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Gatta e il valore del dissenso: “Basta con il cumulo delle cariche e i baronati”

Leone, i mondi economici e i feudi del Pdl che Giandiego vuole abbattere.

 

Il neo consigliere regionale Giandiego Gatta, il più suffragato di Capitanata, ha recentemente fatto valere il suo ruolo all’interno del Popolo della Libertà, contestando i metodi si selezione della classe dirigente locale. Forte del suo consenso, l’avvocato sipontino si avvia sempre più a delineare i prossimi scenari del centrodestra in provincia. L’Attacco lo ha intervistato.

Consigliere Gatta, lei ha posto il tema decisivo della qualità della composizione dei gruppi
dirigenti del Pdl, al di là del caso Manfredonia.

Dopo di me lo ha posto anche l’onorevole Salvatore Tatarella, che ha parlato di una selezione innaturale.

Sì, un darwinismo all’incontrario, in politica prevalgono i cretini, dice così Carlo Fruttero in un suo vecchio libro “La prevalenza dei cretini”. Crede che in politica faccia carriera chi non vale?

No, non è sempre vero, ma non si può sottacere che spesso le selezioni in politica si attuano attraverso sistemi diversi. E disgraziatamente oggi più che mai in politica vale l’appartenenza a certi baronati. Non appartenere a certi assi, a certe caste, a certi gruppi di potere politico e/o economico può comportare delle penalizzazioni in termini di ascesa e di capacità di affermare le proprie istanze. Spesso sono preclusi canali, anche mediatici, vieni osteggiato, vai incontro ad un pernicioso, dannoso isolamento. Si corre il rischio di essere consacrati vincitori dalle urne e nelle urne, perché si ha il favore del popolo, e poi si incontrano difficoltà nell’affermare le istanze che quel popolo fiducioso ha riposto in te. Essere silenziosi significa essere conniventi e talvolta anche complici ad un certo tipo di sistema ed io ho deciso di non esserlo. Ho affermato in quella nota stampa che dovevo tener fede ad un mandato, ancor prima che politico, morale, assunto con il mio elettorato, che consta di ben l4mila unità. Il primo passaggio è stato felicemente consumato: sono stato il primo degli eletti in Capitanata. Ora bisogna consumare i passaggi successivi.

Quali sono?

Far valere questo nuovo modo di comunicazione all’esterno e all’interno nell’ambito del Popolo della Libertà, dove un certo tipo di dialogo diventa di frequente soltanto esercizio accademico e non si traduce in risultati effettivi. La selezione viene fatta in virtù di logiche romane, correntizie e di bassissimo cabotaggio di questo o quel feudatario.

Feudatari, baronati, grumi di interessi politici ed economici al contempo, lei ha parlato di questo sistema.

Non interessi politici, ma mondi economici, condizionamenti politici e/o economici.

Lei ha fatto espressamente riferimento al ruolo del Vicepresidente della Camera Tonio Leone?

Nello specifico per quel che attiene al commissariamento del Parco ho fatto esplicito riferimento a Leone.

E più in generale? Qual è stato il potere di Torno Leone a Manfredonia in questi anni?
Dovreste chiederlo a lui, non a me. Personalmente non l’ho mai visto al mio fianco. Ho avuto delle difficoltà di interlocuzione, condizionate dal suoi notevolissimi impegni romani, questo è fuor di dubbio, e dalla sua presenza piuttosto rada a Manfredonia, dove io ho la sede principale della mia sfera professionale, personale, dei miei affetti ed interessi. Credo che l’onorevole Leone bene avrebbe fatto ad ascoltarmi e ad avere con me uno scambio di opinione. Non ho avuto alcuna occasione di confronto sul Parco, né l’ho avuta con il Ministro Stefania Prestigiacomo, alla quale ho indirizzato diverse note nei mesi addietro invitandola a venire sul Parco del Gargano affinché potessi esplicitarle i punti di forza e le criticità dell’area protetta, e coinvolgerla nel meccanismo di rilancio del Parco, che anche grazie al mio impegno profuso, si è guadagnato la menzione sul NYT e i riconoscimenti internazionali.

Come interpreta questa assenza?

