalizzare le dimissioni richieste loro da Vendola e, per questo, è stato loro notificato il decreto di revoca. Ma nel decreto riguardante Frisullo, Russo, Lomelo, Barbieri e Ostillio (che contestualmente nomina Capone, Amati, Viesti, Stefàno e Terrevoli) non vi sarebbe alcuna motivazione sulla loro sostituzione. Una mancanza facilmente impugnabile dai diretti interessati dinanzi al Tar che potrebbe dare loro ragione: è accaduto di recente a Adriana Poli Bortone, vicesindaco di Lecce, reintegrata insieme ad altri assessori pur in presenza delle motivazioni. In questi giorni i più inviperiti contro il governatore per la sua decisione (Lomelo, Russo e Barbieri) si sono sentiti sul caso e non è escluso che decidano il ricorso, non certo per ottenere la reintegra quanto per costringere Vendola ad esprimere le motivazioni della loro «cacciata», pubblicamente annunciata da un lato con finalità politiche (l’allargamento della coalizione) ma dall’altra con la «questione morale» che ha finito per colpire anche loro. Oggi sarà, probabilmente, anche l’ultimo giorno da consigliere regionale dell’ex assessore Tedesco, chiamato domani – terminate le procedure per l’europarlamento -all’insediamento al Senato come primo dei non eletti al posto di De Castro. Ma sarà anche il giorno dei chiarimenti col Pd, stretto tra – appunto – la questione morale e la vicenda politica del rimpasto e del congresso nazionale. A Roma, i riverberi si sono fatti sentire con la mozione presentata al Senato dal Pd sui comportamenti privati degli esponenti politici. «Sono contento che Gasparri condivida il contenuto della nostra mozione che definisce profetica – incalza Gianrico Carofiglio – sono sicuro, quindi che lui e il suo gruppo la voteranno convinti. Di questo lo ringrazio anticipatamente». «Se vogliono discutere mozioni su questioni etiche al Senato potremmo cominciare da altri testi ed altri temi – replica il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri – ad esempio l’intreccio magistratura-Pd in Puglia, il caso Tedesco, il ruolo di D’Alema e dei suoi seguaci in Puglia, la vecchia inchiesta sull’Albania e l’arruolamento a sinistra dell’allora magistrato Emiliano. E ovviamente l’attacco del sen. Ignazio Marino del Pd al Pd. C’è tanto da discutere e da votare. I senatori Pd non hanno che da scegliere».
BePi Martellotta