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Agricoltura, la Regione chiede all’unanimità lo ‘stato di crisi’

Il Consiglio torna a riunirsi oggi sulla legge elettorale.

 

Il Consiglio regionale all’unanimità chiede al Governo nazionale di dichiarare lo stato di crisi agricola e attuare la piattaforma di proposte congiunturali, approvata bipartisanamente da tutte le regioni italiane, traducendola in azioni concrete e adeguatamente finanziate, non solo attraverso le risorse previste nella prossima legge finanziaria dello Stato.

Si è conclusa nel pomeriggio la seduta monotematica dedicata al comparto primario che sconta sì la crisi, ma anche una serie di carenze strutturali tanto che Vendola, al termine della lunga discussione generale alla presenza di una folta delegazione di animosi, speranzosi e in parte delusi coltivatori (per evitare disordini i portici di via Capruzzi erano presidiati da poliziotti e carabinieri), peraltro ricevuti in audizione con Pepe, ha fatto il punto sulle debolezze del sistema dicendo che “la Puglia agricola è Lilliput e la globalizzazione è Gulliver”.

A fare il punto più che esaustivo, 24 pagine fitte di relazione lette in 64 minuti, l’assessore Stefano. Il settore primario in Puglia interessa una superficie di oltre 1,2 milioni di ettari pari al 60% del territorio regionale e ben il 20% della superficie coltivata in Italia ma sconta la piccola dimensione delle imprese (un terzo non supera l’ettaro e il 60% è sotto i due: le piccole in totale sono 245mila), peraltro scarsamente consorziate e con pochi imprenditori giovani. Sotto l’aspetto economico l’agricoltura pugliese realizza una produzione media di 3,5-4 miliardi annui partecipando per circa l’8%

alla formazione della produzione nazionale e contribuendo per più del 6% al pil regionale. La crisi internazionale ha però colpito gli agricoltori che più volte hanno manifestato a Roma e in Puglia (con sit-in e lettere a Zaia, perfino bloccando per giorni statali a Foggia, Bari, Taranto) la difficoltà di sopravvivere tra costi di produzione che aumentano (+3,7%) e prezzi alla vendita che calano.

La Regione ha reagito intensificando i rapporti con Bruxelles, predisponendo un Psr (piano di sviluppo agricolo) che vale 1,6 mld di cui meno di 200 milioni spesi, attivando i distretti agroalimentari di qualità, avviando il marchio ‘Prodotti di Puglia’ e intensificato i controlli contro importazioni irregolari e sofisticazioni, attivando una cabina di regia con la grande distribuzione. Nel prossimo bilancio, che inizierà il giro delle commissioni domani e arriverà in aula il 22 e 23, è previsto uno stanziamento da 40 mln.

Tuttavia, “questa crisi che investe il livello nazionale e europeo – dice Stefano sostenendo che bisogna insistere sulla piattaforma concordata con tutte le Regioni, anche di centrodestra, e su cui non è ancora arrivata una risposta da Roma, dove oggi sarà per sollecitarla – rischia di ammazzare le imprese agricole, rendere difficili i rapporti col sistema bancario e vanificare gli sforzi finora compiuti”.

I due ex assessori Russo (Pd) e Marmo (Pdl) si sono detti concordi nel chiedere un confronto serrato con il ministro e ottenere un condono fiscale. Oggi si torna in aula per discutere, solo a livello generale, della legge elettorale e della soglia di sbarramento. Ogni decisione sarà rinviata a gennaio.