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E paghi gli interessi per il ritardo

Al solito, le verità sono 2 anche sui certificati di credito, i debiti che la Regione Puglia può pagare entro 20 giorni ai suoi fornitori, non chissà fra quanti mesi, e ne sono già trascorsi troppi. Vendola dice:”Ci siamo organizzati e abbiamo lavorato intensamente con tutte le banche (sono 70) perché potessero fare un passo avanti, assumersi una responsabilità di tipo sociale.  Cioè aiutare le imprese a poter godere di quella liquidità che è necessaria per mandare avanti la baracca”. L’assessore al Bilancio Pelillo ha spiegato perchè la situazione sia insopportabilmente paradossale:”La Puglia è la prima in Italia a fare la certificazione del credito, poiché, pur avendo – ha detto – 3,5 miliardi sul proprio conto corrente, non riesce a pagare i debiti”.*** “Ecco perché ci siamo inventati un percorso snello – ha aggiunto Pelillo – con il quale, a zero burocrazia e a costi molto più bassi di quelli che potrebbe ottenere da solo, l’imprenditore ottiene quello che gli spetta”. Vendola ha completato l’invenzione di Pelillo spiegando: ”Non potevamo stare a guardare passivamente una crisi che può diventare da un momento all’altro catastrofica. Abbiamo ideato qualcosa di inedito, a fronte di norme irrazionali del patto di stabilità interno”. La verità del PdL è ben diversa. Anche da ex assessore al Bilancio per 7 anni, Palese dice che questa decisione poteva essere presa nel gennaio 2009, quando il governo autorizzò la certificazione del credito. Non solo è tardiva. Per Palese “ci vuole anche una buona dose di faccia tosta da parte di Vendola per rivendicare questo merito, anche perché nel febbraio scorso, in piena campagna elettorale la giunta Vendola si dichiarò orgogliosa di aver sforato i vincoli del Patto perché solo così si poteva salvare l’economia pugliese”.*** Palese accusa Vendola di aver venduto la fontana di Trevi, ricordando che “al danno di aver negato per un anno i soldi spettanti alle aziende, si aggiunge la beffa che saranno sempre le aziende a rimetterci, pagando pure gli interessi. Se questa è una buona notizia che Vendola dà alla Puglia figuriamoci quella cattiva”. Per fortuna, le solite 2 verità si contrappongono su un problema risolto. In ogni caso, Vendola e Pelillo hanno il merito di non aver insistito nell’errore, nell’Italia del “nessuno riesce a darsi torto”, tanto più quando rimediare significa ammettere pubblicamente l’errore.*** Ma, acquisito questo merito, il centrosinistra può e deve completarlo con altri 2 interventi. Il 1° è costituito dagli interessi: l’anno di ritardo, indicato indiscutibilmente dalla legge, non può essere a carico delle aziende, tanto meno quando Vendola dice:”Non potevamo stare a guardare passivamente ad una crisi che può diventare catastrofica da un momento all’altro”. Il secondo problema è indicato da altre frasi di Vendola (“abbiamo ideato qualcosa di inedito a fronte di regole irrazionali) e di Pelillo:”Ci siamo inventati questo percorso snello, a burocrazia O e a costi molto più bassi di quelli che l’imprenditore può ottenere da solo”.*** Non basta salvare dalla crisi imprese che non possono esigere crediti regionali e certi. Sono in netta minoranza. Bisogna salvare, sempre più spesso dal fallimento, le imprese che stanno peggio e che le 70 banche, dalla prima all’ultima, hanno abbandonato al loro destino, dopo averle spremute, se non strangolate con interessi da clienti in sofferenza. Senza peraltro mai riconoscere, che la sofferenza è stata causata anche da loro, se non soprattutto. Nell’ imprenditoria pugliese queste imprese sono la maggioranza. E, se le banche, mai in crisi, sono condannate a fare utili, le Regioni hanno il dovere contrario, da compiere prima che le banche diano il colpo di grazia a ciò che resta dell’ imprenditoria dallaquale sono state arricchite. Anzi, anche a ciò che è sopravvissuto al massacro di Equitalia, benchè non sia più catastrofico come quello di un anno fa.*** In particolare deve compierlo la Regione che dice di non poter assistere passivamente ad una situazione che da un momento all’altro può diventare catastrofica e che ha ideato qualcosa di inedito a fronte di norme irrazionali. Peraltro, quelle delle banche lo sono inconfutabilmente, più del patto di stabilità, interno o romano. La stragrande maggioranza delle imprese in sofferenza bancaria può essere salvata, come sanno le banche per prime, a loro volta obbligate da Bankitalia a rispettare altre norme, più irrazionali perché rimaste inalterate, come se questa crisi non fosse la più nera del dopoguerra. Anzi, come se fossimo in tempi normali.*** Il problema delle aziende in sofferenza bancaria è sempre dovuto all’impossibilità di fornire altre garanzie, dopo essere state costretta a darne il triplo. all’ inizio del rapporto e in anni non di crisi nera. Vendola e Pelillo hanno il dovere di ideare o inventare qualcosa, trovando il modo di garantire le banche col multimiliardario patrimonio immobiliare della Regione. Anzi,il centrosinistra delle prime 2 volte alla Regione Puglia ha il dovere di far dimenticare le tasse regionali, imposte da 2 anni, e un altro dovere meno discutibile: la Regione Puglia sta peggio, in indebitamento, di tutte le aziende pugliesi in sofferenza bancaria. Se non salva le aziende, non salverà neppure sé stessa.