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Regionali in Puglia/ Vendola e Boccia contano gli alleati

«Non ho ancora deciso se andarci». Francesco Boccia, candidato del Pd, è inviperito: ha cercato per 5 giorni Vendola, che si negava, salvo scoprire dai giornali che era Nichi ad aspettarlo (ieri) per un confronto. Il faccia a faccia dovrebbe tenersi oggi, ma tra i due sfidanti del centrosinistra la strada appare ormai segnata. Vendola chiede le primarie, lei le rifiuta. Perché? «Tutti noi del Pd siamo favorevoli alle primarie, ma continuare a utilizzare quella parola primarie come diversivo per salvaguardare rendite politiche è irresponsabile. Oggi in Puglia la risposta da dare è si o no alla nuova coalizione; non rispondere a questa domanda e agitare le primarie significa tramare per far saltare l’alleanza con Casini e Di Pietro. Senza Udc e Idv io non faccio le primarie: ho avuto dal mio partito un mandato a costruire una coalizione e non sono disponibile a fare il capo di un’altra coalizione; su questo non c’è spazio per mediazioni. Chi la pensa in maniera diversa ha il dovere di esprimersi nelle forme garantite dalla Costituzione e cioé andare alle urne di marzo»

Le primarie sono nello statuto del Pd: se l’Udc le rifiuta, perché deve farlo anche il Pd? «Non mi farò utilizzare da nessuno per giochini che ci riporterebbero ad un passato che non ha nulla a che fare con l’alternativa che stiamo costruendo. Qui non si tratta di tornare alla coalizione del 2005, ma di costruirne una nuova. Ho avuto un mandato ben preciso, l’ho rispettato e sono disposto a seguire solo la strada di una nuova coalizione. Tutte le altre strade possono essere interpretate da altri, non da me. Il tempo dei sotterfugi è finito, ora è la fase delle idee sganciate da interessi personali: vediamo chi ci sta».

Che intende dire? «Che è arrivata la stagione della verità, come ampiamente preannunciato anche durante il congresso nazionale del Pd. Se la posizione prevalente nel partito sarà quella delle primarie, onde far saltare la coalizione, una spaccatura sarà inevitabile. Basta osservare i novelli sostenitori delle primarie di questi giorni per capire com’è andata la storia del rapporto tra il Pd e il governo della Regione. Da un lato c’è una scuola di pensiero ancorata al culto della personalità, dall’altro una scuola che ritiene la politica sintesi delle diversità».

Ci parli della prima «Il tempo del culto della personalità per quanto mi riguarda è finito. La sinistra sta pagando gli insegnamenti sbagliati di un moralismo a senso unico, che ha posto nelle parole l’etica comune al di sopra di tutto, ma nei fatti ha privilegiato i diritti e le opportunità di chi era vicino al politico di turno, al principe o ai tanti cavalieri senza macchia e senza paura».

Sarebbe la Regione di Vendola. La seconda scuola? «Quella della politica con la P maiuscola, che costruisce sui programmi l’unione dei tre partiti dell’opposizione parlamentare – Pd, Udc e Idv – attorno ai temi dei lavori, delle piccole imprese, dei diritti e delle famiglie. Nella Regione che ho in mente la Corte dei Conti dovrà sentirsi a casa, perché al Sud la vera rivoluzione culturale ci sarà quando tutti i cittadini avranno le stesse opportunità e gli stessi diritti. Io credo ancora che esista una sinistra popolare che non vive nelle auto blu, tra un benefit e l’altro e tra doppi incarichi, che dice la verità e che ha voglia di costruire nuovi orizzonti».

Che fa, promette anche lei una nuova «rivoluzione gentile»? «Dico solo: vogliamo continuare a parlare di illusioni o di fatti? A confutare le nostre tesi, quando ci confronteremo sul serio, non ci sarà Alba Parietti, ma i fatti, i principi e i valori. Mi auguro che Vendola abbia voglia di appartenere a questa storia».

E se oggi con Nichi non trovate l’accordo? «L’unica cosa seria che possiamo fare è rispettare la Costituzione e candidarci. Fino a quando Pd, Udc e Idv, insieme al centrosinistra pugliese, crederanno nell’alternativa al governo che stiamo mettendo in campo, io sarò candidato. Se Nichi farà altrettanto, alla fine decideranno i pugliesi».

Nichi dice che i pugliesi sono con lui. «Non capisco, allora, tutta questa pressione sul Pd. Mi sembra di avere a che fare con l’unto del Signore, il tribuno del popolo. Io avrei più rispetto a parlare in nome del popolo e parlerei dei fatti. Mentre lui in incrociava gli sguardi dei figli dei lavoratori Eutelia, io scrivevo con quegli operai in presidio e col mio partito a fine dicembre un emendamento per consentire loro di andare avanti dopo 5 mesi senza stipendio. Ho saltato le vacanze per costruire con Blasi una coalizione insieme a partiti che per questi 5 anni sono stati all’opposizione di Vendola. Fatti, non parole».

BEPI MARTELLOTTA