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Luigi Damiani fatica di governare le energie vive di Vico

Il promo cittadino vichese presenterà il Piano urbanistico che la città attende da 36 anni.

 

Il sindaco di Vico del Gargano Luigi Damiani insieme alla sua squadra di governo sta ultimando la redazione del Pug. Sogna di portare sulla costa e nel paesaggio rurale un turismo emancipato
degno di una città riqualificata e rigenerata. L’Attacco lo ha intervistato sui temi dell’urbanistica e sul suo rapporto con la politica.

Sindaco Damiani, il 14 febbraio per il matrimonio tra Daunia e Gargano si celebrerà una festa di 6l Comuni. Perché è così complesso cooperare tra primi cittadini?

Per tanti anni, da cittadino, da operatore turistico, mi sono chiesto perché mai non si riuscisse a cooperare anche tra pochissimi Comuni, ad esempio Vico, Rodi, Peschici, che d’estate potrebbero concertare insieme un minimo di offerta culturale e di intrattenimento. Da amministratore me lo sono posto come primo obiettivo, ma non è facile per una serie di motivi. Anzitutto perché la cooperazione e il dialogo sono molto più predicati che praticati . La ratio è quella di istituire principi di sussidiarietà tra i territori. Con i Sac,Vico, Peschici e Carpino hanno presentato un progetto ambientale molto valido, che interpreta autenticamente la legge è mette insieme la costa, il mare, la foresta, l’oasi agrumaria, il paesaggio agrario. Sono ottimista. Con gli stessi Comuni stiamo creando una associazione come ve ne sono molte in Italia, domani abbiamo una riunione operativa. Sarà uno strumento per partecipare ai piani integrati. Abbiamo aderito al Patto dei sindaci europeo sullo sviluppo sostenibile. Questa associazione ci permetterà di rispondere insieme alle opportunità e alla gestione associata di alcuni servizi, come l’offerta culturale estiva o nell’ottica di alcuni servizi municipali che possono essere erogati insieme.

Ha colto segnali di crescita imprenditoriale, di cambiamento a Vico?

A me sembra di sì. La sensazione che ho io è che ci sia una certa emancipazione. Mi farebbe molto piacere poter pensare di esser riuscito ad elevare la soglia di attenzione e sensibilità anche sul tipo di offerta turistica. Finalmente riusciamo a ragionarci su e a notare che ci sono dei margini di crescita. Spero che questo passo in avanti sia un processo irreversibile: abbiamo cercato, magari non quanto avremmo voluto, di praticare una certa condivisione dei processi. L’occasione della redazione del piano urbanistico, su cui stiamo lavorando alacremente, è un segnale. L’idea è creare un disegno della nostra città.

Pizzicato ha inviato in redazione molte foto sul suo nuovo Bed&Breakfast. Vi sono dei protagonismi emergenti, anche in vista dell’evento del 14febbraio?

Pizzicato è un marchio storico di Vico. Il padre è stato un lavoratore infaticabile, straordinario, fuori dall’ordinario. I figli sono appassionati, amano il loro lavoro: sono giovani e possono avere un eccesso di gioventù, ma ben venga. C’è bisogno anche di spregiudicatezza. Come ci vorrebbe un bravo sindaco giovanissimo.

Riprendiamo il discorso dal progetto di albergo diffuso di Gae Aulenti. Cosa è cambiato dal 2003? Tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del 2000 molti foggiani avevano deciso di recuperare costruzioni del centro storico. Oggi a che punto è quel percorso, perché si è interrotto?

