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Vieste/ Fratelli scomparsi, il caso va alla Dda

Il fascicolo finisce a Bari: da oggi il pm Gatti affiancherà la collega Pini. Si indaga su rapimento a fini estorsivi ma anche su una possibile “lupara bianca”. Ricerche infruttuose.

 

La mattina della scomparsa di Giovanni e Martino Piscopo, i due fratelli spariti da Vieste dal 18 novembre scorso, qualcuno avrebbe visto due auto di grossa cilindrata sfrecciare a forte velocità proprio sulla provinciale percorsa dai due imprenditori che erano a bordo di un autocarro e dal terzo fratello Giuseppe, che viaggiava su un treruote. I tre fratelli, come ogni mattina, erano diretti in un loro terreno per la raccolta delle olive. Una notizia che, al momento, non trova conferme da parte degli investigatori. Qualche ora dopo la denuncia della scomparsa dei fratelli, a poca distanza da località Monticello, dove è stato trovato il Piaggio Porter di Giovanni e Martino, gli investigatori hanno trovato un’Audi A3 abbandonata e bruciata. Si tratta di una delle due auto viste sfrecciare sulla provinciali? Quelle due auto avrebbero speronato e bloccato il Piaggio Porter condotto dai fratelli Piscopo? Domande che al momento restano ancora senza risposta, così come molte di questo giallo che va avanti da ormai dieci giorni. Una notizia, quella delle due auto viste transitare ad alta velocità sulla provinciale che — se fosse accertata e confermata — potrebbe però aprire un nuovo scenario sulla vicenda e magari dare qualche informazione in più a quello che appare come un puzzle senza alcune tessere. Intanto anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari indagheranno sulla scomparsa di Giovanni e Martino Piscopo. Dal momento che tra le ipotesi al vaglio degli investigatori che indagano sula scomparsa dei due imprenditori turistici c’è anche quella di un caso di «lupara bianca» o di un rapimento a fine estorsivo — reati di competenza della Dda —, il fascicolo sui fratelli Piscopo è stato coassegnato alla procura di Foggia e alla procura dell’antimafia di Bari. Da oggi, dunque, saranno due i magistrati che indagheranno su Vieste: il sostituto procuratore di Foggia Alessandra Pini e il sostituto procuratore della Dda di Bari, Giuseppe Gatti. Un magistrato, quest’ultimo, che conosce molto bene la realtà di Foggia e della provincia poiché, in passato, ha lavorato per molti anni proprio alla procura dauna.
Anche per tutta la giornata di ieri, come per quelle precedenti, sono proseguite le ricerche dei fratelli: il reparto di 30 carabinieri costituito per le ricerche ha nuovamente controllato casolari abbandonati e canaloni delle campagne del Gargano. I sopralluoghi proseguiranno anche per tutta la giornata di oggi. Al lavoro anche il reparto investigativo dei carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Foggia, della compagnia di Vico del Gargano e della tenenza di Vieste. Non esiste ancora una pista ben precisa e delineata: si continua ad indagare a 360 gradi anche se la famiglia è convinta si tratti di un rapimento a fine estorsivo. Un rapimento anomalo poiché i familiari di Piscopo non hanno ricevuto né una lettera, né una richiesta estorsiva.
Per cercare di venire a capo del giallo di Vieste si sta passando al setaccio la famiglia dei due imprenditori. Undici fratelli all’origine: due sorelle da anni vivono in America con le rispettive famiglie, mentre un terzo è morto da alcuni anni. Otto superstiti, dunque, tra fratelli e sorelle. I Piscopo dal 1986 gestiscono il Centro Vacanze «Sfinalicchio», su un terreno che il padre aveva acquistato nel 1965. Una eredità che in passato aveva creato qualche attrito tra i fratelli: uno dei familiari impugnò il testamento del padre, che voleva che tutta l’eredità non fosse divisibile. Una vicenda risolta ormai da alcuni anni tanto che, come l’altra sorella Maria ha ribadito più volte, tra i fratelli non c’erano problemi di alcun tipo al punto che tutti lavorano e vivono insieme. D’estate l’attività è concentrata sul villaggio turistico e sul lido balneare, mentre d’inverno i fratelli Piscopo gestiscono un piccolo allevamento di bestiame, un piccolo allevamento di pesci e l’attività agricola concentrata, soprattutto, nella raccolta delle olive.

Luca Pernice
Corriere del Mezzogiorno