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I chirurghi possono essere volgari. Assolto medico barese

Il bon ton tra i medici non è previsto dalla legge. I camici bianchi, infatti, possono usare i toni volgari, anche conditi da parolacce, quando al telefono rispondono per le rime ai colleghi di altri ospedali che cercano di scaricare un paziente ‘scomodo’. Lo sottolinea la Cassazione che ha assolto un chirurgo pugliese dell’ospedale di Spinazzola, Lionello D., condannato a quattro mesi di reclusione per il rifiuto di atti d’ufficio. Il dottore aveva detto ‘no’ alla richiesta di trasferimento – arrivata in piena notte tra il 26 e il 27 aprile del 2002 dall’ospedale di Minervino Murge – di una signora con coliche biliari. Al medico di Minervino che lo aveva chiamato per chiedere di acconsentire al trasferimento della donna, Lionello D. aveva risposto ‘picchè dicendo «a quest’ora una colica biliare! voi di Minervino la dovete smettere di mandare queste cazzate». Ma non l’aveva passata liscia perchè la Asl di Minervino si era offesa e lo aveva denunciato.

Contro la condanna emessa dalla Corte di Appello di Bari, lo scorso 19 maggio, il chirurgo ha protestato in Cassazione. E i supremi giudici – sentenza 46512 – gli hanno dato ragione rilevando che «il diniego del ricovero non può costituire reato solo perchè caratterizzato da modalità inurbane e volgari: la legge punisce solo il rifiuto indebito di un atto che deve essere compiuto senza ritardo».
«In tema di sanità – prosegue la Cassazione – non tutte le omissioni di ricovero sono reato, solo quelle in cui l’urgenza del ricovero sia effettiva e reale per l’esistente pericolo di danni alla salute della persona».

Scagionando il medico, i supremi giudici osservano che la paziente fu operata solo dodici giorni dopo e che al pronto soccorso di Minervino non avevano provveduto nemmeno a fare gli «elementari accertamenti (ecografia, analisi cliniche ecc.) utili a dare un quadro realistico della situazione in atto».