Oggi non credo sia cambiato molto. Il centri storici sono un argomento estremamente delicato: bisogna trovare un buon punto di incontro tra ciò che un centro storico non può più essere e quello che non deve assolutamente essere. Non può più essere autentico con una vita normale perché i temi e le abitudini sono cambiati, non abbiamo più gli asini sotto casa e non deve assolutamente diventare un luogo fasullo, posticcio, omologato, pieno di artigianato africano di Secondigliano né una enorme friggitoria all’aperto. L’equilibrio da ricercare è molto difficile: l’albergo diffuso mi sembrava e mi sembra tutt’oggi un’idea ottima. Gli allora amministratori misero su una società di trasformazione urbana, ma venne meno la consistenza immobiliare. Mi viene rimproverato di non aver continuato il percorso, ma in realtà non trovai nulla da continuare, tant’è vero che due anni fa volli rivitalizzare il centro storico. Organizzammo la rassegna Gargano Village, che unì centro storico, prodotti dell’agricoltura e spettacoli. Io temevo che la rassegna non riuscisse a reggere, ma fui smentito clamorosamente, perché il posto affascinò tantissima gente. La Regione Puglia lanciò il progetto Hospitis e noi aderimmo, fummo l’unico Comune del Gargano e in Capitanata quello con più adesioni, portammo circa 40 immobili, pur con delle remore sulla reale gestione dei fondi. Ma il progetto si è fermato, perché si è fermata la Regione Puglia.

Perché l’iniziativa privata non è decollata?

Con l’albergo diffuso sono passati più il messaggio, il veicolo forte, il prodotto che la reale possibilità di organizzare il progetto. Adesso ripartiamo dalla valorizzazione. Il successo del San Valentino dello scorso anno dimostra che un’utenza nel raggio 100- 150 km può venire a Vico perché si sta bene, è un bel posto nel quale c’è una varietà di paesaggio prezioso, articolato. Molto pregiato.

Sindaco cosa non ha fatto in questo suo mandato? Come spiega le 200 villette hollywoodiane spacciate per rurali?

Quella è una delle cose che non ho fatto e di cui sono anche abbastanza felice , ma non mi posso neanche ascrivere il merito di non aver proseguito in quella direzione, perché la spinta si era esaurita. In una cittadina come la nostra si messo in moto un meccanismo, che con un’interpretazione originale ed estensiva della norma ha permesso di dare un volto nuovo all’edilizia rurale: sono stati presi molti risparmi, dalle rendite finanziarie e passive, e sono stati immessi nel mercato, dando l’opportunità ai cittadini di non creare attività produttive, ma edilizia. Punto primo: c’è oggi un disagio urbanistico. Sono nate tante case rurali come funghi senza un’idea di crescita, ormai compromessa e poco armoniosa. Punto secondo: abbiamo riversato dei risparmi nell’edilizia, che ha dato vita ad una piccola bolla temporanea. Sono nate piccole imprese artigiane, partite Iva, uno sviluppo drogato, frutto di un momento produttivo che non poteva durare. Infatti, caduta l’amministrazione, il commissario Di Bari face un provvedimento di giunta che introdusse paletti molto più restrittivi e nello stesso tempo la Soprintendenza cambiò indirizzo. Oggi, dopo 36 anni di attesa per il Pug, abbiamo il dovere di ricucire la magli aurbana con una pianificazione laddove non esistono neppure le infrastrutture minime. Sono nati dei quartieri, delle lottizzazioni senza criterio. Stiamo prevedendo delle perequazioni urbanistica per recuperare un gap e rimettere in moto il settore edilizio su basi normali, civili. Oggi mi si accusa di aver fermato questo sviluppo, ma esso è regolato da concessioni in alcuni casi ferme, che non sono state ancora ritirate. La situazione è cambiata, c’è contrazione economica.

Si spieghi meglio.

