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PD Puglia/ Mazzarano indagato rinuncia alle regionali

Michele Mazzarano non è più il segretario organizzativo del Pd pugliese. Dopo che si è saputo che dietro all’omissis nei verbali di Tarantini c’è il suo nome, il leader politico ha rassegnato le dimissioni dagli incarichi di partito, ha escluso («nel modo più fermo e risoluto») di aver preso soldi da Tarantini ed ha annunciato che rinuncia a candidarsi alle elezioni regionali per le quali è in lista in provincia di Taranto. Ma intanto, la procura di Bari va avanti: Mazzarano sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per verificare se abbia mai ricevuto tangenti. Nel mirino ci sarebbero, in particolare, due telefonate tra il politico e Gianpi. Finora pare che i finanzieri non abbiano trovato riscontri, ma gli approfondimenti sono ancora in corso.

Due, a quanto sembra, gli episodi sospetti. Il primo è l’organizzazione della cena elettorale del 28 marzo 2008 cui partecipò anche Massimo D’Alema. L’altro episodio riguarda l’appalto per l’archivio delle cartelle cliniche alla Asl di Lecce, per il quale è indagato l’imprenditore barese Mimmo Marzocca. Tarantini ha raccontato che dopo la firma del contratto ricevette da Marzocca «70/80.000 euro in varie tranche da 20/25mila euro», soldi a suo dire destinati poi a Frisullo. Ma in due telefonate spunta pure Mazzarano. Il 31 luglio 2008 Tarantini chiama Marzocca e gli dice di essere stato contattato da una persona che voleva incontrare l’imprenditore: «È verosimile – scrive la Finanza – che Tarantini alluda a Mazzarano che lo aveva contattato qualche attimo prima».

Cinque minuti dopo, Tarantini richiama Marzocca e gli chiede di fissare un appuntamento: «Qualche attimo prima di questa telefonata – scrivono i finanzieri – Tarantini è stato chiamato da Mazzarano». Ieri, in una nota, Mazzarano ha espresso «sconcerto» per la pubblicazione della notizia: parla di «gravissima e irresponsabile fuga di notizie in merito a un’accusa non riscontrata dalla stessa magistratura».

Con la rinuncia alla candidatura, decisione presa con «grande sofferenza», Mazzarano spiega di non voler «salvaguardare la mia persona, estranea a qualsivoglia sistema tangentizio, quanto contribuire a mantenere indenne da ogni sospetto il mio partito e l’intero centrosinistra». E secondo l’avvocato di Mazzarano, Gianni Di Cagno, «nono solo lui non ha mai preso tangenti, ma con la rinuncia al suo diritto di elettorato, si crea una gravissima alterazione della competizione elettorale. A differebnza di quanto accaduto a Trani, Michele Mazzarano non chiede nè ispezioni nè punizioni, ma con il suo comportamento invita tutti alla riflessione e alla responsabilità».