Blasi e non Emiliano avversario del governatore Vendola L’Idv sosterrà il vincitore, l’Udc mai alleato con Nichi.
Lunedì il Pd deciderà come tirarsi fuori dalle secche della candidatura per le elezioni di marzo e a guidare l’assemblea pugliese sarà il coordinatore della segreteria nazionale, Maurizio Migliavacca, inviato da Pierluigi Bersani con un mandato preciso: provare a vincere le regionali e salvare il partito. Alla riunione ci sarà anche il deputato pugliese Massimo D’Alema, che dirà la sua in proposito, ovviamente, ma la tormentata vicenda (di cui si è discusso anche ieri sera, nel «caminetto » convocato per la prima volta da Bersani), inserendosi prepotentemente nella strategia nazionale del Pd, è diventata un «affaire» che travalica i confini regionali.
Così, dopo la conferenza stampa tenuta a Roma mercoledì da Nichi Vendola – e che non è affatto piaciuta per la durezza dei toni usati, per «l’aggressività» espressa contro il Pd – i democratici hanno deciso di «andare a vedere», di fare le primarie, come chiede Vendola. Non sarà Michele Emiliano a sfidare il governatore (la legge regionale gli impedirebbe di candidarsi e non è giudicato opportuno politicamente l’eventuale abbandono del Comune di Bari), ma Sergio Blasi. Sono stati scartati gli altri possibili nomi in base ad un duplice ragionamento: alle primarie del centrosinistra tra Vendola e Francesco Boccia nel 2005 votarono in 80mila; per le primarie congressuali del Pd alle urne sono andati 180mila pugliesi: una cifra importante per portare alla vittoria Blasi, il quale, da segretario regionale (è il secondo ragionamento) dovrebbe tenere unito l’elettorato democratico. Si ritiene, così, di evitare la «trappola» del 2005 quando, durante un pranzo organizzato a Terlizzi la domenica precedente alle primarie, una parte di Ppi e Ds decise di sostenere Vendola contro Boccia.
Il Pd, dunque, pensa di poter battere il leader di Sinistra e libertà e «offrire» agli alleati attuali e futuri un candidato-presidente gradito e forte. L’Italia dei valori ha detto a Bersani di essere pronta a sostenere chi le verrà indicato, «perchè non saremo noi a far perdere il centrosinistra ». Socialisti e Verdi sono pronti ad affiancare il Pd nella strategia della grande alleanza, perché con la legge elettorale regionale, varata durante la precedente legislatura, tornerebbero in consiglio solo con uno dei due schieramenti più forti. L’Udc l’ha già detto e ripetuto: presentateci un candidato in discontinuità con il governo attuale e siamo con voi. Rocco Buttiglione ieri ha precisato: «Non possiamo appoggiare Vendola nemmeno se uscisse vincitore delle primarie. Noi siamo disponibili ad aspettare, ma il Pd deve fare in fretta». Anche perchè il Pdl preme, come dimostra l’ennesimo incontro di Fitto con Casini, il quale ha detto: «Decideremo comunque entro gennaio».
E se alle primarie vincesse Vendola? Il Pd, ovviamente, accetterebbe il verdetto delle urne, «sapendo di perdere», chiosavano ieri alcuni dirigenti, i quali nello scenario inseriscono – senza crederci molto – anche l’ipotesi della scelta di un candidato di coalizione allargata, senza il passaggio delle primarie. Stando così le cose – è il commento di chi conosce bene il governatore – «alla fine per Vendola la soluzione migliore sarebbe una sconfitta alle primarie. Se Blasi, alleato dell’Udc, vincesse le elezioni, Vendola incasserebbe il risultato di aver costretto il Pd alle primarie. Se invece Blasi perdesse a quel punto nessuno potrebbe imputare a Vendola il risultato negativo e lui resterebbe in campo come il riferimento vero e spendibile per la sinistra. E intanto il governatore incassa il sostegno di Giovanna Melandri. La deputata pd in Transatlantico ieri ha annunciato: «Io aiuterò comunque Nichi».
Rosanna Lampugnani