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Nuova giunta regionale/ Rissa nel Pd La minoranza accusa Blasi: stalinista

La corrente Area Democratica «non si sente più rappresentata» dal segretario regionale della Puglia.

 

Il Pd contro Nichi Vendola e contro se stesso. Nelle trattative per formare la nuova giunta regionale, i Democratici dapprima reclamano maggiore visibilità nella squadra del governatore. E subito dopo si spaccano rumorosamente sulla delegazione trattante da inviare al negoziato. Ma i mal di pancia sono diffusi. Ce ne sono anche in Sel, la formazione politica guidata da Vendola: stamattina il governatore incontrerà il gruppo dei neo eletti consiglieri regionali. Dopo toccherà all’Idv.
La linea del Pd è stata tracciata nel corso di una segreteria, guidata dal leader Sergio Blasi. I democratici, sostiene il documento finale, esprimono «circa la metà dei consiglieri di maggioranza», dunque chiedono a Vendola una «rappresentanza rispettosa del consenso popolare». Il che significa – ma nessuno ufficialmente indica numeri – almeno sette postazioni, tra assessorati e presidenza del consiglio regionale su un totale di 15 caselle. Vendola gliene assegna cinque (in giunta) e indica il proprio gradimento sugli uscenti Michele Pelillo, Elena Gentile, Loredana Capone, Fabiano Amati e Guglielmo Minervini. La segreteria da parte sua indica la delegazione che dopo l’Ufficio politico di venerdì dovrà incontrare il governatore: Blasi, il presidente del Pd Michele Emiliano, il capogruppo uscente Antonio Maniglio, il dirigente nazionale Enzo Lavarra. Tutti riferibili, a livello nazionale, all’area della maggioranza Bersani-D’Alema. Neanche il tempo di finire la riunione ed esplode l’ira dei franceschiniani. Parla il deputato Gero Grassi: «Blasi come Stalin confonde la maggioranza con il partito e il partito con lo Stato. Area democratica (i franceschiniani, ndr) non si sente più rappresentata da questo segretario. Forse è il caso di sottoporre a primarie la composizione della delegazione. Blasi avrebbe la stessa risposta delle primarie che hanno riconfermato Vendola alla guida del centrosinistra».
Due franceschiniani della segreteria, Rachele Popolizio e Ugo Patroni Griffi, lasciano l’incarico. Perché esplode il conflitto? Secondo fondate interpretazioni Blasi considera Area democratica troppo vicina a Vendola (che ha sostenuto alle Primarie contro il bersaniano Francesco Boccia). Da qui la decisione di escluderla dalla delegazione. «Ed io – ribatte Blasi – cosa avrei dovuto fare? La lottizzazione della delegazione»? «A livello nazionale – replica Grassi – ci sono tre aree: Bersani, Franceschini e Marino. Questa è l’unica che non ha eletto consiglieri, le altre sì: meritano spazio». C’è dell’altro. Forse il fatto che Grassi, apertamente, a Roma si è opposto all’ingresso di Blasi in giunta. E poi anche il ruolo del franceschiniano Minervini, finito nel mirino della maggioranza. È il quinto ed ultimo degli eletti a Bari – si sostiene – non spetterebbe a lui il ruolo di assessore. Blasi ed Emiliano ieri mattina si sono incontrati per discutere del caso Bari. Vediamo. L’uscente Mario Loizzo si è tirato fuori da incarichi di responsabilità per gravosi impegni famigliari. Esclusi gli imprenditori Nicola Canonico e Gerardo Degennaro (entrambi di Emiliano, ma portatori di conflitti di interessi). Restano Minervini e Antonio Decaro, quest’ultimo assessore comunale nella giunta Emiliano. Il sindaco, ovvio, preme per il secondo a scapito di Minervini. Blasi non sarebbe contrario, tanto più che i franceschiniani sarebbero già presenti in giunta con Amati. Vendola ha fatto sapere che non si interesserà di aree interne al Pd. Lo schema di giunta sarebbe il seguente: 5 assessori al Pd, 1 a Puglia per Vendola (Stefàno), 1 all’Idv (Lorenzo Nicastro), 1 alla Sinistra (Maria Campese), 3 dei 4 assessori tecnici uscenti (rischia Viesti, confermati Fiore, Barbanente, Godelli), 2 più la presidenza del consiglio a Sel (in ordine: una donna da individuare, Nicola Fratoianni, Onofrio Introna). Malumore nel gruppo e dai foggiani che avrebbero gradito un ruolo per Arcangelo Sannicandro. Che commenta: «Siamo l’unico partito che non esprime un eletto in giunta: un laboratorio politico, alla rovescia».
Francesco Strippoli