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Sanità Puglia / mistero dei doppi incarichi e degli appalti

Una poltrona per due. Due direttori sanitari per la stessa poltrona, due dirigenti nominati per fare lo stesso lavoro, chissà, anche due primari per dividersi la stessa sala operatoria. Quali e quanti doppioni si nascondono nelle Asl pugliesi. Duplicati gli incarichi, raddoppiata la spesa, per avere alla fine metà del «servizio» e della resa. Viaggio nel paradosso sanitario tra situazioni «limite» nelle quali – secondo fonti attendibili – l’inchiesta diretta dal pm antimafia Desirée Digeronimo si sarebbe «imbattuta», verificando le nomine di direttori generali, sanitari e amministrativi oltre che di primari ospedalieri.

 Il teorema che la Dda sta cercando di dimostrare è che sia esistita (e continui a operare) una «cupola» affaristica interna alla pubblica amministrazione, capace di pilotare delibere regionali in materia di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, forniture di beni e servizi alle Asl, appalti nelle aziende ospedaliere pugliesi, accreditamenti di cliniche private e, appunto, gestione delle nomine dei primari e dei direttori generali, sanitari e amministrativi. Un sistema di potere politico-imprenditoriale basato su una serie di rapporti clientelari intessuti – secondo l’ipotesi accusatoria – dall’ex assessore alla sanità Alberto Tedesco e dal suo braccio destro Mario Malcangi.

Un sistema che potrebbe aver trovato la complicità di altri esponenti del mondo politico di centrosinistra in grado di pilotare l’iter di atti e delibere della Regione Puglia, ma anche le scelte delle aziende sanitarie.

Elementi raccolti nel corso della inchiesta inducono gli investigatori a ipotizzare che la presunta «cupola» abbia lottizzato le nomine dei direttori generali delle Ausl pugliesi e quelle di direttori sanitari e amministrativi, producendo in alcuni casi dei doppioni, ossia assegnando la stessa poltrona a due diverse persone. Non si esclude che alcune di queste situazioni siano state generate da ritardi e lungaggini nelle procedure di revoca dei mandati ai precedenti responsabili. Di certo, gli stipendi pagati erano due.

Il «filone» dedicato alle nomine dei primari e dei direttori è sicuramente uno degli aspetti più attuali e scottanti dell’inchiesta.

Le ultime acquisizioni, i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo provinciale di Bari, le hanno fatte negli uffici dell’Assessorato alla sanità della Regione Puglia nei giorni di Ferragosto, mentre tutti si preparavano ad andare in ferie. I militari hanno prelevato atti relativi alla gestione degli «Ospedali Riuniti di Foggia» e documenti che riguarderebbero il direttore generale Tommaso Moretti. Il suo nome non risulta iscritto nel registro degli indagati.

Nel filone foggiano della maxi inchiesta sono confluite, a metà luglio, anche le dichiarazioni dell’ex commissario straordinario dell’Azienda sanitaria locale di Foggia, Donato Troiano, sentito in qualità di «persona informata sui fatti», cioè di potenziale testimone. L’ex commissario dell’Asl di Foggia si dimise lo scorso ottobre e fu sostituito, un mese dopo, da Ruggero Castrignanò, nominato dalla giunta regionale alla guida dell’Asl del capoluogo dauno. Il 21 di luglio è stata la volta del direttore sanitario dell’Asl di Lecce, Franco Sanapo, anche lui ascoltato dalla Digeronimo come «persona informata sui fatti».

Sanapo era stato rimosso dall’incarico ma alla fine del 2008 il Tribunale amministrativo regionale lo ha rimesso al suo posto. L’ultimo a dire la sua, nei primi giorni di agosto, su invito del magistrato antimafia, è stato l’ex direttore generale della Asl di Barletta (incarico dal quale si è dimesso) e dell’Oncologico di Bari, il dottor Maurizio Portaluri, oggi dirigente della radioterapia al «Perrino» di Brindisi.

Le domande che gli investigatori hanno rivolto ai direttori hanno riguardato la delicata «materia» delle nomine dei primari e della attribuzione degli incarichi dirigenziali. Non solo: sotto la lente di ingrandimento della procura antimafia ci sono alcuni concorsi ospedalieri. Coinvolte nella indagine anche strutture ospedaliere private convenzionate. A fine giugno, il magistrato inquirente ha convocato e assunto a sommaria informazione anche monsignor Domenico Laddaga, delegato dal vescovo Mario Paciello alla gestione dell’ente ecclesiastico ospedaliero «Miulli» di Acquaviva.

Da quello che si è saputo Laddaga è stato ascoltato con riferimento a un concorso ospedaliero.

Luca Natile