Non so se interpretarlo come un disinteresse del Ministro nei confronti del Parco. Tra l’altro io sono l’unico eletto di Puglia in Federparchi e anche il presidente di Federparchi in un documento ufficiale ha lamentato la mancata disponibilità della Prestigiacomo ad un incontro e confronto. Lamento che nessuno si sia fatto latore di questa nostra esigenza. I Parchi sono stati interessati da un graduale taglio economico, che si è riverberato sulla loro incisività. Governare in questo modo è stato molto difficile, ma abbiamo espletato tutto quello che potevamo, sono soddisfatto. Certo, avrei potuto fare di più, se mi fossero stati forniti gli strumenti adeguati. Sono una persona che è stata investita di un mandato da l4mila elettori. Devo rispettare l’impegno morale e politico che ho assunto con la popolazione di Capitanata, ossia quella di rappresentare una sensibilità diversa, di una persona disponibile, pronta ad ascoltare. “Chi ti sa ascoltare” è stato il leitmotiv della mia campagna elettorale: quando sai ascoltare, devi essere in grado di parlare e di essere ascoltato. Questo secondo passaggio manca.

Lei intende aprire un fronte interno al Pdl?

Credo di avere iniziato ad aprirlo.

Lei è il primo degli eletti, con l4mila voti: significa che il suo ruolo nel partito assume una rilevanza nuova?

Non sarò più spettatore silente, non voglio essere un gregario, non voglio stare alla ruota di qualcuno. Voglio semplicemente onorare i miei elettori.

Vuole organizzare un’area?

L’area si è auto-organizzata: ho ricevuto in questi ultimi giorni centinaia e centinaia di telefonate, mail, sms, di solidarietà e simpatia. Da quelli più semplicistici, in cui si evidenzia il paradosso che chi vince viene punito, perché molti hanno letto questa mia sostituzione al Parco come una punizione per il risultato conseguito (un delitto di lesa maestà) e la nomina di Pecorella come premiazione a chi ha perduto, a quelli più sostanziali. Tengo a dire che sei o non fossi intervenuto in questa vicenda diverse sacche di elettorato che hanno scelto di votare per il centro destra per la mia presenza sarebbero andate altrove. Oggi molti elettori che non si rispecchiano in questo modo di intendere la politica sanno che nel Pdl c’è chi è disposto a fare il contro canto. Non dobbiamo essere bastian contrari per professione o per vocazione, costituzionalmente votati al dissenso interno, sono contrario a farlo alla Regione. Quando, però, è il caso di far valere il dissenso? Quando non si condividono i metodi.

Senza voler personalizzare, ma come è possibile che ritroviamo la stessa persona prima alle Saline a Margherita, poi al Consorzio Agrario, all’assessorato all’Ambiente? Come funziona? È fisiologico o patologico che il centrodestra a Manfredonia perda da quindici anni con quello scarto?

A Manfredonia il centrodestra non vincerà mai fino a quando non si smetterà di usare queste logiche ante Prima Repubblica. A Manfredonia ci sarebbero centinaia di giovani disponibili ad avvicinarsi alla politica, ma non lo fanno perché gli spazi sono preclusi. Io voglio dare un segnale diverso: mai avrei richiesto per me una riconferma al Parco perché sono contrario al cumulo delle cariche e degli incarichi.

Si può dire che Gatta con Tatarella e con gli altri che ci indicherà lancia un’Opa sul partito?

No, non parliamo di società. Il partito non è una SpA, ma un’associazione di uomini liberi che condividono dei valori e programmi e che discutono e si confrontano perché non ci siano padri padroni.
Mazzone ieri ha parlato e ha espresso solidarietà a Leone: ha parlato di critiche ingenerose e gratuite. Di solito si ricorre a questi due aggettivi quando non si ha nulla da dire. Io avrei preferito che il coordinamento provincia- le trattasse questo tema. Invece nessuno ha inteso parlare.

Quali sono le realtà del Pdl più significative sul territorio?

C’è la realtà di Lucera, ma vene sono un po’ovunque di belle intelligenze in Capitanata, sul Gargano. E possibile che non vi fosse nessuno sul Gargano capace di ricoprire il ruolo di commissario del Parco? E possibile pensare che non vi fosse la possibilità di dare spazio a nuove energie? Si è mai visto che un commissario possa essere sostituito da un altro commissario? Non era più logico che io completassi il trimestre di commissariamento e si trovasse una concordata intesa tra Ministro e Governatore su un altro nome?

Ha parlato con il consigliere Tarquinio, lo ritiene un interlocutore?