I cittadini hanno uno schema dell’amministrazione semplificata, ma spesso si deve fare i conti con una struttura tecnica dimezzata. Il problema è quello del governo. Spesso non si riesce a distinguere tra il governo e il comando. E difficile governare il cambiamento. Le recenti polemiche e le lettere inviatemi per mezzo stampa dal consigliere Maratea- io voglio bene a Peppino, siamo amici, i suoi francesismi e latinismi da forma diventano anche sostanza, c’è simpatia- rimarcano l’impossibilità a credere e a pensare che uno possa essere interessato anche solo a governare invece che a comandare. Lui richiama la vicenda del comandante: io non mi sono mai preoccupato di quel che non avrei potuto fare, ma di quel che avrei dovuto fare. Se un funzionario può operare in autonomia, non ho nessuna intenzione di intromettermi nel suo lavoro. Maratea lo chiama english style, ma anche “atteggiamento pilatesco”. Ci dovremmo liberare da questa ossessione. Lui lamenta un mancato controllo da parte del politico. Ma io polemicamente potrei ricordargli che sugli interventi delle villone ha sempre rivendicato che era in amministrazione, ma che non c’entrava niente. Ma allora come funziona? Il controllo non dovevi esercitarlo anche tu? Insomma, serve un atteggiamento più pacato, tranquillo. Non voglio dire che non ho responsabilità: avrei potuto gestire meglio alcune situazioni.

Crede che il Gargano sia ancora troppo poco rappresentato in Provincia e in Via Capruzzi?

C’è un deficit di rappresentanza. Mi lascia perplesso che puntualmente a quindici giorni dalla compilazione delle liste venga fuori un’idea di candidatura garganica. La rappresentanza del Gargano va discussa, va preparata prima su 4 o 5 punti importanti con delle convergenze altrimenti si preferisce ripuntare, riappoggiare i punti di riferimento della legislatura precedente. E questo il problema dei partiti oggi. Se il mio partito mi chiama solo ed esclusivamente per discutere di assetti (chi, dove, in che modo, quale mozione) e mai per parlare di sanità, rifiuti, mobilità, per quale motivo dovremmo trovare anche dei consensi? I partiti oggi sono sostituiti da spazi diversi, da associazioni che riempiono il silenzio e il vuoto.

Parliamo del Pug.
Il Pug punta principalmente a coniugare l’autenticità dei nostri posti con le altre zone. Vogliamo cercare di mettere in moto l’ospitalità diffusa sulle direttrici che portano al mare. Rivitalizzare il paesaggio agrario e le case rurali significa aprire, investire in una nuova stagione turistica e questo proposito stiamo facendo un lavoro a mio avviso importante: un censimento puntale di ogni fabbricato del patrimonio rurale. Lo sta facendo il Comune e la società di ingegneria Ecosfera, che si avvale di un ufficio di piano comunale del quale fanno parte 4 giovani tecnici vichesi e mi piace ricordare che uno è il figlio di Filippo Fiorentino. Stanno partecipando alla organizzazione: ogni fabbricato ha una scheda. La descrizione, la storia, i dati tecnici.

Che tipo di popolazione ha Vico? Ci sono circa 8000 abitanti.

A Vico manca una classe di giovani, che non ritenga che rimanere sul Gargano sia un ripiego. Spero che in quest’ultimo anno emergano delle sane ambizioni. Mancano i manutentori del verde, come li chiamo. Non ci sono sufficienti agricoltori. O meglio, qualche giovane che sta decidendo di organizzarsi nel settore agricolo c’è. Stanno nascendo delle cooperative agricole. C’è ad esempio Giuseppe Aguiari, che è stato mio consigliere, delegato alla Cultura e ha gestito anche un gruppo teatrale. Appassionato, curioso, intelligente, ha scelto di fare l’agricoltore e si sta proponendo sul mercato con una cooperativa.

Ha una sua personale mappatura del cambiamento?

E’ questo il mio lavoro quotidiano.

Può fare tre nomi di validi imprenditori turistici vichesi?

Sicuramente Tommaso Ranieri, Tirino Del Conte dell’Hotel Marechiaro, i ragazzi di Pizzicato, i figli di Matteo Damato dell’Hotel Sole e poi abbiamo adesso la novità del 5stelle superior di DeFinis, che ci impone una riqualificazione di San Menaio.

Si ricandiderà, sindaco?
Non lo so. La prima ragione che mi induce a titubare è che ho un milione di libri da leggere e di dischi da ascoltare. Poi amministrare è una grande fatica. Spero ci sia una proposta più fresca, più giovane che non si faccia imbrigliare in logiche di comando.

Antonella Soccio

L’Attacco