Menu Chiudi

Verso le Regionali 2010/ Il sindaco di Bari: non mi candido alle regionali. Ma nessuno gli crede

È la seconda volta consecutiva che Michele Emiliano usa un consiglio comunale per lanciare messaggi politici. Ma è la prima volta che la maggioranza di centrosinistra non crede alle rassicurazioni offerte dal suo sindaco. E così, nonostante il «tranquilli, non mi candido», la riunione di Consiglio si scioglie per mancanza di numero legale nel bel mezzo delle votazioni sui debiti fuori bilancio: colpa dell’Idv (e vabbè), ma anche di due consiglieri Pd normalmente vicini al sindaco (Fuiano e Maiorano). Non un bel segnale.

Accade infatti che in apertura di Consiglio prenda la parola Michele Emiliano. Ha il volto teso, pronuncia frasi taglienti nei confronti del governatore Nichi Vendola, che non cita mai: «Non ho voglia di salvare chi non vuole essere salvato». Emiliano offre rassicurazioni («Ho voglia di fare il sindaco di Bari, di partecipare a tutte le inaugurazioni delle opere programmate in questi 6 anni di buongoverno»), e chiede rassicurazioni («Invito i consiglieri comunali a riprendere a lavorare con tranquillità»).

Il sindaco liquida come infondate le voci su una sua candidatura alla presidenza della Regione («Non sono una persona che vuole cambiare mestiere») e dice, tra l’altro, che come amministratore Vendola ha fatto «meno bene» di lui. Un discorso chiaro, ma che evidentemente non tocca le corde della maggioranza. Il centrodestra ci va a nozze, e il capo delle opposizioni Ninni Cea spara ad alzo zero: «La invito a dimettersi per il bene della città».

S’arrabbia pure Sinistra e Libertà, e il presidente del consiglio Pasquale Di Rella s’incarta per 20 minuti sulla richiesta di replica di Nicola Laforgia: «Non è questo – dice Laforgia – il luogo per fare dibattiti politici sulla Regione» (il centrodestra applaude). «Emiliano – rincarerà poi la dose il capogruppo sellino, Pierluigi Introna – deve spiegare le sue parole nei confronti di Vendola. Ma sono contento di sentire che non si candida».

In questo clima, è già un miracolo che il Consiglio sia riuscito ad approvare sei delibere. Salta (come annunciato) la discussione sull’Amtab, rinviata al 7 gennaio. Passano due ratifiche su spese per opere pubbliche (torrente Valenzano e Cava di Maso), una variazione di bilancio per il mix di Japigia (in realtà una partita di giro), e due debiti fuori bilancio. Al momento della votazione per un altro debito, l’indennità di occupazione di un immobile di piazza Ferrarese a favore dell’Agenzia del Demanio, il centrodestra abbandona l’aula.

La maggioranza resta con 21 consiglieri, tre in meno del necessario. E quindi l’assemblea si scioglie. Appuntamento stamattina alle 10,30, orario inconsueto per un consiglio comunale, scelto per favorire la discussione sull’Amtab. Si riprenderà dai debiti fuori bilancio (ne mancano altri due), poi andranno affrontate le delibere sull’urbanistica, in primis quella che impedisce la demolizione degli edifici del centro su cui s’è battagliato parecchio nelle scorse settimane. Insomma, non sarà una passeggiata nemmeno stamattina.

MASSIMILIANO SCAGLIARINI