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Manfredonia/ 2000 giovani contro la faida: «I boss via da qui»

Duemila persone hanno sfilato in corteo per dire «no» alla mafia e a qualsiasi forma di violenza e inciviltà che possa mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità dei cittadini.  «Un corteo non imponente ma importante», è stato il commento dell’organizzazione che ha coordinato i preparativi della manifestazione cominciata già qualche giorno fa con gli incontri fra cittadini. La gente ha partecipato a queste riunioni con crescente interesse, «dopo i primi incontri serviti più che altro per far venire fuori le opinioni di ognuno sulla complessità di un fenomeno così allarmante, abbiamo tutti convenuto sull’opportunità di denunciare un’emergenza subdola che minaccia la convivenza civile».

C’erano soprattutto giovani, di ogni colore politico e di differente estrazione sociale e culturale, al corteo che ha visto la partecipazione dei sindaci di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, Angelo Riccardi e Andrea Ciliberti, sfilare per le vie del centro cittadino. Il corteo è partito dal piazzale Galli, nei pressi del tribunale sipontino, ed ha attraversato tutte le vie del centro in un pomeriggio caratterizzato da caldo afoso e con i bagnanti ancora a godersi il sole (un po’ pallido, per la verità) sulla spiaggia.

Per la marcia bianca e silenziosa è stato scelto il bianco per esaltare il colore della purezza in contrapposizione all’oscurità che avvolge le azioni criminose. I manifestanti hanno sfilato in silenzio che a volte riesce a fare molto più rumore di tante chiacchiere o di uno sparo come quelli che i cittadini sipontini hanno udito il 27 e il 30 giugno quando in due analoghi attentati sono caduti sotto il piombo dei killer Michele Romito (figlio del boss Franco ucciso un anno fa) e Leonardo Clemente (affiliato alla famiglia Libergolis).

La marcia silenziosa – è stato ribadito – è solo la prima di una serie di iniziative che si intendono programmare a breve. «Dobbiamo far crescere la cultura della legalità, del rispetto, della giustizia. Continueremo con gli incontri, i dibattiti, il confronto sempre più serrato e coinvolgente per raggiungere l’obiettivo. Tutti noi che siamo qui questa sera ci crediamo e non ci lasceremo impressionare», hanno detto i manifestanti.

Gli incontri di questi giorni che si sono svolti presso il laboratorio urbano culturale «hanno messo in luce – dice Debora – una realtà che non conoscevamo e che intendiamo adesso approfondire con l’arma della denuncia».

Annamaria Vitulano