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Losappio: «Clausola sociale per combattere il lavoro nero»

L’assessore regionale e la legge: “L’imprenditore che vince bandi di Regione e Asl e non rispetta la norma perde i finanziamenti”. «La più avanzata legge sul contrasto al lavoro nero in Italia». Con queste parole l’assessore regionale Michele Losappio presenta il provvedimento che ha ottenuto l’ok dalla giunta pugliese ha approvato ieri il regolamento attuativo dell’articolo 1 della legge 28/06 di contrasto al lavoro non regolare. «Il regolamento, composto da 5 articoli, obbliga la Regione, le Asl e le aziende e società partecipate – spiega Losappio – ad inserire nei propri bandi e avvisi pubblici finalizzati a concedere aiuti, incentivi e benefici economici delle particolari clausole quali l’applicazione integrale da parte del beneficiario del contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore di appartenenza riferito a tutti i dipendenti del beneficiario e per l’intero periodo del finanziamento».
«La violazione accertata di questa clausola sociale – aggiunge – comporta la revoca parziale o totale del finanziamento secondo le modalità indicate. In determinati casi è prevista anche l’esclusione del beneficiario inadempiente da qualsiasi ulteriore beneficio per due anni».
La clausola sociale è obbligatoria anche in caso di subappalto secondo determinate fattispecie; nel caso di violazioni più "leggere" che concernono una quantità di lavoratori inferiore al 50% di quelli occupati nell’esecuzione dell’appalto il regolamento prevede delle penali che vanno dallo 0,4 all’1,2% del corrispettivo.
«Con questo regolamento si applica finalmente – evidenzia Losappio – la parte più significativa di quella legge del novembre 2006 che la Comunità Europea ha premiato come espressione di buone pratiche e la Puglia si presenta come la Regione più determinata a contrastare il lavoro nero, quello irregolare, il precariato ed ogni altra forma di disconoscimento dei contratti sottoscritti. Non accadrà dunque più che imprese e società possano impunemente ricevere i finanziamenti pubblici della Regione e contemporaneamente violare leggi e contratti nel reclutamento della mano d’opera».