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Consiglio regionale per l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia

All´unanimità passa OdG in aula. Il Consiglio regionale della Puglia considera la devoluzione sociale dei patrimoni sottratti alla mafia tra gli strumenti più efficaci nella lotta alla criminalità organizzata, da qui la richiesta unanime al Parlamento di rivedere l’emendamento alla finanziaria 2010, approvato dal Senato e che prevede la possibilità di vendita dei beni confiscati. E’ passato all’unanimità l’ordine del giorno consiliare, proposto dal centrosinistra e rivisto dall’assessore Minervini d’intesa con i gruppi dell’opposizione. Dopo il confronto in una recente seduta, che ha visto anche toni animati, è stata raggiunta l’intesa su una modifica parziale del testo, con la sostituzione della parte relativa alla richiesta rivolta alle Camere. Il documento condiviso sollecita di riaffermare "il primato del riuso sociale dei beni confiscati, rispetto alle ipotesi di vendita", nel quadro del contrasto alle organizzazioni mafiose e criminali. L’alienazione di un bene sottoposto a confisca giudiziaria può esporsi al rischio, "elevato in tutti i territori ad alta infiltrazione mafiosa", di rientrare nella disponibilità dei procedenti proprietari. E’ orientamento comune nella società civile, al contrario, che gli ingenti patrimoni accumulati con le attività illecite vengano invece sottratti alle "mafie" in maniera certa e definitiva. La preoccupazione espressa dal Consiglio regionale pugliese è che l’introduzione delle possibilità di vendere i beni possa creare incertezza nell’uso dei beni confiscati e indebolire la lotta alla criminalità organizzata. Vanno anche ricordate le esigenze delle associazioni e di quanti sono "quotidianamente impegnati nella lotta alle mafie", che vedono in quei patrimoni la risorsa per sostenere la loro attività. La Puglia esprime quindi l’auspicio che il Parlamento "sappia trovare le modalità con cui sostenere e facilitare la trasformazione dei beni confiscati in segni tangibili di legalità e giustizia", come sia pure faticosamente garantito dalla legge 109/1996, che si chiede peraltro di potenziare, istituendo l’agenzia per i beni confiscati. L’ordine del giorno, sarà trasmesso al presidente della Repubblica, al presidente del Senato, al presidente della Camera e al presidente del Consiglio dei Ministri.