È un ottimo consigliere, ne apprezzo le qualità, mi prefiggo di parlargli, ci incontreremo a Bari, discuteremo del partito, anche perché voglio iniziare ad occuparmi del partito. I coordinamenti provinciali, lo ha detto Rocco Palese, che è il nostro capogruppo, devono mettersi in rete con i consiglieri regionali, che sono quelli che conoscono meglio il territorio perché lo hanno girato in lungo e in largo. Mi voglio augurare che si apra questa fase nel coordinamento provinciale.

Nella composizione del nuovo esecutivo a Palazzo Dogana crede che ci sarà spazio per queste sensibilità emergenti, ha già ragionato con Pepe? Con chi sta interloquendo?

No, non gli ho ancora parlato, malo farà a breve. Ragiono con il coordinamento provinciale: spero di avere un rapporto franco con il coordinatore. Mi sarei aspettato una risposta più ampia invece Che quella laconica solidarietà al presidente della Camera al quale è legato da rapporti familiari che lo pongono in una situazione di conflitto di interessi e di affetti in modo molto lato. Manifesta una non-imparzialità. Interloquiscono con consiglieri regionali, ho un rapporto di fiducia costante con l’europarlamentare Salvatore Tatarella, non è un mistero per nessuno. Ho rapporti con il Ministro Matteoli, ma nasceranno altre frequentazioni.

Lei, Leonardo Di Gioia, vi sentite maggioritari? Ci sono le condizioni per un ricambio?

c’è una sensibilità diffusa nella base del partito e presso taluni grandi elettori: io ho sollevato una questione politica. Vi sono alcuni che non vogliono cambiarlo questo partito. Sono contrario al partito degli eletti, ma sono dell’avviso che non si possa prescindere dal risultato elettorale, un partito non può sottrarsi all’obbligo di verificare il consenso dei propri rappresentanti. Sono contro il sistema dei nominati: la prima battaglia seria da farsi è ritornare al voto di preferenza dappertutto.

Dalla parte della conservazione, volendo essere manichei, dicotomici, possiamo inserire Carmelo Morra?

Non ho avuto il piacere di sentirlo. Tarquinio? Lo stesso. Leone? Mi sono espresso sui suoi metodi, Credo di non dover aggiungere altro.

Mentre sul fronte del cambiamento, chi c’è?

Ci sono diversi consiglieri Comunali di Lucera, almeno 4, che vogliono rappresentare il nuovo. Vi sono diversi giovani sul Gargano, veramente capaci, che hanno una grandissima capacità organizzativa, di mobilitazione. Penso a Gaetano Zaffarano, vi sono belle intelligenze dappertutto. Tra i tentativi sono Franco Landella e Paolo Latorre. Vi è una classe generazionale che va dai 30 ai 45 anni che il partito dovrebbe valorizzare.

Se dicono che lei è finiano, dicono bene o no?

Non dicono nulla, io vengo dal partito di Fini che era Alleanza Nazionale. Di Fini condivido tantissime istanze, sensibilità. Ho letto con grande attenzione e ho condiviso il suo libro “Il futuro della libertà” e stiamo discutendo nel nostro gruppo della opzione di Generazione Italia. Salvatore Tatarella vi ha già aderito, io non ho ancora aderito, o perlomeno non ancora, perché mi piace che questo gruppo che condivide tantissimi valori possa fare una scelta unitaria. Io sono amico personale di Gianfranco Fini, è un valore aggiunto per il Pdl, è un grandissimo Presidente della Camera, ha un altissimo profilo istituzionale. Ha avviato un dibattito interno, secondo alcuni non doveva farlo oggi, perché ha sbagliato strategia.

Secondo lei?

Secondo me nel merito ci sono tantissime cose condivisibili, probabilmente la strategia andava più meditata, però Fini ha dimostrato nel corso della sua carriera politica di non aver mai perso un colpo o di averne persi pochissimi. Non era nel suo animo fare una scissione nel partito: ha espresso le ragioni per cui il legittimo esercizio del dissenso è momento di crescita e non di depauperamento delle risorse del Pdl.
Se ci convinciamo di questo, senza trasformare il nostro partito in un movimento anarcoide, allora questo partito sarà determinato a crescere. Se questo partito è una caserma con i generali e i colonnelli a cui dire signor sì, io non ci sto. Ho finito di fare il militare nel 1988 e sono stato ufficiale di fanteria.

Antonella Soccio
L’Attacco