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Vico/ Maratea: “contro di noi una trama sconfessata” oggi su Ondaradio a partire dalle ore 13,22

“Due anni di inferno, dall’arresto all’assoluzione: ifatti(etutto quello che c’è stato dietro…)’: il tema dell’incontro organizzato da Giuseppe Maratea, presso l’auditorium comunale di Vico del Gargano.Maratea si è occupato dell’inchiesta della procura della repubblica di Foggia e del processo presso il tribunale del capoluogo, conclusosi lo scorso dieci novembre, con la sua piena assoluzione, “perchè il fatto non sussiste”.  Insieme a Maratea (assessore alla cultura della comunità montana), nella vi cenda era coinvolto anche il presidente dello stesso ente, Nicola Pinto.I due amministratori dovevano rispondere di concussione per aver “preteso e ottenuto”
– secondo il Pm, Enrico Infante e Giuseppe Gatti – una tangente di ventimila euro dall’ingegnere abruzzese, Gino Verrocchi al fine di agevolare l’iter del progetto di cablaggio che la comunità montana aveva giàfatto proprio. In un auditorium ai limiti della capienza, Maratea ha tracciato quello che è stato il cammino di una tragedia personale: dalle notti insonni trascorse in attesa dell’arrivo dei carabinieri a verificare la sua presenza agli arresti domiciliari disposti dal magistrato, alle lunghe, snervanti giornate vissute in un turbinio di pensieri. Il suo intervento, lucido, minuziosamente dettagliato, tanto da rasentare la pedanteria, ha squarciato i veli di quella che ha definito una diabolica “tràma studiata a tavolino ma che, in sede di dibattimento, ha mostrato tutti i suoi punti deboli.
Il suo racconto parte da quell’11 gennaio di un anno fa quando la polizia lo prelevò da casa per accompagnarlo in procura. Il 17 giugno del 2008, dopo sei
mesi di arresti domiciliari, arriva il provvedimento di scarcerazione, il primo passo verso quella che è stata la prima tappa di un altro, interminabile percorso che s’è concluso lo scorso 10 novembre, cioè,circaun anno e mezzo dopo, con il verdetto di assoluzione, senza se e senza ma, che riconosce la piena innocenza dell’imputato il quale può, così, “continuare a “vivere”, potendo guardare negli occhi i familiari e camminare, a testa alta, anche se quei due anni restano, tanto che, oggi, Maratea fa ancora fatica a capire se quello vissuto è stato solo un brutto sogno e, non purtroppo, una dolorosa pagina della vita di cui si augura che, quanto prima, possa essere, se non proprio cancellata, quanto meno non gravata dal peso di una sofferenza che, indiscutibilmente, non può non aver lasciato ferite che, solo il tempo, dovrà e saprà rimarinare. La ricostruzione della vicenda verrà tramessa a partire dalle ore 13,22 su OndaRadio.