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Fare l’avvocato non piace più, all’esame il 30 per cento in meno

Il presidente dell’Ordine: «Questo lavoro non garantisce più redditi stabili, anche da noi c’è la precarietà».

 

Diminuiscono gli aspiranti alla professione. Il calo è da record BARI – La professione d’avvocato non ha più l’appeal di una volta. Al­meno a Bari, città con la vocazione per la toga: basti pensare che la più importante facoltà universitaria è proprio quella di Giurisprudenza. Ma è evidentemente qualcosa si è rotto, lo rivela un dato che lo stesso presidente dell’Ordine degli avvoca­ti, Emanuele Virgintino, definisce «storico»: i candidati che hanno pre­sentato la domanda per accedere al­l’esame forense sono stati 1.920; l’anno scorso gli aspiranti che si ci­mentarono nelle prove scritte furo­no 2.527. Seicento presenze in me­no, all’incirca il 30 per cento, un ca­lo che non si era mai registrato fino ad oggi. Il fascino della toga sembra perde­re colpi. «C’è un chiaro trend in di­scesa – analizza Emanuele Virginti­no, presidente dell’Ordine degli av­vocati di Bari – inutile negarlo. Ma è un segnale importante: significa che la professione forense non è più considerata un’area di parcheg­gio per chi non sa cosa fare». Virgintino non sembra preoccu­pato o dispiaciuto per il minor nu­mero di domande raccolte. «E’ inne­gabile – prosegue – che è in atto una crisi delle professioni, è in particola­re quella dell’avvocatura». Eppure, il lavoro di avvocato è quello tradizionalmente più diffuso a Bari, oggi si contano circa 6.500 iscritti all’ordine, anche se molti non esercitano. Tra poco meno di un mese, il 15, 16 e 17 dicembre al­l’interno della Fiera del Levante, i 1.920 candidati si cimenteranno, co­me deciso dal ministero della Giusti­zia, nelle tre prove scritte. Primo passaggio per l’abilitazione profes­sionale. Che a Bari la professione di avvo­cato sia in crisi è un dato di fatto. La situazione è ben fotografata dai nu­meri: stando al confronto con gli an­ni passati, il numero degli aspiranti avvocati baresi si è ridotto di quasi il 50 per cento nelle ultime quattro sessioni. Nel 2006, gli iscritti alla pri­ma prova furono 2.740, quasi il dop­pio rispetto a quest’anno. Nel 2007 i candidati che si sedettero tra i ban­chi furono 2.681, l’anno scorso 2.527. Fino al calo repentino di quest’anno: 1.920. Mai nel distretto di Bari si era andati sono le duemila unità, per questo si può parlare di «dato storico» e significativo. A cosa è dovuto il minor numero di partecipanti? Le cause sono tante e diverse. Innanzitutto, come ammette il presidente dell’ordine degli avvocati, c’è probabilmente una crisi delle professioni, alla quale non si sottrae la figura dell’avvocato. Nuovi lavori attraggono i giovani baresi. E poi c’è un altro elemento da non sottovalutare: l’esame per accedere alla toga è cambiato, il livello di difficoltà è aumentato. «Questo – dice Virgintino – ha sicuramente scoraggiato quanti si presentavano anche senza essere preparati». Terza possibile motivazione: ancora per un anno, si potrà diventare avvocati senza sostenere alcuna prova recandosi in Spagna (vedi l’articolo in pagina, ndr ). In molti stan­no tentando questa strada, soprat­tutto chi in Italia è stato bocciato 5-6 volte di seguito. L’Ordine degli avvocati «L’avvocatura non è più un’area di parcheggio», commenta il presidente dell’Ordine di Bari. «La realtà – continua Virgintino – è che i ragazzi non si possono più rifugiare in questa professione perché non garantisce redditi stabili come nel recente passato. C’è molta precarie­tà anche nel nostro lavoro e tanta concorrenza». La crisi, quindi, colpisce anche la toga. «Comunque – conclude Virgin­tino – non credo sia un fatto negati­vo che ci siano meno aspiranti avvo­cati ». Le prove I prossimi 15-16 e 17 dicembre, i candidati provenienti dai distretti di Bari, Foggia, Lucera e Trani, dovranno sostenere tre pro­ve scritte, su temi formulati dal mi­nistero della Giustizia: un parere di diritto civile, uno di diritto penale e un atto giudiziario di diritto sostan­ziale e di diritto processuale, su un quesito proposto, a scelta del candi­dato, tra diritto privato, penale e amministrativo.
Vincenzo Damiani